19 novembre 2006

A proposito di Internet in Russia

RICERCATORI[1] GOVERNATIVI
Google, Yahoo! e Microsoft collaboreranno con le autorità russe?

Il firewall, a dirla semplicemente, è un censore elettronico. Come molti altri utenti di Internet, anch’io uso il mio firewall per filtrare i documenti provenienti da me e diretti a me. Senza di esso è semplicemente impensabile stare a lungo in Rete senza acchiappare qualche virus. La Cina (ma anche l’Iran, la Turchia, Singapore, l’Arabia Saudita, la Corea del Sud e ancora una trentina di paesi del mondo) utilizza i firewall a livello statale. In questo, come si è chiarito durante recenti sedute del congresso degli USA, li aiutano le più grandi compagnie americane.
Cisco fornisce alla Cina l’armamentario per filtrare il traffico dall’estero. I suoi implacabili concorrenti nell’ambito dei motori di ricerca Internet Yahoo!, Microsoft e Google altrettanto pacificamente[2] hanno acconsentito all’autocensura. Nel Google cinese se chiedete “Tienanmen”, trovate antichi templi e link a siti governativi. In quello inglese – carri armati e fiumi di sangue.
Ma
lautocensura è ancora una bazzecola. In fin dei conti la stessa Yahoo! qualche anno fa dovette togliere dal proprio portale francese i link ai siti con simboli fascisti, a dire il vero, per disposizione di un tribunale. Adesso la stessa Yahoo! ha aiutato la polizia cinese ad arrestare l’attivista Li Ji, che aveva avuto l’imprudenza di esprimere giudizi sulla corruzione delle autorità locali nel forum della compagnia, in conseguenza dei quali è stato condannato a otto anni di reclusione. Il giornalista Shi Tao nel 2004 rivelò alla stampa occidentale il contenuto delle istruzioni del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese sul modo di trattare il 15° anniversario della repressione delle manifestazioni in piazza Tienanmen. Il documento fu inviato tramite la posta elettronica di Yahoo! I servizi segreti cinesi pretesero da questa azienda i dati del proprietario della casella postale e la compagnia americana li fornì. Di conseguenza il giornalista, che non si aspettava una vigliaccheria del genere da una compagnia occidentale cadde in disgrazia per nove anni. Il membro del Congresso Christopher Smith ha definito sconcertante l’operato di Yahoo!: “E’ stato come consegnare Anna Frank ai nazisti”.
Ovviamente le compagnie si giustificano dicendo che sono costrette ad assoggettarsi alla legislazione del paese sul cui territorio esse operano. La tesi fondamentale suona così: “Meglio un’informazione filtrata che nessuna informazione”. Comunque non è un segreto per nessuno che si tratta esclusivamente dell’utenza Internet cinese, 110 milioni di persone (la seconda dopo gli USA). Se non ti pieghi, allora i concorrenti meno coscienziosi occupano il mercato: solo Yahoo! dopo l’acquisto del 40% delle azioni del motore di ricerca cinese Alibaba ha visto aumentare i propri introiti dell’84%.
Il capo della Microsoft Bill Gates mentre si trovava a Lisbona il 1 febbraio in risposta a tutte le accuse ha pronunciato un discorso piuttosto ingenuo sul fatto che un accesso all’informazione si trova sempre, se si vuole. E’ assolutamente vero, solo che qui non si tratta affatto di questo. Inoltre il pathos dei membri del Congresso è considerevolmente smorzato dal fatto, che gli stessi USA riguardo alla censura di Internet si comportano in modo tutt’altro che ideale. Il rappresentante del Ministero degli Esteri Cinese Kuin Gang ha dichiarato mentendo spudoratamente: “Per molti paesi è del tutto normale amministrare Internet secondo la legge e indirizzare il suo sviluppo in modo sano e ordinato. La Cina ha assunto questo modo di fare e lo ho imparato dagli USA e dagli altri paesi del mondo”.
L’organizzazione “Reporters sans frontières”, grazie a cui in buona misura sono iniziate le sedute, ha pubblicato una lista di più di quaranta paesi del mondo in cui in una forma o in un altra esiste la censura in Internet. Il blocco di siti sgraditi è praticato nell’80% di essi (tra questi non ci sono gli USA) e appena un po’ meno (circa il 75%) monitorizza l’attività degli utenti di Internet (la cifra inferiore è dovuta al fatto che con un filtraggio generale questo costoso spionaggio risulta semplicemente inutile). Il monitoraggio e il filtraggio nei luoghi di pubblico accesso è praticato fra gli altri anche negli USA.
Sul territorio degli USA la stessa Google si comporta in modo completamente diverso, visto che nell’estate del 2005 ha respinto la richiesta piuttosto innocua del Ministero della Giustizia di fornire le statistiche riguardanti le richieste da parte degli utenti di Internet in tema di pedo-pornografia. Sia Microsoft sia Yahoo! hanno fornito volentieri queste statistiche, ma alla Google capiscono con chi hanno a che fare: dai loro un dito e si prendono il braccio[3].
Nella lista dei “Reporters” ci sono quasi tutte le più importanti potenze europee (e perfino l’Ucraina), ma non c’è la Russia. Evidentemente si tratta del fatto che da noi finora non è stato registrato ancora un solo caso di seria persecuzione di internauti a causa di materiale pubblicato. Tuttavia la Russia ha tutte le chance di passare di colpo avanti a tutti. Prima di tutto l’abbastanza prevedibile entrata in vigore delle “Norme per la fornitura di servizi per la trasmissione di dati[4]” (progetto di legge del governo della Federazione Russa del 23 gennaio 2006), nonostante gli emendamenti in esse contenuti e le rassicurazioni delle alte cariche, possono portare certamente all’obbligatoria e individuale autorizzazione all’uso di Internet[5]. (Il miglior metodo di profilassi del crimine è mettere tutti in cella in anticipo e tutte le autorità di tutti i tempi non hanno mai avuto il minimo dubbio al riguardo.)
E poi l’8 febbraio durante la 169.a seduta del Consiglio della Federazione[6] Ljudmila Narusova[7] è stata nominata presidente della commissione per la politica dell’informazione. L’affascinante signora Narusova, come è noto, arde di vero odio per tutto ciò che è legato con questo “immondezzaio”, come una volta ha caratterizzato Internet in un intervista alle “Novye Izvestija[8]” (03.06.2004). Certo, dove necessario fa le necessarie correzioni (così per la posta elettronica la censura non è da prevedersi – e grazie tante!), ma nel complesso la sua posizione è essenzialmente quella del grande firewall cinese. Introdurre la registrazione di tutti i blog, le home page[9] e i forum come mezzi d’informazione di massa non è solo ridicolo, ma anche inutile perché questi si sposterebbero semplicemente in zone fuori dalla giurisdizione della Federazione Russa, se già non si trovassero là (Livejournal, ricordiamo, è registrato negli USA).
A parte un filtraggio globale, finora non sono stati semplicemente ideati altri mezzi efficaci per introdurre limiti nella Rete. E a parte tutto, è una questione di budget: la Cina, secondo calcoli indiretti, spende centinaia di milioni di dollari per censurare Internet. Li raggiungeremo e li supereremo[10]?

