31 gennaio 2011

A proposito di capri espiatori

Cos'è il “jama'at [1] dei Nogai [2]




Quelli che sono sospettati di aver preso parte all'atto terroristico all'aeroporto di Domodedovo sono stati dichiarati morti molte volte


Due giorni dopo l'atto terroristico che ha tolto la vita a 35 persone il primo ministro Vladimir Putin ha dichiarato che la Repubblica Cecena non ha a che fare con questa esplosione.

Allo stesso tempo agli organi del ministero degli Interni e dello FSB [3] sono giunti orientamenti su un supposto organizzatore dell'atto terroristico, un membro del cosiddetto jama'at dei Nogai, il 31enne abitante di Pjatigorsk [4] Vitalij Razobud'ko. E in una serie di mezzi di informazione di massa compaiono sempre più insistentemente “informazioni” da fonti delle forze dell'ordine sulla pista dei Nogai. Questi alludono alla partecipazione all'atto terroristico del capo del proibito “Emirato del Caucaso” Dokku Umarov. Tuttavia lo stesso principale terrorista del paese .

E nel quadro dell'atto terroristico ci sono molte contraddizioni.

Il gruppo dei Nogai dei “Guerrieri di Allah” è un'unità militare del cosiddetto vilajat [5] della steppa dei Nogai (di cui, secondo la versione di Umarov, fa parte tutto il territorio di Stavropol' [6]) come una delle regioni dell'“Emirato del Caucaso” formato da Dokku Umarov nel 2007. Tuttavia i “Nogai” nella composizione del fronte separatista pancaucasico hanno una lunga storia.

Il gruppo combattente di sabotaggio “Battaglione dei Nogai” sorse già nel periodo della prima guerra cecena [7]. Fu formata un'unità, il cui nocciolo era formato da fuoriusciti dei distretti di Šelkovskaja e Naurskaja [8] della Repubblica Cecena, dove storicamente vivevano molti Nogai, ma questo battaglione era comunque internazionale, vi giocavano un ruolo notevole sia kumyk [9], sia ceceni, c'erano anche dei russi.

Dopo la fine della guerra l'unità fu praticamente eliminata e cessò di esistere. Tuttavia prima della seconda campagna cecena Šamil' Basaev e Khattab [10] presero la decisione di ricrearlo. Per cui alcune centinaia di giovani – fondamentalmente Nogai di Stavropol' – svolsero una preparazione militare nei campi “Caucaso” di Khattab nel territorio della Cecenia. Nel 1999 i guerriglieri del “Battaglione dei Nogai” si resero noti per l'attiva partecipazione alla “campagna” nel Daghestan.

Dopo la fine della fase attiva della seconda campagna cecena (nel 2003) il “gruppo dei Nogai” ha continuato la propria attività. Il suo compito fondamentale è diventato il controllo sui centri abitati nella steppa del distretto di Neftekumsk del territorio di Stavropol' e dei vicini distretti di Šelkovskaja nella Repubblica Cecena e di Kizljar nel Daghestan.

Da allora il numero dei suoi membri attivi non è stato grande. Nel periodo invernale, quando i guerriglieri scendono dai monti per svernare, questo si riduceva a 10-20 persone, nel periodo “verde” (la stagione primaverile-estiva) aumentava fino a un massimo di 70 persone, che, a loro volta si scindevano in singoli gruppi.

Per lungo tempo nel jama'at giocò un ruolo chiave l'emiro del villaggio di Sary-su [11], il kumyk Tachir Bataev. Questi è ancora annoverato tra i ricercati a livello federale, nonostante che, perfino secondo informazioni dei siti estremisti, Bataev sia morto nel corso di un'operazione speciale a Gudermes [12] nel 2007. Da allora, a credere ai comunicati degli uomini delle strutture armate, un “Nogai” ucciso o arrestato su due è il capo di un jama'at.

Nonostante il fatto che i “Nogai” siano solo una delle unità militari che operano sui territori loro “affidati” (per esempio, solo nel territorio del distretto di Šelkovskaja nella seconda metà degli anni 2000 esistevano quattro grandi jama'at militari), ma proprio i “Nogai” sono sempre stati e restano su un conto particolare tanto per i guerriglieri, quanto per gli uomini delle strutture armate locali. Questo lo ammettono perfino i navigati agenti del CSN [13] dello FSB del Daghestan.

Le sortite dei “Nogai” si distinguono sempre per l'estrema audacia, anche se la tattica che applicano è abituale per i guerriglieri: trappole per i militari e gli agenti delle forze dell'ordine. Raccogliendosi insieme solo per operazioni concrete, in seguito si sciolgono.

