31 ottobre 2010

A proposito di Solženicyn

Natalija Solženicyna: verrà un tiranno? E noi? Noi – come lo accoglieremo?




Evento epocale: “Arcipelago GULAG” è entrato nei programmi scolastici


Nel dicembre 1973 a Parigi fece scalpore la prima pubblicazione dell'epico studio narrativo di Aleksandr Solženicyn. I contemporanei scrissero: “Forse un giorno considereremo la comparsa di “Arcipelago” un segno dell'inizio del crollo del sistema comunista”… “Questo libro potrebbe divenire il libro principale della rinascita nazionale, se al Cremlino sapessero leggerlo”.

La prima cosa si è avverata. E la seconda? In ogni caso, nel settembre 2009 “Arcipelago GULAG” è stato inserito nello standard di istruzione delle scuole russe. Nel gennaio 2011 entrerà nei programmi: con “Prosveščenie[1] è uscito il volume unico “Arcipelago GULAG. Edizione ridotta”. La versione è proprio per le scuole.

Iniziatore dell'introduzione di “Arcipelago” nei programmi scolastici è stato il primo ministro della Federazione Russa Vladimir Putin. Che con questo ha dato anche il miglior contributo alla lotta alla falsificazione della storia nazionale.

Ma l'incontro del primo ministro con N.D. Solženicyna nell'estate 2009, le sue parole: “Dobbiamo studiare e propagandare l'opera di suo marito”, la risposta di Natalija Dmitrievna: “Meglio studiarla”, la decisione di introdurre “Arcipelago” nei programmi non sono stati descritti da tutta la stampa. Così come la prima reazione della nazione – il grido di dolore dei blogger da secondo banco della Runet [2]: “Era poco per noi “Guerra e Pace”?!”

Forse è poco. Dal 1905, quando nei programmi dei ginnasi entrarono Dostoevskij e Tolstoj, abbiamo vissuto un po' di tempo… Attraverso “Guerra e Pace” non lo si può spiegare.

Su come “Arcipelago GULAG” spiega il ХХ secolo e perché è necessario nella scuola del ХХI la “Novaja gazeta” parla con la compilatrice dell'edizione ridotta Natalija Dmitrievna Solženicyna.

Natalija Dmitrievna, ha iniziato davvero molto tempo fa il lavoro su questa versione?

– L'ha iniziato lo stesso Aleksandr Isaevič. Gli amici (in particolare quelli che hanno figli adolescenti) ripetevano: c'è bisogno di un'edizione ridotta di “Arcipelago”. Nelle lingue occidentali questa “versione scolastica” esiste dagli anni '80. “Ma, – dicevano a noi, – c'è bisogno anche di quella russa”.

Aleksandr Isaevič a malincuore fu d'accordo. Tutt'altro che subito. Ma fu d'accordo. Ho un'edizione in tre volumi, su cui annotò le abbreviazioni.

L'autore portò avanti metà del primo volume. Tagliare questo testo gli era estremamente difficile. Alla fin fine mi disse: “Fallo tu!” Ma alla versione ridotta – non a quella adattata, ma proprio alla versione ridotta di “Arcipelago” – sono tornata nel 2009.

L'ampiezza di questa versione è di circa 300 pagine contro le 1200 pagine del testo integrale?

– O circa 22 fogli a stampa dei 96 fogli di “Arcipelago GULAG”. Un ragazzo dell'ultima classe [3] è assolutamente in grado di leggerlo in due-tre giorni.

E' un testo completo: non volevo fare “frammenti”, una crestomazia del “GULAG”. Anche se sarebbe stato semplice: “Arcipelago” pullula di singoli destini e storie. Sono penetranti. Tipiche degli anni '20, '30, '40. Molto comprensibili per la conoscenza di un adolescente.

Ma allora avremmo avuto storie dolorose di singole persone che non avevano avuto fortuna: erano finite sotto la ruota. Ebbene, muoiono anche al fronte… Ma Aleksandr Isaevič non scrisse di questo.

Qui l'essenziale non è nei casi. L'essenziale è nel sistema.

In qualche modo si è affermato che “Arcipelago GULAG” è un libro sulle repressioni staliniane. E su che tiranno e carnefice fosse Stalin. Ma invece “GULAG” è anche su quelli che furono repressi. Perché in ogni violenza ci sono due aspetti: il carnefice e la vittima. E l'esito non è predeterminato: dipende da entrambi.

E dietro la svolta dei destini dei martiri in “Arcipelago GULAG” per tutto il tempo si pone una domanda: c'era qualche alternativa? Nel 1918, nel 1921, nel 1929, nel 1934?

Per tutto il testo va avanti il tema del “non intervento”: nel 1928-1930 vengono processati gli “ingegneri-danneggiatori” con l'approvazione dei lavoratori, nel 1930 verrà anche l'ondata dei lavoratori. Nel 1921 nel silenzio delle campagne vengono presi i rivoltosi antonovcy [4], nel 1929 scorrerà un flusso di contadini “dal buon Ob' [5]”.

E più avanti: “Come poi è divampato nei lager: ma cosa sarebbe successo, se ogni agente operativo, andando a fare un arresto di notte, non fosse stato sicuro se sarebbe tornato vivo o no… Se ai tempi degli incarceramenti di massa, per esempio a Leningrado, quando incarcerarono un quarto della città, la gente non fosse rimasta seduta nelle proprie tane morendo di terrore… ma avesse capito che non aveva nulla da perdere e nei propri ingressi qualche persona avesse teso delle imboscate… Agli organi [6] sarebbero rapidamente mancati gli agenti… e nonostante tutta la sete di sangue di Stalin la maledetta macchina si sarebbe fermata!

Se… Se… Abbiamo semplicemente meritato tutto quello che è successo dopo”.

Un tema scivoloso è anche la “rivolta dei singoli”. Talvolta ebbe anche successo. E di nuovo: “Una società civilmente coraggiosa non avrebbe dato motivo di scrivere… questo libro”.

– Solženicyn per tutto il tempo, togliendo strato su strato, cerca una risposta: cos'era la nostra società? Come si comportavano le persone? Come si comportavano quelli in libertà che sapevano cosa accadeva? Come si comportavano quelli che neanche lo sapevano? Esamina i modelli di comportamento in quegli anni. Va per tutti gli ambiti: con i reclusi, con gli indagati, con chi passa la prova cella-tappa-trasferimento-lager. E in ogni ambito l'esito comunque dipende anche dalla vittima.

Negli ITL [7] degli anni '30 il potere vinceva facilmente: le persone sopravvivevano o non sopravvivevano una per una. Ma quando negli anni '40 giunsero l'ergastolo, la speranza fu tolta del tutto e le persone divennero semplicemente numeri – qui queste divennero anche persone. Unirono le proprie volontà, la propria dignità, la capacità di sopravvivere, il proprio senso di giustizia oppresso fino alla fine.

Questo reagì come una molla. Il quarto di secolo di discesa agli inferi servì per far emergere le rivolte dei lager di Èkibastuz [8], Dubovka [9], Kengir [10] e Vorkuta [11].

…Ma è impossibile condannare persone su cui improvvisamente si abbatté una violenza inimmaginabile. Un tema importante di “Arcipelago GULAG” è l'impreparazione del paese a questo: per mano dei propri fratelli. Quando affondano una chiatta con delle persone sopra, solo affogando nell'acqua fredda vi rendete conto che questo in generale è possibile! Che siate una mercantessa o un ufficiale.

Sì, se affondano la chiatta nel 1918. Ma per i lettori del 2010 il ХХ secolo è nella zona sub-corticale. O nella memoria razionale di chi non è in grado di studiare “GULAG” a scuola. Logicamente l'impreparazione del paese alla violenza è il tema più storico del libro. Ma noi dimentichiamo facilmente. Discutiamo: bisogna ricordare? O temiamo l'ombra di Stalin.

– Anche questo colpisce. I nostri terrori odierni – che questo non torni, che questo non torni… – sono tutti focalizzati solo su questo: ecco che arriva il nuovo Stalin!

…Arriverà, non arriverà. Ma quello che c'era è già da 57 anni nella tomba. E noi – parlanti la stessa lingua, viventi sullo stesso territorio, – noi, grazie a Dio, siamo ancora vivi.

E dobbiamo pensare a noi stessi come partecipanti a questo ipotetico processo e non come a vittime. Ma se verrà – come lo accoglieremo? A cosa siamo pronti? Che lezione abbiamo imparato? Andremo di nuovo senza protestare negli ITL e ognuno penserà solo a se stesso?