Jurij REVIČ, osservatore della “Novaja Gazeta[11]
27.02.2006 (traduzione e note di Matteo M.)



[1] Poiskovik in russo può significare sia “ricercatore” sia “motore di ricerca”.

[2] Alla lettera “umilmente”.

[3] In russo suona letteralmente “ci infili il dito e ti mordono fino al gomito”.

[4] Le leggi russe si identificano con il titolo e non con il numero come in Italia.

[5] Un “porto d’Internet”? Qualcosa di orribile, ma forse renderebbe la vita un po’ più difficile a furfanti come il tristemente noto Valentin Michajlin…

[6] La “camera alta” del parlamento russo, formata dalle autorità locali.

[7] Vedova di Anatolij Sobčak (a suo tempo sindaco di San Pietroburgo e uno degli uomini simbolo della perestrojka), rappresentante della repubblica autonoma siberiana di Tuva

[8] “Nuove notizie”, giornale russo che a suo tempo trattò anche la ridicola vicenda dell’“accattone telematico” Valentin Michajlin.

[9] Definite letteralmente domašnie stranički, “paginette domestiche”.

[10] “Raggiungere e superare” (gli USA) era quello che si prefiggeva la propaganda sovietica…

[11] Uno dei pochi organi di stampa indipendenti rimasti in Russia, dalla cui versione telematica (http://2006.novayagazeta.ru/nomer/2006/14n/n14n-s27.shtml) traggo questo articolo.

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