E le operazioni per la liquidazione dei membri del “jama'at dei Nogai” sono sempre azioni militari massicce. Per esempio, all'eliminazione di due membri attivi del jama'at, i fratelli Elgušiev, nel 2004 nel distretto di Kizljar nel Daghestan prese parte qualche centinaio di uomini dei corpi speciali e agenti del ministero degli Interni locale. E il blocco totale del grande villaggio Nogai Tukuj-Mekteb nel 2006, dove, secondo le informazioni dei servizi segreti, si trovavano I membri del jama'at, fu guidato dal vice-capo del ministero degli Interni della Federazione Russa Aleksandr Čekalin. L'operazione speciale durò più giorni – con l'uso dell'artiglieria pesante, dell'aviazione, dei corpi speciali e delle truppe interne.

E anche se i “Nogai” non hanno mai giocato un ruolo chiave nel comando supremo dei separatisti caucasici, preferendo “occuparsi in pace delle proprie cose” [14], per qualche motivo proprio il “gruppo dei Nogai” viene sepolto di anno in anno dagli uomini delle strutture armate. Nell'ultimo decennio le forze dell'ordine hanno fatto rapporto più di una volta sulla sua “totale sconfitta”. Così alla fine del 2005 l'allora capo dell'UFSB [15] del territorio di Stavropol' Oleg Dukanov dichiarò che questa unità era stata eliminata e alla fine del 2008 il GUVD [16] di Stavropol' rendeva conto di un analogo “grandissimo successo”. E nell'ottobre 2010 il già capo dello FSB Aleksandr Bortnikov fece rapporto a Dmitrij Medvedev su un operazione speciale svolta con successo e sull'ennesima sconfitta inflitta.

Solo che c'entra qui la zona di Stavropol'? Le basi fondamentali dei Nogai sono state trovate e continuano ad esistere nel territorio dei distretti di Šelkovskaja e Naurskaja nella Repubblica Cecena. E, cosa di non poca importanza, strutturalmente il “gruppo dei Nogai” si è sempre sottomesso agli emiri ceceni del “Fronte del Nord” del settore dell'Ičkerija [17].

Perciò, anche se ci servono caparbiamente la versione sui “Nogai”, al posto di Vladimir Vladimirovič non mi metterei ad additare così categoricamente la “pista cecena”.

Qui c'è anche un'altra sfumatura. Dopo l'atto terroristico Dokku Umarov non ha fatto comunque dichiarazioni di responsabilità per l'accaduto. Perché?

Nell'estate dello scorso anno nell'“Emirato del Caucaso” è avvenuta una spaccatura. Tre grandissimi emiri ceceni, tra cui anche l'emiro del vilajat di Nochčijoch (Repubblica Cecena) Chusejn Gakaev, come pure Aslambek Vadalov e Tarchan Gaziev, si sono schierati contro Umarov. Questi hanno cercato di togliere l'emiro supremo dal suo posto di capo e hanno dichiarato la propria indipendenza, che hanno pure preso a dimostrare in ogni modo. Il che comporta anche l'audace raid su Centoroj [18], villaggio natale di Ramzan Kadyrov, nell'agosto dello scorso anno o l'incursione dei guerriglieri di Vadalov al parlamento ceceno in ottobre.

Ora nella Repubblica Cecena la situazione è relativamente stabile e contro Dokku Umarov tra quelli “alla macchia” nessuno si schiera apertamente – forse perché è inverno o forse sono anche riusciti a risolvere d'amore e d'accordo i problemi sorti. Non di meno nei siti estremisti non si parla di una riunificazione. E non è escluso che il nuovo atto terroristico sia un tentativo dei “concorrenti” di Dokku Umarov di affermarsi. In questo caso è del tutto possibile che lo stesso emiro dell'“Emirato del Caucaso” abbia saputo dell'ennesimo atto terroristico nella capitale russa dai mezzi di informazione di massa.

Dossier della “Novaja gazeta”

Atti teroristici attribuiti dalle forze dell'ordine al “battaglione dei Nogai”

3 settembre 2003 – esplosione di un elettrotreno locale a Essentuki [19]. Morirono 6 persone.

16 settembre 2003 – esplosione dell'edificio dell'UFSB della Repubblica di Inguscezia. Un terrorista-kamikaze fece esplodere nel cortile della direzione un camion GAZ-53 [20]. Morirono 3 persone.

9 settembre 2006 – battaglia nel villaggio di Tukuj-Mekteb nel distretto di Neftekumsk del territorio di Stavropol'. Secondo i dati ufficiali, le perdite da parte degli uomini delle forze dell'ordine russe assommarono a 4 persone. Da parte dei guerriglieri del “gruppo dei Nogai” a 12. Buona parte dei guerriglieri riuscì a fuggire.

17 agosto 2010 – esplosione di una Žiguli [21] farcita di esplosivo presso un caffè cittadino a Pjatigorsk. Rimasero ferite 30 persone.

5 settembre 2010 – attacco al poligono militare “Dal'nij” [22] presso Bujnaksk [23]. Un kamikaze su una Žiguli farcita di esplosivo entrò nella piccola tendopoli dei militari. In conseguenza dell'esplosione morirono cinque militari. L'identità del kamikaze fu presto stabilita: risultò essere il 26enne Zamir Terekbaev, nativo del distretto di Neftekumsk nel territorio di Stavropol'.