Se sarà cosi – di cosa ci lamenteremo?

Dobbiamo pensare non a un'ipotetica venuta di un tiranni, ma a noi stessi. Prepararci. Divenire persone che non si possono prendere di sorpresa.

Ecco il messaggio che Aleksandr Isaevič voleva mandare.

Non solo da parte sua, ma di tutto questo inferno.

– In “Arcipelago”, quarant'anni fa, l'artigliere del fronte Solženicyn, passato per il GULAG, parlò per primo dell'esperienza tedesca della denazificazione – e del Paese dei Soviet.

Nella Germania dell'Ovest nel 1966 sono stati condannati ottantaseimila criminali nazisti.

C'è un enigma che non sta a noi contemporanei sciogliere: perché alla Germania è dato di punire i propri malfattori e alla Russia non è dato? Che razza di percorso mortale avremo se non ci è dato di ripulirci da questo male che marcisce nel nostro corpo?

Tacendo del male - …lo seminiamo e per mille volte spunterà in futuro. Non punendo, neanche deprecando i malfattori… in questo modo strappiamo ogni base di giustizia da sotto le nuove generazioni. …I giovani assumeranno che la bassezza non è mai punita sulla terra, ma porta sempre benessere.

E sarà scomodo e terribile vivere in un tale paese!”

Nel 2010 pare che non si parli dei veterani dello MGB [12], ma già degli incidenti stradali sul viale Leninskij [13]. Di tutta la cronaca di tali assalti: questa si amplia ogni settimana.

Del destino dei prigionieri del 1941 è detto ancora più duramente: “Una Patria che tradisce i propri soldati è davvero una Patria?”. Anche questa è una cosa viva: alle madri dei soldati morti in Cecenia nel 1995 i tribunali del 2010 rifiutano un aumento delle pensioni di 1000 rubli.

E ancora: come hanno distrutto la “solidarietà orizzontale” in Russia.

E questa analisi sociale di Solženicyn è ancora valida. E anche le righe su come si siano saldate la lingua russa e la “lingua degli zèk [14], su come l'esperienza del GULAG imbeva tutta la Russia.

– Oltre a tutto questo, a che serve “Arcipelago GULAG” a scuola? Non perché inizino a leggere e a valutare – dopo qualche decennio! – quelle ingiustizie, quel male, che sono già stati sulla nostra terra. Ma perché impariamo a reagire a quello che accade adesso. E ancora meglio – a prevenire il volgere degli eventi. Non si può lasciare la Storia ai politici perché ci giochino, “rovesciando” sul passato e sul futuro. E non si può farne una “carta stradale” per la strada passata o futura. La storia è solo una macchia su questa carta, dove si annotano i posti pericolosi: burroni, crateri, bivi del destino. Ed è irragionevole schifare questa carta “macchiata”.

Ma la nostra società non è ancora autocritica. Noi vediamo solo in quali condizioni qualcuno ci ha posto. Come agiscono con noi. Ma noi come agiamo? Prendiamo almeno qualche lezione dal passato recente?

Un altro tema del libro, trattato con la scrupolosità di un matematico, è lo sfinimento del popolo e la “selezione negativa”. Iosif Brodskij paragonò “Arcipelago” all'Iliade, asserendo: “Il denominatore comune è il tema della distruzione: in un caso una città, in un altro una nazione”. Questo non schiaccerà la conoscenza di uno scolaro?

– Penso di no. In primo luogo, semplicemente da un punto di vista empirico. Da me, nel 1974, nel pieno degli attacchi, questo libro lo leggevano gli amici a casa: portarlo con se era suicida. Lo leggevamo giorno e notte. E io ricorderò sempre come un lettore di una quarantina d'anni, ingegnere, intelligente, mi restituì “GULAG” dicendo: “Che strano: il libro abbonda di sangue, sudore, lacrime, terrore. Ma io l'ho chiuso con un senso di forza e di luce”. Molti hanno detto parole del genere.

Mi pare che “Arcipelago GULAG” dia la sensazione che dall'ultimo degli inferni ci si possa sollevare. E cosa significa sollevarsi? Probabilmente non che sopravvivo, torno e discuto una tesi di dottorato. Significa che io, come particella di questo popolo, ho un futuro. Anche se non nei propri figli… in quelli di qualcun altro.

Ma “Arcipelago” pone anche una dura barriera alle valutazioni odierne – abbiamo raggiunto questo e quello, siamo divenuti una potenza mondiale, Stalin è un manager di successo!

Ma in queste conversazioni in modo stupefacente, in un modo da analfabeti si valuta solo cosa e in quali periodi è stato raggiunto. E ad ogni manager nel primo corso della facoltà di dirigenza aziendale insegnano ad esaminare un altro fattore – il costo del progetto.

Nel caso di Stalin le perdite non si contano. E le forze del popolo sono state minate in tutto questo.

Prima della Prima Guerra Mondiale sul territorio della Russia viveva più gente che negli USA. Oggi non ci si può proprio paragonare. Ci mancano semplicemente le persone.

Nel XX secolo tutti i nostri popoli sono stati rovinati. In cambio di cosa?

...La casa editrice “Prosveščenie” per l'“edizione scolastica” di “Arcipelago” il notevole artista Jurij Christič. Per età non è molto lontano dai futuri lettori dell'ultima classe. Va in bicicletta, nello zaino sulla schiena ha dei manoscritti.

Jurij Christič ha proposto anche l'immagine della copertina: ecco questa fotografia di Aleksandr Rodčenko. Anno 1933. Canale Mar Bianco-Mar Baltico. Ho sussultato quando ho visto la foto! Questa folla seminuda nella nebbia nevosa, gli scandagli e i picconi che portano, come le picche di un qualche Tempo dei Torbidi [15]. La grossa schiena di un cekista [16] sulla riva sopra di loro. E' solo, ma la folla di persone è docile.

Nella bufera si trascinano nella corrente come in una cerchia dantesca. Scavano con le mani un canale che praticamente non sarà usato. Così come molte “grandi costruzioni”.

…E immaginate, in questa massa incollata ognuno ha un destino. Chi è morto qui, cosa non ha potuto dare al proprio paese mentre grattava la roccia congelata con il piccone?! Senza parlare dei suoi figli non nati.

So che Lei ha “verificato” il manoscritto e gli esperti erano degli insegnanti.

– Sia amici, sia insegnanti che avevano già fatto lezioni su “Arcipelago GULAG” nei loro ginnasi. Gli insegnanti dicevano: nel testo (che io consideravo pronto) ci sono molte cose non chiare per un adolescente. Hanno compilato una lista di 150 punti che bisognava spiegare. Cos'è il “caso di Šachty[17]? Chi è Vera Zasulič [18]? E Trepov [19], Šeškovskij [20], Jagoda [21], Kirov [22], Zoja Kosmodem'janskaja [23]… Ho fatto un dizionarietto di nomi e ho aggiunto qualche nota a piè di pagina.

Sono stati dimenticati Vera, Zoja, Kirov e Trepov? L'intera Russia è nella nebbia.

– Ma che si può fare?! Si può solo chiarire.

P.S. La prima tiratura – 10000 copie – in parte arriverà nelle librerie. In parte – su ordine dei ministeri della Pubblica Istruzione di varie regioni – arriverà nelle biblioteche scolastiche. A partire dal 1973, dalla prima edizione parigina, tutti i diritti d'autore per “Arcipelago GULAG” vanno sul conto del fondo Solženicyn e vengono utilizzati per sostenere i sopravvissuti ai lager e le famiglie dei prigionieri politici. I diritti editoriali per la “versione scolastica” andranno pure a loro.

Oggi il fondo Solženicyn sostiene 2500 ex zèk.

Gli storici lo sanno: nei tempi nuovi proprio un'unica scuola forma l'unità della nazione. L'unità dei suoi valori e della sua mentalità, il suo concetto di se.

Arcipelago GULAG” nello standard federale di istruzione (non liceale, non ginnasiale - comune!) complicherà queste idee? Forse. Ma nella verità.

Ci sarà tutto – sia gli “speroni” [24] per le Solovki [25] e la mai appresa rivolta di Kengir. Ma “Arcipelago” sceglierà da solo a chi piacere. Gli trasmetterà il gene della caparbietà Della sobrietà. Dell'autonomia davanti alla tempesta. Del nitore di una buona e chiara analisi. Della vittoria di una persona sul sistema di “un sesto” [26].

