Un compromesso immaginario?
I salafiti da marginali si sono trasformati in una
forza politica decisiva, con cui la cleptocrazia dominante ha
semplicemente paura di entrare in contatto
05.09.2012
In Daghestan lo sceicco Said Afandi Čirkejskij è stato fatto saltare in aria da una kamikaze. E' esattamente come se nel pieno di una guerra tra cattolici e protestanti avessero ucciso il Papa.
Le conseguenze di questo fatto – non solo per il
Caucaso, ma anche per tutta la Russia – sono difficili da
valutare. In particolare aumentano nettamente la possibilità di
qualsiasi scenario catastrofico in questo autunno.
Vanno ricordate due cose. In primo luogo, il
Daghestan è una repubblica molto credente, a differenza, diciamo,
della Kabardino-Balkaria, dove non c'era alcun musulmano in epoca
sovietica e se una persona si da alla fede, diventa probabilmente un
salafita. In Daghestan ci sono molti musulmani credenti e zelanti
della corrente tradizionale sufi.
In secondo luogo, questo Islam tradizionale sufi in
Daghestan è tutto concentrato attorno all'ustaz [1]
– il maestro, lo sceicco, che è di fatto mediatore tra Allah e la
persona; questa persona ha centinaia, ma anche migliaia di muridi, a
cui impone un wird (voto), che lo venerano e gli obbediscono
in tutto, bevono l'acqua che resta delle sue abluzioni, ecc. Uno
sceicco del genere era il grande imam Šamil'
[2]. Ai nostri tempi uno
sceicco, un ustaz, un'indubbia autorità per migliaia dei
suoi muridi, che nella gerarchia spirituale significava molto di più
del muftì ufficiale, era Said Afandi Čirkejskij.
Se posso, racconterò una piccola storia. Una volta
alcuni daghestani di mia conoscenza vennero a casa da me e videro
sul davanzale una pila di libri sull'Islam. Li esaminarono
operosamente uno a uno e: "Questo non leggerlo, questo non
leggerlo, ma lo sceicco Said Afandi – questo leggilo ed è l'unico
libro che hai bisogno di leggere per sapere tutto ciò che ha
bisogno di sapere un buon musulmano". Sono io che non so cos'è
buono: non leggere al-Nawawi [3],
non leggere la traduzione del Corano (!) di Kračkovskij
[4] perché Dio sa
cosa può tirar fuori dal Corano una persona non preparata, ma leggi
Said Afandi ed è sufficiente.
Questo ho detto per mostrare la misura
dell'influenza spirituale. Naturalmente per i salafiti Said Afandi,
accanto alle ziyarat (luoghi di venerazione dei morti), agli
amuleti, a tutti i guaritori, ecc. era pure il simbolo della
jahiliyya, del paganesimo, in cui sono caduti i musulmani
tradizionali. "La più odiosa guida dell'infedeltà in
Daghestan, che invitava la gente allo shirk [5]
e al kufr [6], che
ha consacrato la propria vita alla via del politeismo" – così
ha reagito il sito salafita guraba.net alla sua morte.
Ripeto ancora una volta: nella guerra di religione,
la guerra che i salafiti, che desiderano purgare l'Islam da quelle
che secondo loro sono stratificazioni "pagane" e costruire
nel Caucaso l'"Emirato del Caucaso", hanno dichiarato
all'Islam tradizionale e al potere federale l'omicidio dello sceicco
Said Afandi è come l'omicidio del Papa da parte dei protestanti.
Fatemi chiamare le cose con i loro nomi. Nel Caucaso
è in corso la jihad. Questa jihad si è preparata a partire dal
1997 nei campi di addestramento di Khattab [7]
e Basaev, dove insegnavano ad uccidere la gente e a pregare. Questa
jihad cominciò nel giugno 1999, quando i reparti di Bagautdin
Kebedov [8] presero il
controllo dei villaggi montani del Daghestan; quando in aiuto di
Bagautdin a Botlich [9]
si mosse Basaev e quando a Mosca presero a esplodere i condomini.