E la cosa importante: nella versione scolastica e nel programma scolastico questo libro può cercare i “suoi” tra tutti gli abitanti 17enni della Russia.

Una grande causa. E' come se avessero varato un rompighiaccio.

Ha conversato
Elena D'jakova
[27]

29.10.2010

[1] “Illuminazione”, casa editrice scolastica.

[2] “Russkij Net” (“Rete Russa”), l'Internet in russo. Il corsivo è mio.

[3] L'undicesima, equivalente alla nostra quarta superiore.

[4] Seguaci del socialista rivoluzionario Aleksandr Stepanovič Antonov. Il corsivo è mio.

[5] Fiume siberiano.

[6] Gli organi del ministero degli Interni, cioè la polizia politica.

[7] Ispravitel'no-Trudovye Lagerja (Lager di Lavoro Correttivo).

[8] Città del Kazakistan nord-occidentale.

[9] Centro abitato della Russia meridionale.

[10] Città del Kazakistan centrale.

[11] Città dell'estremo nord della Russia europea.

[12] Ministerstvo Gosudarstvennoj Bezopasnosti (Ministero della Sicurezza Statale), si legga “polizia politica”.

[13] I moltissimi incidenti, anche con esito mortale, causati impunemente dall'equivalente russo delle nostre “auto blu” o dai mezzi di polizia.

[14] Nome gergale dei prigionieri del GULAG.

[15] L'epoca delle lotte per la successione a Ivan il Terribile, morto senza eredi.

[16] Agente della ČK (Čè-ka nello spelling russo), cioè della Črezvyčajnaja Komissija po bor'be s kontrrevoljucej i sabotažem (Commissione Straordinaria per la lotta alla controrivoluzione e al sabotaggio), la prima polizia politica sovietica.

[17] Processo agli ingegneri delle miniere di Šachty (che fra l'altro significa “miniere”), falsamente accusati di sabotaggio.

[18] Vera Ivanovna Zasulič, marxista “menscevica” che si oppose duramente a Lenin.

[19] Aleksandr Fëdorovič Trepov, politico conservatore e uno dei leader dei “bianchi”.

[20] Stepan Ivanovič Šeškovskij, capo della “Cancelleria Segreta” (ufficio di censura) nel XVIII secolo.

[21] Genrich Grigor'evič Jagoda (vero nome Enoch Geršenovič o Enon Geršonovič Ieguda), ministro degli Interni sotto Stalin, morto in una “purga”.

[22] Sergej Mironovič Kirov, politico sovietico, dopo l'uccisione del quale nel 1934 Stalin scatenò terribili “purghe”.

[23] Zoja Anatol'evna Kosmodem'janskaja, militante comunista uccisa dai nazisti.

[24] Usati come mezzo di tortura.

[25] Nome colloquiale delle isole Soloveckie nel Mar Bianco.

[26] Un sesto delle terre emerse, la superficie dell'URSS.

[27] Elena Aleksandrovna D'jakova, giornalista, scrittrice e poetessa.


http://matteobloggato.blogspot.com/2010/10/nella-russia-putiniana-che-riabilita.html

28 ottobre 2010

A proposito di conflitti caucasici

Chi e perché porta gli arrestati dall'Inguscezia a Vladikavkaz [1]?

27.10.1013:05

Molto di ciò che avviene nel Caucaso in generale e in Inguscezia in particolare è il risultato di azioni non premeditate delle autorità e del comando delle strutture armate.


Queste due, parrebbe, componenti di un'unica branca del potere lavorano in modo del tutto indipendente una dall'altra. Mentre le loro azioni concordate potrebbero risolvere molti dei problemi esistenti.


Uno di questi problemi in Inguscezia è il sequestro da parte degli uomini delle strutture armate di cittadini della repubblica, che chissà perché si ritrovano nei SIZO [1] dell'Ossezia del Nord. Se gli organi per la tutela dell'ordine sono in possesso di informazioni su questa o quella persona che c'è motivo di arrestare, è indispensabile farlo su basi legali. In caso contrario siamo in presenza di indizi di sequestro di persona: degli sconosciuti, minacciando con le armi, irrompono in una casa, se ne vanno in direzione ignota, ecc. E per il fatto che questo sia opera dei servizi segreti non cessa di essere sequestro di persona.


Ancora più scandaloso per la popolazione della repubblica è il fatto di ritrovare questi sequestrati nei carceri di custodia cautelare dell'Ossezia del Nord. E questo mentre i reati, secondo gli inquirenti, sono stati compiuti sul territorio dell'Inguscezia.


Sorge la domanda: perché, sullo sfondo dei problemi irrisolti tra osseti e ingusci portare gli arrestati in Inguscezia a Vladikavkaz ? Davvero in Inguscezia non ci sono SIZO?


Infatti dal punto di vista della fiducia della popolazione nel potere, di cui parlano senza fine i politici di diverso livello, c'è terreno per i malintenzionati per destabilizzare la situazione. Peraltro non capire questo oggi vuol dire non essere al posto giusto.


Come esempio di questo tipo di “arresto” può servire il sequestro (con tutte le caratteristiche indicate dal Codice Penale) del 7 settembre ai danni di Rustam Dzejtov, che I familiari hanno ritrovato solo grazie a un avvocato tre settimane dopo nell'UFSB [3] dell'Inguscezia. Al momento Dzejtov si trova in un IVS [4] dell'Ossezia del Nord, anche se, secondo i dati dell'UFSB, questi aveva commesso il reato (è stato trovato in possesso di una granata) nel villaggio di Èkaževo [5]. Questo è un caso tutt'altro che unico di “trasferimento” di ingusci negli IVS dell'Ossezia del Nord.


Nella propria lettera a nome dell'allora ancora presidente Vladimir Putin (...) il ministro degli Interni russo Rašid Nurgaliev scrive di alcune decine di questi casi. E' interessante che Putin concordi con l'opinione del ministro e sull'indispensabilità di far cessare questo tipo di pratica, tuttavia l'ordine di Putin viene ancora ignorato.


Tale atteggiamento verso gli arrestati in Inguscezia è condizionato dal fatto che la decisione di portare gli arrestati nei carceri di custodia cautelare dell'Ossezia del Nord viene presa dagli inquirenti del gruppo investigativo della Direzione Centrale della Procura Generale del Distretto Federale Meridionale, che si trova a Vladikavkaz.


Certo, in Inguscezia non è sicuro come a Vladikavkaz (anche se negli ultimi tempi pure questo è opinabile), perciò è ben più facile portare un arrestato “sul lavoro” che andare in una qualche Nazran' [6], dove “sa il diavolo cosa può accadere”.


Finché funzionari pigroni come gli inquirenti della Direzione Centrale della Procura Generale di quello che adesso è già il Distretto Federale del Caucaso del Sud violeranno i diritti altrui a vantaggio dei propri interessi, I problemi del Caucaso aumenteranno soltanto.




Ingushetia.Org, http://www.ingushetia.org/ru/news/main/Kto-i-pochemu-uvozit-zaderzhannykh-iz-Ingushetii-vo-Vladikavkaz/


[1] Capitale dell'Ossezia del Nord.

[2] Sledstvennyj IZOljator (Carcere di Custodia Cautelare).

[3] Upravlenie Federal'noj Služby Bezopasnosti (Direzione del Servizio Federale di Sicurezza), in pratica la sede inguscia del principale servizio segreto russo.

[4] Izoljator Vremennogo Soderžanija (Carcere di Detenzione Temporanea).

[5] Villaggio dell'Inguscezia centrale.

[6] Città dell'Inguscezia centrale, ex capitale della repubblica.


http://matteobloggato.blogspot.com/2010/10/come-si-alimentano-i-conflitti.html

27 ottobre 2010

A proposito di Kadyrov (XVIII)

Al capo [1] della Cecenia R. Kadyrov dalla redazione della “Novaja gazeta”




Egregio Ramzan Achmatovič!

E' vero che nell'intervista alla rivista “Newsweek” Lei ha testualmente dichiarato che tutti quelli che criticano il premier Vladimir Putin, che è il Suo idolo, sono Suoi nemici personali?

La Sua dichiarazione ha a che fare con la critica del Primo Ministro da parte della stampa, delle organizzazioni per la difesa dei diritti umani e di una serie di politici nazionali ed esteri?

Punirà questi critici (e a Suo modo di dire – nemici) del Suo idolo con parole benevole o li considererà avversari militari?

Come intende concretamente agire con i concorrenti politici di Vladimir Putin durante la prossima campagna elettorale presidenziale?

Le mie domande sono assolutamente serie, così come le Sue dichiarazioni. Le mie domande hanno un carattere assolutamente pratico: è possibile adesso, per non divenire Suo nemico, criticare l'operato del governo (per esempio sull'innalzamento dell'età pensionabile e l'abolizione della quota statale delle pensioni) o le pensioni in questo caso non possono servire?

Anche la critica degli amici del premier (che si occupano di affari) è inaccettabile per Lei?

Conto di ricevere da Lei delle risposte alle mie domande pratiche per determinare la futura poltica del nostro giornale.

A sua scelta: un'intervista personale o una lettera alla redazione.

Spero sinceramente di avere risposta da Lei e non dal Suo stalliere.

Il direttore della
“Novaja gazeta”

Dmitrij Muratov

26.10.2010, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2010/120/03.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Ramzan Kadyrov ha rinunciato al titolo di “presidente” per divenire “capo della repubblica” perché solo il presidente della Federazione Russa dovrebbe avere questo titolo.


http://matteobloggato.blogspot.com/2010/10/caro-si-fa-per-dire-ramzan-ti-scrivo.html

25 ottobre 2010

A proposito di manifestazioni (II)

Una rara chance




In piazza Puškin [1] hanno mandato via Putin


Sabato in piazza Puškin a Mosca hanno chiesto le dimissioni di Putin. Stranamente questa manifestazione si è svolta con il consenso delle autorità.

L'ha condotta il “Comitato delle cinque richieste” di recente formazione. Di questo fanno parte i membri di molti movimenti politici russi – il “Fronte di Sinistra” [2], il “Consiglio Moscovita” [3], la “Nazione della libertà” [4], “Difesa” [5], la “Società dei secchielli blu” [6], il “Fronte civico unito” [7], “Solidarietà” [8], il movimento socialista “Avanti”. Del suo comitato organizzativo fanno parte Garri Kasparov, Il'ja Jašin [9], Lev Ponomarëv [10], Sergej Udal'cov [11] e altri. “Noi annunciamo queste cinque richieste e andremo in strada finché non saranno esaudite!” – ha dichiarato al microfono Dmitrij Georgievskij, membro del consiglio politico della sezione moscovita di “Solidarietà”. Ciascuna richiesta era scritta su cartelli visibili al di sopra della folla: dimissioni del governo e in primis di Putin, scioglimento dell'Assemblea Legislativa, elezioni libere e concorrenziali, rinnovamento radicale dell'organico della polizia e dei servizi segreti e bilancio trasparente.

In generale sulla piazza sventolavano molte bandiere. “Qui si sono riunite persone di opinioni diverse – di destra, di sinistra… Ma ci unisce tutti il fatto che interveniamo per avere libere elezioni!” – ha dichiarato Il'ja Jašin. “Il potere ama dire che non ha concorrenti e che Putin non ha alternative. Ma se “Russia Unita” ha l'appoggio di tutto il popolo, perché ci teme tanto?! – ha proseguito. – Guardate, si separa dal proprio popolo con un esercito di sbirri e guardie!” Effettivamente di poliziotti ce n'erano molti – i cellulari della polizia stavano intorno alla piazza chiudendola quasi del tutto.

“Solo il nostro numero ci aiuterà ad abbattere questo mostruoso regime, perché siamo per una protesta non violenta”, – così ha sostenuto il tema il politico Garri Kasparov. Dell'efficacia delle proteste di strada ha parlato anche Konstantin Jankauskas di “Solidarietà”, ricordando che qualche giorno prima in piazza Puškin avevano iniziato una ristrutturazione e avevano perfino circondato il suo territorio di blocchi di cemento, ma grazie alle proteste dei cittadini i blocchi sono stati portati via e i lavori sono stati sospesi.

L'attivista del movimento socialista “Avanti” Daniil Poltorackij ha sottolineato: perché avvengano veri cambiamenti, Putin deve andarsene non solo come figura politica, ma come personificazione di tutto il regime. “Chiediamo una rottura radicale con questo sistema!” – ha gridato dal palco.

L'attivista per i diritti umani Lev Ponomarëv ha notato che proprio sotto il regime di Putin in Russia sono riapparsi i prigionieri politici. E la cantautrice Natella Boltjanskaja ha cantato dello “gnomo” che da un giro di vite al paese.

“Chi non ha ancora mandato via Putin? Avete una rara possibilità!” – ha dichiarato allo stand dei metal detector il leader del “Comitato per le azioni antimilitariste” [12] Michail Kriger. Qui si poteva mettere una firma per mandare via il premier. La gente sorrideva, alcuni si iscrivevano, ma non si è osservato un grande affollamento. In generale i manifestanti si sono comportati freddamente: non tutti sostenevano gli slogan degli intervenuti. A nessuno degli oratori, neanche all'eloquente Il'ja Jašin e a Evgenija Čirikova [13], accolta da esclamazioni di approvazione, non è riuscito a indurre la folla a scandire qualcosa. In piazza Puškin si sono riunite circa 800 persone, principalmente di mezz'età e pensionate. Peraltro segni con simboli di partiti giravano bene. E alle spalle della gente davanti al cinema “Puškinskij” [14] c'era un bel cartello – la pubblicità del nuovo film “La città dei ladri” [15]. “Molto azzeccato – ancora sul potere”, – ha detto scherzando uno degli intervenuti.

Natalija Zotova


25.10.2010, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2010/119/08.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Piazza nel centro di Mosca.

[2] Movimento di sinistra radicale.

[3] Organizzazione eterogenea di opposizione.

[4] Organizzazione di stampo liberale.

[5] Movimento giovanile di opposizione.

[6] Gruppo di protesta contro gli abusi delle auto dotate di sirena, i cui membri manifestano mettendo secchielli blu (a mo' di sirena) sui tetti delle proprie auto o anche mettendoseli in testa.

[7] Movimento eterogeneo di opposizione.

[8] Movimento di opposizione ispirato a Solidarność.

[9] Il'ja Valer'evič Jašin, uno dei leader di “Solidarietà”.

[10] Lev Aleksandrovič Ponomarëv, uno dei leader di “Solidarietà”.

[11] Sergej Stanislavovič Udal'cov, uno dei leader del “Fronte di Sinistra”.

[12] Movimento antimilitarista per i diritti umani.

[13] Evgenija Sergeevna Čirikova, leader del movimento “Difesa ecologica della regione di Mosca”.

[14] “Di (piazza) Puškin”.

[15] Titolo russo del film “The Town” con Ben Affleck.


http://matteobloggato.blogspot.com/2010/10/mosca-si-manifesta-liberamente-contro.html

24 ottobre 2010

A proposito di Dubrovka (II)

Il memorandum Moskalenko




Il “Nord-Ost” alla Corte di Strasburgo: ci sono voluti otto anni alla Russia per rinunciare al principio “non facciamo trattative con i terroristi”


Il 23 ottobre 2002 nel Centro Teatrale di Dubrovka andava in scena il primo musical russo, “Nord-Est” [1]. Nella sala c'erano più di 900 persone. Quasi tutte si trovarono in ostaggio di quaranta terroristi ceceni, che senza ostacolo misero in atto uno dei maggiori atti terroristici nella storia della Russia.

Nella notte tra il 25 e il 26 ottobre fu presa la decisione di compiere un blitz. E' noto che del quartier generale facevano parte il vice-capo dello FSB [2], il generale Viktor Proničev e il capo dell'amministrazione presidenziale Aleksandr Vološin. Dal quartier generale giunse l'ordine di compiere un blitz con i reparti del CSN [3] dello FSB, che era comandato dal secondo vice-capo dello FSB, il generale Aleksandr Tichonov.

L'operazione di forza cominciò con l'immissione di gas dal sistema di ventilazione. Ancora non è nota l'ora precisa in cui il gas cominciò ad entrare nella sala con gli ostaggi. La formula del gas stesso è tenuta ancora segreta. E' noto che il gas era composto di sonniferi pesanti a base di Fentanil (viene usato in campo medico per le anestesie). E' noto anche che, se usata in breve tempo e in sovradosaggio, questa sostanza ha un esito letale ed è particolarmente pericoloso per persone che si trovano sedute.