La prima fase di questa jihad, cominciata nella più
religiosa delle repubbliche del Caucaso – il Daghestan, – finì
con un insuccesso perché i salafiti sopravvalutarono le proprie
forze e perché, nonostante il gran numero e la salda fede dei
salafiti, i fautori dell'Islam tradizionale in quel momento in
Daghestan risultarono di più e stavano dalla parte della Russia. In
questi 12 anni la situazione è cambiata radicalmente e i salafiti
da marginali si sono trasformati in una forza politica decisiva in
Daghestan, con cui la cleptocrazia dominante teme di mettersi in
contatto.
I salafiti hanno cominciato questa guerra. L'hanno
cominciata con il tentativo di liberare il Daghestan dagli infedeli
e con le esplosioni dei condomini a Mosca e i salafiti non sono
semplicemente "gente che prega in modo diverso". Per
capire il programma dei salafiti non bisogna ascoltare i riassunti
di nessuno: è sufficiente passare in qualsiasi sito salafita e
leggere i testi.
La prima impressione è: capiti in un altro mondo.
E' il mondo dell'"Emirato del Caucaso" virtuale. In questo
mondo tutto è diverso – le date, i nomi, i termini con cui
descrivono il mondo i suoi abitanti. Il conteggio degli anni si
tiene secondo l'Egira, Machačkala
si chiama "Šamil'chala",
Groznyj "Džochar"
e l'articolo sul recente atto terroristico a Chasavjurt [10]
in cui un militante ha ucciso a colpi d'arma da fuoco persone che
pregavano in una moschea sciita si intitola "Ispirazione
all'eliminazione di mushrik [11]
e rafidit
[12]".
In questi siti sono contenute spiegazioni del perché ogni vero musulmano deve mettersi dalla parte della jihad ("Qual è la situazione del musulmano che vive oggi in uno stato di kafir [13]? Come può vivere giustamente, cos'ha bisogno di fare per non cadere nella perdizione o nel peccato? La risposta è solo una – andare in guerra contro il kufr, partire per la Jihad, combattendo con kafir e munafiq [14]"), e discussioni su come si possono uccidere gli infedeli ("il loro sangue e le loro proprietà ci sono concesse", "l'uccisione dei kafir è uno dei migliori modi per adorare Allah").
In questi siti è contenuto il concetto che è
centrale per i salafiti russi e che è pure indispensabile per la
comprensione della loro visione del mondo come il concetto di
"dittatura del proletariato" per la comprensione della
visione del mondo dei bolscevichi. E' il concetto di jihad
difensiva. Secondo questo concetto la terra del Caucaso era un tempo
terra dell'Islam e perciò la jihad che è in corso su di essa è
difensiva. La partecipazione alla jihad difensiva, a differenza di
quella offensiva, è un dovere individuale di ogni musulmano e non
solo di tutta l'umma [15].
La partecipazione alla jihad difensiva, a differenza di quella
offensiva, non richiede il consenso dei genitori, dei creditori e
così via. Tra l'altro, secondo Bin Lāden,
anche l'attacco alle Torri Gemelle era jihad difensiva.
Ancora – è un mondo di intolleranza esagerata,
con concezioni del tutto inusuali per un laico che sono alla base
della vita e la descrivono: "fitna" [16],
"kufr", "iman" [17],
"uccidere chi difende i tagut [18]
è un fard [19]" e
chiarimenti di varie fini questioni teologiche: per esempio,
se il marito è diventato uno shahid
[20]
e la donna si è sposata di nuovo, con chi sarà in paradiso, con il
primo, lo shahid, o con il secondo?
Non metto in dubbio l'abnegazione e la fede dei
salafiti. Non dubito neanche un po' che in altre circostanze
storiche l'alta moralità personale di molti di loro sarebbe stata
un'ottima base per una sorta di etica protestante. Ma ciò non
toglie il fatto che nel Caucaso sia in corso la jihad e che lo scopo
di questa jihad sia la costruzione di uno stato e di una società
incompatibili con qualsiasi concezione occidentale di democrazia e
di legge. La democrazia dal punto di vista di un salafita è lo
stesso paganesimo di quello dello sceicco Said Afandi.
La tesi inculcata dai salafiti agli "utili
idioti" tra gli attivisti per i diritti umani secondo cui "ci
uccidono solo perché preghiamo diversamente" non regge la
critica. Per capire che non è cosi è sufficiente leggere i siti
salafiti.