Non è nota l'ora precisa di inizio dell'operazione di forza per l'eliminazione dei terroristi. Parte degli agenti del CSN dello FSB penetrò nella sala attraverso un gay club che era aperto nel territorio del centro teatrale. Dalle videocamere è stata registrata solo la comparsa degli uomini dei corpi speciali nel foyer del centro teatrale alle 6.22 di mattina. E' noto che durante il blitz anche gli uomini dei corpi speciali rimasero intossicati, tuttavia nessuno di loro è morto per effetto del gas.

E' noto anche che i terroristi con almeno venti minuti di anticipo notarono l'immissione del gas e la identificarono come tentativo di blitz, ma non fecero esplodere gli ordigni esplosivi e le cinture degli shahid [4] e neanche ci furono tentativi di fucilazione di massa degli ostaggi. Gli ostaggi videro che alcuni terroristi (le šachidki [5]) perdevano conoscenza per effetto del gas.

In conseguenza dell'operazione speciale tutti i terroristi, perfino quelli che si trovavano in stato di incoscienza, furono fucilati (fra l'altro con un colpo di grazia [6] alla testa).

Il quartier generale progettò l'operazione speciale per l'eliminazione dei terroristi fin nei minimi dettagli. Il quartier generale non aveva un piano per il salvataggio degli ostaggi. Morirono 129 persone.

Le autorità definirono il blitz del Centro Teatrale di Dubrovka “un'operazione brillante”. Le indagini per il procedimento penale sul “Nord-Ost” stabilirono che la morte degli ostaggi avvenne in conseguenza di una combinazione di molti fattori, in primo luogo per le malattie croniche degli ostaggi stessi, aggravatesi in conseguenza della disidratazione, della mancanza di cibo e dello stress. L'operazione di salvataggio fu riconosciuta efficace, nonostante che nei materiali del caso sia stata registrata la mancata fornitura di qualsiasi aiuto a 73 dei 129 ostaggi morti. Senza richiedere (tutto l'archivio dello FSB sul “Nord-Ost” fu distrutto subito dopo l'operazione speciale) e senza studiare i dati sulla composizione del gas e sul suo effetto sull'uomo, gli inquirenti fecero una conclusione definitiva: il gas non era la causa di morte dei 129 ostaggi.

Dopo il “Nord-Ost” in forza di ordini segreti del presidente Putin furono premiati degli uomini delle strutture armate. Tra questi divennero Eroi della Russia il generale dello FSB Proničev, il generale dello FSB Tichonov e anche il non identificato creatore della formula chimica del gas non identificato, pure agente dello FSB.

Gli ex ostaggi e i parenti dei morti crearono l'organizzazione “Nord-Ost” e trovarono degli avvocati. Gli interessi di un gruppo di quelli del “Nord-Ost” sono rappresentati da Karinna Moskalenko e Ol'ga Michajlova, quelli di un altro da Igor' Trunov e Ljudmila Ajvar.

All'inizio del 2003, dopo aver ricevuto la disposizione sul rifiuto di aprire un procedimento penale contro i membri del quartier generale, i soccorritori e i medici e aver fatto appello contro di loro nei tribunali russi, gli istanti di Moskalenko e Michajlova decisero di rivolgersi alla Corte Europea.

La stessa decisione fu presa nell'agosto 2003 anche dai 57 istanti di Igor' Trunov e Ljudmila Ajvar. Fino a quel momento Trunov e Ajvar avevano cercato senza particolare successo di ottenere in tribunale dal governo della Federazione Russa e dalle autorità di Mosca un risarcimento soddisfacente per gli ex ostaggi e i familiari dei morti.

Il procedimento penale per il “Nord-Ost” per molto tempo è stato portato avanti praticamente in orgogliosa solitudine dall'inquirente Kol'čuk. Il procedimento non è mai giunto comunque a un tribunale russo. L'inchiesta non ha trovato un solo colpevole della morte degli ostaggi (tranne i terroristi uccisi).

Fino al 2007 la Corte Europea ha mantenuto il silenzio. Nel 2007 fu esaminata la denuncia di Igor' Trunov. Peraltro la stessa Corte Europea propose agli istanti di Trunov di presentare istanza per la violazione degli articoli 2 e 3 della Convenzione Europea. Questi articoli sono considerati i più “pesanti” alla Corte di Strasburgo. La Corte di Strasburgo, ricorda, esamina le istanze sulle violazioni dei diritti dei propri cittadini da parte DELLO STATO [7]. In questo caso la Corte Europea già nelle fasi iniziali ha visto nel caso del “Nord-Ost” indizi di violazione da parte dello stato del diritto più importante – il diritto alla vita.

Per il governo della Federazione Russa, che da una parte ha usato i grandi atti terroristici per motivare riforme antidemocratiche (introduzione della censura, abolizione delle elezioni, inasprimento legislativo), dall'altro non ha indagato un solo atto terroristico come quello del “Nord-Ost”, la reazione della Corte Europea alla denuncia di Trunov fu un primo avvertimento.

Il secondo avvertimento è stato il collegamento alla denuncia preparato dal centro di Karinna Moskalenko. In qualità di terzi Karinna Moskalenko ha coinvolto esperti internazionali nell'ambito dell'applicazione delle leggi antiterroristiche. Moskalenko partiva da una semplice premessa: gli atti terroristici non sono una disgrazia solo della Russia, anche altri paesi si sono scontrati con la pratica della presa di ostaggi. La tendenza mondiale in questa sfera è questa: l'uso della forza in simili situazioni dev'essere rigidamente motivato dal concetto di “estrema necessità”, regolamentato dalla legislazione nazionale (in mancanza della quale bisogna guardare alle norme e alla pratica internazionali). Importante! In tali situazioni non si possono rifiutare le trattative con i terroristi né introdurre questo principio nella legge non scritta.

E' ben noto che noi non conduciamo trattative con i terroristi. Questo è il principio proclamato da Putin. Questo stabilisce in modo molto discutibile le priorità dello stato – è più importante uccidere i terroristi e non salvare le persone. In questo modo ogni ostaggio cade a fronte della difesa della Costituzione.

Quanto è legale il “principio di Putin”?

Questa è la domanda principale che pone alla Corte Europea il caso del “Nord-Ost”.

La formula del gas e chi precisamente dette l'ordine del blitz sono domande concrete su un atto terroristico concreto. E' già assolutamente chiaro che il governo russo non considera assolutamente possibile togliere il segreto da questi dati.

A Beslan non ci fu gas e non ci furono le sue conseguenze, ma rimase lo stesso principio. Riprodotto in forma ancora più pesante.

E adesso la questione della legalità del principio stesso è venuto fuori in tutta evidenza.

Impedire alla Corte Europea di rispondere a questa domanda non è tra le competenze del governo russo.

Ai primi di novembre di quest'anno finirà l'ultima – competitiva – tappa dell'esame della denuncia sul “Nord-Ost” e la Corte Europea giungerà a scrivere la sentenza.

Da aprile (momento del riconoscimento della denuncia sul “Nord-Ost” come da accogliersi) la Corte Europea è divenuta mediatrice del dialogo che finalmente ha luogo tra le vittime del “Nord-Ost” e il governo russo. Questo dialogo è scritto, è uno scambio di risposte a 58 domande eccezionalmente dure che Strasburgo ha posto alle parti in causa. Gli istanti, cioè le parti lese, hanno risposto a queste con la massima meticolosità. Il governo russo è sfuggito alla maggior parte delle domande dirette.

Purtroppo gli istanti e i loro avvocati non possono rendere note le domande di Strasburgo, poiché su richiesta del governo russo la Corte Europea ha introdotto un regime di riservatezza – una misura senza precedenti per la Corte Europea per i Diritti Umani.

Ma il fatto che il governo russo abbia rinunciato essenzialmente al rigido principio “non conduciamo trattative con i terroristi” non rientra nel regime di riservatezza.

E il governo russo ha effettivamente “fatto un rifiuto”. Questo è successo dopo che è stato approvato e pubblicato un memorandum comune, che, su richiesta di Karinna Moskalenko, hanno preparato la “Commissione internazionale dei giuristi” e l'organizzazione Interights, influenti organizzazioni di esperti accreditate presso l'ONU e il Consiglio d'Europa.

In questo memorandum si analizza dettagliatamente, sull'esempio della pratica internazionale quando, in quali condizioni e in che modo il governo può applicare una soluzione di forza in caso di presa di ostaggi.

A pagina 7 del memorandum è scritto chiaramente: “Il metodo di forza per la liberazione di ostaggi dev'essere l'ultimo tra i metodi provati per risolvere la situazione. Devono essere usate tutte le alternative possibili alla forza e se questo non viene fatto, questo va trattato come una violazione del diritto alla vita.

I principi fondamentali dell'Organizzazione delle Nazioni Unite prescrivono ai rappresentanti delle strutture armate ufficiali di usare metodi non violenti nell'esecuzione degli ordini [di blitz] prima di aprire il fuoco. Il principio 20 obbliga lo stato a provare tutte le alternative non violente a disposizione, inclusa la regolazione pacifica, i tentativi di convinzione, le trattative, l'intermediazione e anche altri mezzi tecnici per limitare l'uso della forza. In caso di presa di ostaggi le autorità hanno l'obbligo di condurre trattative fino al pieno esaurimento delle possibilità e di applicare altre soluzioni tattiche per ottenere la massima sicurezza per gli ostaggi e la loro sicura liberazione.

Se allo stato non è riuscito compiere passi adeguati per trovare una soluzione pacifica, lo stato in questo modo viola il diritto alla vita…”

Ho chiesto a Karinna Moskalenko come hanno reagito a questo le autorità.

Karinna ha risposto: “Per me è evidente che il nostro governo ha preso conoscenza di questo memorandum e ha capito il suo significato per il caso del “Nord-Ost” a Strasburgo. Perché dagli argomenti del governo è scomparso il principio “noi non conduciamo trattative con i terroristi”. Invece che a questo le autorità hanno preso a rimandare al fatto che le trattative con i terroristi sono state comunque condotte*. Ma noi non riconosciamo ciò, in quanto le trattative sono condotte solo da persone specialmente preparate e obbligatoriamente con un mandato che le autorità danno ai negoziatori. Un tale negoziatore non c'era al “Nord-Ost”.

* Ricordiamo che in contatto con I terroristi si misero: il medico Rošal' [8], i politici Javlinskij [9], Chakamada [10] e Aslachanov [11], il cantante Kobzon [12], la giornalista Anna Politkovskaja e altri. Non c'era tra loro alcuna persona con l'indispensabile mandato dello stato.

Elena Milašina

21.10.2010, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2010/118/00.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] “Nord-Est” nella terminologia marittima.

[2] Federal'naja Služba Bezopasnosti (Servizio Federale di Sicurezza), l'erede del KGB.

[3] Centr Special'nogo Naznačenija (Centro con Compiti Speciali).

[4] Arabo per “martire”, cioè kamikaze. Il corsivo è mio.

[5] Russificazione e “femminilizzazione” di shahid. Il corsivo è mio.

[6] Letteralmente e più coerentemente “colpo di controllo”.

[7] Rilievo grafico dell'autrice.

[8] Leonid Michajlovič Rošal', pediatra impegnato sul fronte dei diritti umani.

[9] Grigorij Alekseevič Javlinskij, politico liberale.

[10] Irina Mucuovna Chakamada, politico liberale di origine giapponese.

[11] Aslambek Achmedovič Aslachanov, politico ceceno, consigliere di Putin.

[12] Iosif Davydovič Kobzon, cantante noto in epoca sovietica e vicino all'establishment.


http://matteobloggato.blogspot.com/2010/10/dopo-otto-anni-lorrore-di-dubrovka.html

21 ottobre 2010

A proposito di terroristi ceceni (III)

"Come sempre, non gli è riuscito"




Così il ministro degli Interni ha valutato l'attacco dei militanti al parlamento ceceno. Se si ascoltano i testimoni, ci si fa un'altra idea


Ieri poco dopo le nove tre militanti hanno compiuto un attacco al parlamento della Cecenia nella città di Groznyj. La giornata lavorativa del parlamento comincia alle 10. In questo giorno erano in programma l'approvazione di emendamenti al bilancio della repubblica e l'incontro con i deputati della Duma regionale di Sverdlovsk [1].

Il parlamento della Cecenia è disposto in due edifici. In uno c'è l'aula per le udienze e le sedute solenni. Nel secondo ci sono gli uffici dei deputati. Nel primo edificio del parlamento alle 9.00 si trovava una delegazione di deputati e collaboratori della Duma regionale di Sverdlovsk.

I militanti erano in tute mimetiche nuove, rasati, senza fronzoli. Hanno fatto irruzione nel cortile interno del parlamento quando si sono aperte le porte per una Toyota Camry nera da deputato. I militanti hanno ucciso il guardiano a colpi d'arma da fuoco presso il cancello e subito hanno aperto il fuoco con i fucili automatici verso le finestre del secondo piano dell'edificio parlamentare in cui si trovano gli uffici dei deputati. Il bersaglio dei militanti al secondo piano erano le finestre della stanza di ricevimento del presidente del parlamento Dukvacha Abdurachmanov.

Uno degli assalitori è stato ferito dalla guardia del corpo del vice-presidente del parlamento. Dopo di che il militante ferito si è fatto saltare in aria nel cortile. Gli altri due hanno fatto irruzione nell'edificio. Gli è andato incontro l'amministratore Gilani Chamzaev e ha chiesto di smettere di sparare. Forse pensava che fossero le sue guardie del corpo a sparare. Chamzaev è stato ucciso sul posto.

I militanti hanno cercato di irrompere al secondo piano. Ma al secondo piano c'era una vigilanza rafforzata. Le guardie hanno aperto il fuoco, impedendo ai militanti l'accesso al secondo piano, dove in quel momento si trovavano Abdurachmanov e altri deputati. Nel corso dello scontro entrambi i militanti sono rimasti feriti e si sono fatti saltare in aria presso la scala al primo piano.

Aleksej Sidorskij, capo dell'ufficio stampa della Duma regionale di Sverdlovsk racconta:

– Alle 9 o poco più, ora locale, un gruppo di persone con armi in pugno è penetrato nel territorio del parlamento. Una di esse ha azionato un ordigno esplosivo, le altre hanno continuato a sparare sull'edificio del parlamento.

Ci siamo nascosti in un posto sicuro – una hall al secondo piano. Eravamo scortati. Non c'è stato panico tra noi, ci sentivamo relativamente al sicuro. Abbiamo sentito la sparatoria, ma di fatto non abbiamo visto niente. Non c'erano deputati del parlamento ceceno con noi. Al momento dell'attacco si trovavano tutti in un altro edificio, dove hanno i loro uffici. L'attacco, a quanto so dai comunicati degli organi per la tutela dell'ordine, era indirizzato a quell'edificio. Con noi c'erano due agenti della vigilanza del parlamento ceceno. Uno ha svolto un pattugliamento, il secondo ha cercato di contrastare l'irruzione dei militanti nel nostro edificio. Questa guardia al primo piano è stata ferita a un braccio e a una gamba, gli abbiamo prestato i primi soccorsi. Il suo collega gli ha stretto la gamba con una cintura perché il sangue non uscisse. Non ha avuto una gran perdita di sangue. Gli abbiamo fasciato le ferite con degli asciugamani, abbiamo potuto chiamare rapidamente il pronto soccorso. Eravamo continuamente in contatto con i responsabili dell'organizzazione della nostra trasferta. Nel giro di un'ora dal momento dell'attacco ci trovavamo nell'edificio del parlamento a porte chiuse. Poi l'OMON [2] è entrato nel territorio del parlamento e ci hanno evacuato in un posto sicuro. Dopo due ore-due ore e mezza, quando il territorio del parlamento è stato bonificato e il controllo e la sicurezza sono stati ristabiliti, sono giunti Ramzan Kadyrov e Rašid Nurgaliev. I deputati si sono riuniti nell'aula e hanno tenuto una seduta per gli emendamenti al bilancio. Alla seduta hanno presenziato Kadyrov e Nurgaliev. La nostra delegazione ha preso la decisione di lavorare secondo il piano stabilito. E oggi vogliamo anche far visita in ospedale al nostro vigilante ferito…

Achmet I., residente nel Terzo microquartiere della città di Groznyj, racconta:

– Al mattino nel microquartiere non c'era luce elettrica. L'hanno data solo verso le 10 di mattina. Ho saputo dell'attacco al parlamento dal notiziario di NTV [3] all'incirca a quell'ora. Nei notiziari locali non hanno trasmesso niente in proposito. Sono andato al parlamento – in una delle sezioni dell'apparato lavora una mia parente prossima e suo figlio lavora per la vigilanza del parlamento. I loro telefoni cellulari non rispondevano. Intorno al parlamento c'era un cordone di sicurezza. Una cosa molto seria, c'erano molti dell'OMON e del SOBR [4], si sentiva rumore di spari, ma la sparatoria non era massiccia. Questo succedeva verso le 10.30. Non mi è riuscito andare al parlamento. Verso le 14.00 la mia parente mi ha telefonato e ha detto che era al parlamento. Quando ha sentito gli spari, ha capito subito che era un attacco di militanti e si è infilata nel guardaroba. La ha passato più di un'ora, finché non ha sentito parlare un agente dell'OMON ceceno che controllava il piano alla ricerca dei militanti. Solo allora è uscita, ma fino ad allora non era riuscita a telefonare a suo figlio, agente della vigilanza extra-istituzionale del parlamento.