Neanche la tesi secondo cui "rispondiamo solo
alla violenza dello stato" regge la critica. Lo sceicco Said
Afandi non usava la violenza. Lo sceicco Siražutdin
Chirigskij, ucciso un anno fa, non usava la violenza. L'85enne
esperto del Corano Abdurachman Kartoev, sequestrato (!) e ucciso nel
2009 in Inguscezia non usava la violenza.
Aleksandr Tichomirov, cioè Said Burjatskij, mezzo
russo-mezzo buriato di Ulan-Udė
[21], andò nel
Caucaso a fare la jihad e là diventò uno shahid. Chi aveva
usato la violenza nei confronti di Said Burjatskij a Ulan-Udė?
I coniugi-kamikaze Vitalij Razobud'ko e Marina Choroševa
si fecero esplodere l'anno scorso in Daghestan. Chi aveva
usato la violenza nei confronti di questa coppia russa convertitasi
all'Islam?
All'inizio del suo mandato l'attuale presidente
dell'Inguscezia Junusbek Evkurov, desiderando la pace nella
repubblica, sotto la propria responsabilità liberò quattro giovani
presi e torturati spietatamente al ministero degli Interni. Qualche
mese dopo due di loro, i fratelli Cokiev, parteciparono alla
preparazione dell'attentato contro di lui. Se i salafiti "uccidono
in risposta", perché i fratelli Cokiev non hanno cercato di
uccidere gli sbirri che li avevano tormentati, ma Evkurov che gli
aveva salvato la vita?
Con lo sceicco Said Afandi è successa la stessa
storia che con Evkurov. Gli è bastato benedire la riconciliazione
con la parte legale dei salafiti ed è stato ucciso.
Non dubito che tra i salafiti ci sia chi è pronto a
servire Allah senza violenza. Io stessa ho visto proprio persone del
genere e le loro anime erano piene di fede e di luce. Il compromesso
– dopo crudeli guerre di religione – è stato possibile tra
cattolici e protestanti, il compromesso, certo, è possibile anche
tra sufi e salafiti. Può essere di qualsiasi tipo: anche
sull'abbastanza traballante base teologica che si riduce al fatto
che non ci si può mettere dalla parte della jihad se gli infedeli
sono più forti, perché la sconfitta dei musulmani rallegra le
anime degli infedeli.
Ma il problema sta in quanto segue. Se i leader
dell'ala legale dei salafiti, che negli ultimi tempi parlano di
armistizio, in realtà vogliono la pace, gli è sufficiente emettere
una fatwa che condanni i loro fratelli dei boschi per questo
crudele omicidio.
Se si limiteranno a dichiarazioni sul fatto che è
inammissibile minare la riconciliazione e ad allusioni al fatto che
il cruento FSB [22] ha
ucciso lo sceicco Said Afandi per compromettere il salafismo
pacifico, allora si otterrà che perfino l'ala legale dei salafiti
prenderà qualsiasi compromesso come testa di ponte per un nuovo
attacco, che difficilmente tarderà a seguire nelle condizioni di
impotenza delle attuali autorità del Daghestan.
Julija Latynina, "Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/columns/54287.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1]
Il corsivo, per quanto riguarda la terminologia islamica, è mio.
[2]
Il leader della guerriglia islamica nel Caucaso nel XIX secolo.
[3]
Grande esperto di diritto islamico e commentatore del Corano del XIII
secolo.
[4]
Ignatij Julianovič Kračkovskij, grande arabista sovietico.
[5]
Politeismo.
[6]
Empietà gravissima.
[7]
Ibn al-Khattab (Samir Saleh Abdullah al-Suwailem), terrorista
saudita.
[8]
Leader salafita.
[9]
Villaggio del Daghestan ai confini con la Cecenia.
[10]
Villaggio del Daghestan ai confini con la Cecenia.
[11]
Politeisti (vedi nota 5).
[12]
Eretici.
[13]
Miscredenti, non musulmani.
[14]
Ipocriti, falsi musulmani.
[15]
La comunità islamica, intesa anche Islam nella sua totalità.
[16]
Guerra intestina.
[17]
Fede.
[18]
Demoni, ma anche nemici della fede islamica.
[19]
Precetto religioso.
[20]
Martire, da intendersi come kamikaze.
[21]
Capitale della Repubblica Autonoma di Buriazia.
[22]
Federal'naja Služba Bezopasnosti
(Servizio Federale di Sicurezza), il principale servizio segreto
russo.
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