L'attacco al parlamento sembra un'azione dimostrativa di shahid [5] solitari e non una grande operazione ben ragionata delle organizzazioni clandestine cecene. A primavera dello scorso anno Dokku Umarov ha dichiarato alla Russia una guerra di kamikaze. E bisogna dirlo, ha mantenuto la parola. Dalla scorsa estate in Cecenia, nel Caucaso e a Mosca le bombe viventi si fanno esplodere con fanatico entusiasmo. Peraltro la scelta dei bersagli diviene sempre più populistica: la stazione del metrò “Lubjanka”, Centoroj [6] – l'irraggiungibile villaggio nativo di Ramzan Kadyrov, adesso il parlamento ceceno nel centro di Groznyj.

Impaurisce la quantità di kamikaze. A Centoroj si sono fatti esplodere sette (!) shahid, nel metrò di Mosca due šachidki [7], nel parlamento della Cecenia si sono fatti esplodere in tutto tre militanti. Questo dice che da qualche parte lavora senza sosta una catena di montaggio per la produzione di kamikaze.

Negli ultimi anni le autorità cecene e gli organi per la tutela dell'ordine hanno compiuto il massimo degli sforzi per la repressione dei militanti e il controllo della popolazione. Ma le organizzazioni clandestine continuano a dimostrare la loro vitalità.

Nell'attacco al parlamento ceceno sono morti come minimo in tre (tra cui i due poliziotti ceceni Kočeligov e Achmarov) e sono rimaste ferite come minimo 17 persone. Per via dell'attacco sono state destituite tre figure importanti del ministero degli Interni ceceno (una di esse è il vice-ministro). Il capo del ministero degli Interni Rašid Nurgaliev, giunto in volo in Cecenia alla vigilia per premiare dei poliziotti ceceni, ha dichiarato: “I militanti hanno compiuto un tentativo di irruzione nell'edificio del parlamento. Questo, come sempre, non gli è riuscito”.

Come sempre?

Vjačeslav Izmajlov
osservatore militare della "Novaja gazeta"

Elena Milašina

20.10.2010, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2010/117/10.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] La regione che fa capo alla città di Ekaterinburg, sul lato asiatico degli Urali, è ancora chiamata “regione di Sverdlovsk”, nome sovietico della città.

[2] Otrjad Milicii Osobogo Naznačenija (Reparto di Polizia con Compiti Speciali), la Celere russa.

[3] Canale televisivo non statale controllato dalla Gazprom.

[4] Special'nyj Otrjad Bystrogo Reagirovanija (Reparto Speciale a Reazione Rapida), corpo speciale di polizia.

[5] In arabo “martiri”, cioè kamikaze (il corsivo è mio).

[6] Villaggio della Cecenia centrale.

[7] Russificazione e “femminilizzazione” di shahid.


http://matteobloggato.blogspot.com/2010/10/anche-nurgaliev-dice-che-voleva-fare-il.html

18 ottobre 2010

A proposito della "Novaja gazeta" (II)

Sui sorveglianti




Perché potrebbero chiudere la “Novaja gazeta”


Referto

Egregio signor presidente della Corte Suprema V.M. Lebedev, egregio signor ministro della Stampa I.O. Ščëgolev,

Vi portiamo a conoscenza del fatto che i vostri sottoposti, cioè il giudice del tribunale del quartiere Taganskij [1] di Mosca Smolina Ju.M. e il vice-capo del Roskomnadzor [2] Protopopov K.V. dal nostro punto di vista si occupano di estremismo nel modo meno scrupoloso possibile.

Ecco cosa si permette il Servizio Federale per la sorveglianza nella sfera delle comunicazioni, delle tecnologie informatiche e delle comunicazioni di massa nella persona del sig. Protopopov, comminando un'ammonizione alla “Novaja gazeta”: “Su un territorio ad alta densità la popolazione aborigena non slava ha il diritto di costruire la propria vita sulla base delle relative tradizioni nazionali e religiose. Al di fuori di un territorio ad alta densità i loro abitanti sono limitati nei diritti civili”.

Ecco cosa scrive il giudice nella propria sentenza sulla relativa istanza della “Novaja gazeta” nei confronti del Roskomnadzor del 20 settembre 2010: “I matrimoni tra rappresentanti di razze diverse non sono consentiti in quanto manifestazione di atteggiamento menefreghista verso il destino della propria razza”.

Si tratta, certo, di citazioni di citazioni fatte dalla “Novaja gazeta” (per cui le è anche stata comminata un'ammonizione), ma ciò non toglie la responsabilità dei pubblici ufficiali.

Certo, Smolina Ju.M. e Protopopov K.V. a loro giustificazione affermeranno che queste frasi non appartengono a loro, ma (1) rappresentano una citazione diretta di citazioni dalla “Novaja gazeta”, che (2) le frasi sono tolte dal contesto generale di documenti ufficiali, che (3) di esse è stata data una valutazione sbagliata e che (4) dev'essere effettuata una necessaria perizia prima di punire qualcuno.

I primi tre argomenti non sono affatto argomenti, se si segue la logica della sentenza dello stesso tribunale del quartiere Taganskij (presieduto da Smolina Ju.M. con segretatio Fomenko V.V.) e la stessa ammonizione n. PK-05293 (sottoscritta da Protopopov K.V.): hanno stampato le lettere con questa consequenzialità – voi siete estremisti che propagandano l'intolleranza razziale e accendono l'odio interetnico e il contesto non preoccupa nessuno...

E per quanto riguarda l'argomento n. 4, la perizia è stata effettuata – dai collaboratori della nostra redazione. Quali sono i loro cognomi? Hanno una specializzazione? Su cosa si basavano? Alle domande stupide non rispondiamo. Questo ce l'ha insegnato il Roskomnadzor – nel testo della sua ammonizione si parla anche di esperti istituzionali anonimi, le cui specializzazioni e motivazioni non ci sono note.

Con riferimento a quanto detto sopra vi preghiamo di comminare un'ammonizione al giudice Smolina Ju.M. e al vice-capo del Roskomnadzor Protopopov K.V. per pubbliche enunciazioni contenenti, a nostro modo di vedere, indizi di estremismo e di propaganda del fascismo.

Con stima,
il collettivo della redazione della “Novaja gazeta”

Scritto esplicativo

Egregi lettori!

E' del tutto probabile che l'anno prossimo non vedrete la “Novaja gazeta” né nelle edicole, né nelle vostre cassette per le lettere. Perché potrebbero chiuderci.

Esiste una legge, secondo la quale i funzionari di una speciale istituzione – il Roskomnadzor – hanno il diritto di comminare un'ammonizione a qualsiasi giornale. Due ammonizioni sono la chiusura di un mezzo di informazione di massa. I giornalisti hanno diritto di appellarsi in tribunale contro un'ammonizione. Il tribunale ha il diritto di intervenire in difesa dei funzionari o in difesa dei giornalisti. Questo in teoria.

Ma la pratica è questa. Il 31 marzo 2010 il Roskomnadzor ha comminato un'ammonizione alla “Novaja gazeta”, accusandoci di propagandare idee fasciste. Per alcuni mesi abbiamo cercato di discutere questa sentenza offensiva, ma il tribunale del quartiere Taganskij ha fatto lo stupido: ha cercato di indirizzarci al tribunale di arbitrato, che non si occupa di tali questioni. Alla fine a settembre un processo civile ha comunque avuto luogo - risultato: secondo il tribunale l'ammonizione è stata comminata giustamente.

Cosa ha spinto i funzionari? L'articolo “Banda, agenzia, partito. Chi sono i “nazionalisti legali”” – un'indagine dedicata alle organizzazioni di estrema destra che predicano apertamente idee nazionalistiche. Citammo i testi propagandistici del sito di “Immagine Russa” [3], prendemmo anche fotografie dal sito dei nazisti, in cui persone che si definiscono politici legali portano simboli simili a quello fascista al punto di confondersi con esso. (Copie convalidate da un notaio di questo materiale sono state presentate al tribunale.)

Perché l'abbiamo fatto? Perché la “Novaja gazeta” da molti anni assume una posizione di principio: esige dalle autorità che si indaghi sull'attività dei nazionalisti estremisti, spiega alla gente che questi sono gli attivisti di numerosi movimenti “patriottici” che compiono la “Marcia Russa” [4] per il centro di Mosca, tiene la statistica delle vittime dei nazionalisti.

Nel gennaio 2009 i fascisti uccisero la nostra giornalista Anastasija Baburova e un amico della nostra redazione, l'avvocato Stanislav Markelov – furono uccisi a colpi di arma da fuoco alla nuca nel centro di Mosca. Fu un'esecuzione pubblica di antifascisti. (Il tribunale era al corrente di queste circostanze.)

Conducemmo una nostra indagine e chiarimmo: le persone che adesso sono imputate di omicidio frequentavano i membri di “Immagine Russa” e avevano determinati rapporti con essa. Fra l'altro “Immagine Russa” si reclamizza come organizzazione non estremista e non fascista. Perché i lettori e gli organi per la tutela dell'ordine si facessero un'idea corretta di questi cittadini, citammo i LORO [5] documenti programmatici e mostrammo le LORO fotografie con simboli nazisti. (Ciò era noto al tribunale.)

Dopo questo articolo aspettavamo che il Roskomnadzor si preoccupasse dell'esistenza del sito di “Immagine Russa”, ma la procura cominciò una verifica con l'ulteriore apertura di un procedimento penale.

Il Roskomnadzor si preoccupò – solo non degli estremisti di destra, ma della “Novaja gazeta”. E perciò abbiamo il diritto di chiedere: il sostegno agli estremisti di destra e i tentativi di chiudere quei mezzi di informazione di massa che si contrappongono a loro è una politica di tutto il potere esecutivo e giudiziario russo?

Se in qualche modo così non è, allora al capo del Roskomnadzor signor Sitnikov S.K. resta da sperare che salvino l'istituzione dalla vergogna universale le supreme istanze giudiziarie, in cui, come si immagina, a differenza del suo organo esecutivo, non lavorano degli idioti.

La redazione della “Novaja gazeta”

18.10.2010, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2010/116/08.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Quartiere del centro di Mosca.

[2] Qualcosa come “Russia-Comunicazione-Ispettorato”, nome ufficioso del “Servizio Federale per la sorveglianza nella sfera delle comunicazioni, delle tecnologie informatiche e delle comunicazioni di massa”.

[3] Organizzazione legale di estrema destra.

[4] Manifestazione nazionalistica teroricamente proibita.

[5] I rilievi grafici, qui e altrove, sono nell'originale.


http://matteobloggato.blogspot.com/2010/10/attenzione-vogliono-chiudere-la-novaja.html

13 ottobre 2010

A proposito di guerriglia

La crociata dei bambini




Se in Russia andasse meglio con la natalità, oggi ci sarebbe una guerriglia contro gli sbirri


In Rete è comparso il video dei “guerriglieri del Territorio del Litorale [1]”. Ragazzi disciplinati, orientati fanaticamente, che non dubitano di essere condannati a morire, ridono dei propri futuri assassini. Parlano liberamente, semplicemente. “Prendete le armi – salvate le vostre anime”. “Spareremo con i nostri fucili automatici sulla vostra Costituzione”.

In generale i ragazzi non dicono niente che non potrebbero dire i “fratelli del bosco” nel Caucaso. Dicono proprio le stesse cose, solo che invece di kjafir [2] dicono “sbirro” e invece di dire numerose volte “Allah”, dicono una volta “Dio”.

E ciò che dicono riguardo al sistema statale è da tempo un luogo comune non solo per i mezzi di comunicazione di massa di opposizione, ma anche per il presidente-blogger. Solo chi è pigro non ha ancora paragonato la nostra polizia a un gruppo criminale organizzato. Solo chi è pigro non ha ancora detto che lo stato elimina le persone invece di garantire la loro vita.

Immaginiamo che un gruppo del genere compaia negli USA. E prenda a sparare ai cops. La reazione della società sarebbe, penso, univoca. “Schizzati”. “Nuovi Charles Manson”.

La reazione russa è tutt'altro che così univoca. Della polizia, secondo sondaggi condotti qualche anno fa, si fida l'1% della popolazione. In un recente sondaggio a Mosca non si è raccolto neanche l'uno per cento. Sono risultati sorprendenti, soprattutto se si considera che le persone che portano le spalline e i loro familiari in Russia sono ben più dell'uno per cento. Questi ragazzi non hanno fiducia in se stessi.

La polizia e le altre strutture armate in misura significativa, se non schiacciante, sono recepite come un esercito di occupazione. Come feccia, che ti maltratta dall'alto della propria impunità.

L'incontro con la polizia è quasi sempre un incontro con un mascalzone. Con un agente della Stradale, che ti estorce sfacciatamente una bustarella per lasciarti andare. Con un agente di pattuglia ubriaco, che davanti ai tuoi occhi prende il pizzo al mercato. Con un “sottufficiale di perla” [3], che con soddisfazione dichiara: “Ebbene, puzzole?”

Nella shari'a c'è questa norma: le deposizioni di una donna valgono due volte meno delle deposizioni di un uomo. Perciò in Arabia Saudita possono giustiziare una donna violentata da cinque fetenti. Le deposizioni dei fetenti diranno che essa stessa li ha provocati. Anche in Russia regna la shari'a: le deposizioni di uno sbirro valgono due volte di più delle deposizioni delle sue vittime. Le leggi della Russia sono scritte per dare la possibilità a un uomo con le spalline di maltrattare le proprie vittime.

Perciò, penso, abbastanza spesso il cittadino più obbediente alle leggi a cui l'ennesimo agente della Stradale sfacciatamente, senza vergognarsi, estorce soldi, mormora tra se: “Bastardi. Degeneri. Bisognerebbe fucilarli tutti”.

Poi, certo, entrano in azione i freni. Estorcere soldi a un guidatore, certo, è una schifezza, ma merita la pena di morte? Difficilmente. Gli sbirri, mettiamo, sono una banda di delinquenti, ma quanto a quel concreto sbirro che hanno ucciso a colpi d'arma da fuoco in una garitta lungo la strada, dov'è dimostrato che era una carogna? Cosa c'è stato, un processo? Chi sono i giudici e chi è il procuratore?

Uccideranno sbirri per tutta la Russia come in Caucaso? No. E per una ed unico motivo: l'assenza del cosiddetto youth bulge [4] – la sovrabbondanza di giovani. Anche nel Caucaso, come nella maggior parte delle regioni musulmane, c'è un'alta natalità e un enorme quantità di ragazzi di 16-20 anni di età, giovani, disoccupati, che non hanno alcuna prospettiva, ma che hanno un enorme desiderio di dimostrare a tutti di essere uomini. Il fondamentalismo religioso è un accendino con cui incendiano gli sterpi, ma gli sterpi sono i giovani.

Se anche in Russia il 40% della popolazione avesse meno di 25 anni, sotto l'attuale regime gli sterpi, indubbiamente, brucerebbero in una grande fiamma. Quale ideologia la accenderebbe, non so. Forse il nazismo. Forse qualche estremistica ortodossia barbuta. Forse brand esotici tipo il “paganesimo antico russo”, con insalata di verdure cotte di Shambala, voodoo, danze totemiche e avventisti del 7° giorno. Forse tutto insieme e queste credenze salvifiche competerebbero tra loro per le nostre anime.

In ogni caso, guardando il video dei “guerriglieri del Territorio del Litorale”, capisci tre cose. Primo: se in Russia ci fosse abbondanza di giovani, in essa ora sarebbe in corso una guerriglia contro gli sbirri. Secondo: questa guerra godrebbe del sostegno emotivo di buona parte della popolazione, perfino di quella colta, istruita e che non condivide affatto l'ideologia dei combattenti. Terzo: questi combattenti non combatterebbero in nome della democrazia.

Julija Latynina
osservatrice della "Novaja gazeta"

13.10.2010, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2010/114/08.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Il territorio della costa del Pacifico, all'estremo oriente della Russia asiatica.

[2] “Infedele”.

[3] Soprannome di un poliziotto di San Pietroburgo noto per i suoi abusi.

[4] In inglese nell'originale.


http://matteobloggato.blogspot.com/2010/10/la-guerriglia-dei-giovani-russi-contro.html