27 novembre 2010 – esplosione sul ramo ferroviario Astrachan' [24]-Machačkala [25].

31 dicembre 2010 – nel parco di Kuz'minki [26] a Mosca è esploso un albergo privato. Nelle sue rovine è stato trovato il corpo di una donna, che finora non è stata riconosciuta. Secondo la versione degli inquirenti, è avvenuta un'auto-esplosione in conseguenza di un maneggio imprudente dell'esplosivo. Secondo i dati ufficiali, l'albergo era stato preso in affitto da due donne, una delle quali al momento dell'esplosione non c'era. 5 giorni dopo a Volgograd [27] è stata arrestata una nativa del distretto di Šelkovskaja, la nogai Zejnap Sujunova, che al momento è detenuta a Mosca nel SIZO [28] di Lefortovo e sospettata di preparare un atto terroristico. In quello stesso SIZO dall'ottobre dello scorso anno è detenuto suo marito Anverbek Amangaziev, accusato di terrorismo e detenzione illegale di armi.

Conclusione

Il “jama'at dei Nogai” – così come cercano di presentarcelo i servizi segreti – non esiste. C'è il “gruppo dei Nogai” nella composizione del jama'at di Šelkovskaja nella Repubblica Cecena.

Le informazioni sulla “pista dei Nogai”, attivamente promosse dagli inquirenti, non sono altro che il tentativo di sviluppare creativamente il pensiero del premier sull'assenza nell'atto terroristico di una “pista cecena”. Partendo da quegli stessi dati con cui operano le indagini ufficiali non si può fuggire dal pensiero che all'accaduto abbiano comunque preso parte le “organizzazioni clandestine dell'Ičkerija”.

Nelle condizioni di spaccatura all'interno dell'“Emirato del Caucaso” per ora non c'è possibilità di dire chi concretamente tra i grandi comandanti stia dietro l'esplosione a Domodedovo.

Irina Gordienko

30.01.2011, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2011/010/19.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] “Comunità islamica” (il termine è usato nel senso di “gruppo terroristico islamista”). Il corsivo, qui e altrove, è mio.

[2] Popolo caucasico di etnia turca.

[3] Federal'naja Služba Bezopoasnosti (Servizio di Sicurezza Federale), il principale servizio segreto russo.

[4] Città della Russia meridionale.

[5] Regione.

[6] Città della Russia meridionale.

[7] Quella degli anni 1994-1996, conclusa con un armistizio.

[8] Villaggi cosacci della Cecenia settentrionale.

[9] Popolo caucasico di etnia turca.

[10] Šamil' Salmanovič Basaev era il capo della guerriglia cecena e Khattab (Samir Saleh Abdullah al-Suwailem) un noto terrorista di origine saudita. Entrambi sono stati uccisi da russi.

[11] Villaggio della Cecenia settentrionale.

[12] Città della Cecenia centrale.

[13] Centr Special'nogo Naznačenija (Centro per i Compiti Speciali).

[14] Citazione volutamente sbagliata ed ironica della Prima Lettera di San Paolo ai Tessalonicesi.

[15] Upravlenie Federal'noj Služby Bezopasnosti (Direzione del Servizio Federale di Sicurezza).

[16] Glavnoe Upravlenie Vnutrennich Del (Direzione Centrale degli Affari Interni), in pratica la polizia.

[17] Nome data alla Cecenia dai separatisti.

[18] Villaggio della Cecenia centro-orientale.

[19] Città della Russia meridionale.

[20] Camion della Gor'kovskij Avtomobil'nyj Zavod (Fabbrica di Automobili di Gor'kij – adesso Nižnij Novgorod, nella Russia centrale).

[21] Versione russa della Fiat 124.

[22] “Lontano”.

[23] Città del Daghestan centrale.

[24] Città della Russia meridionale.

[25] Capitale del Daghestan.

[26] Zona della periferia sud-orientale di Mosca.

[27] Città della Russia meridionale, la ex Stalingrado.

[28] Sledstvennyj IZOljator (Carcere Giudiziario).

[29] Carcere della zona nord-orientale di Mosca, luogo di tortura sovietico e tuttora di competenza dei servizi segreti.


http://matteobloggato.blogspot.com/2011/01/i-nogai-vengono-fatti-tornare-in-vita.html

29 gennaio 2011

A proposito di situazioni esplosive (II)

Al posto di Nicola II deve arrivare Kennedy




Russia: il livello di odio si avvicina al segno “esplosione”


Continua. Inizio nel n .06-07

Nello scorso numero è stata pubblicata la prima parte dell'articolo del noto esperto russo di problemi etno-politici Ėmil' Pain. In esso si analizzavano le cause e le conseguenze dei fatti dell'11 dicembre nella piazza del Maneggio a Mosca, il pericolo del processo di “etnicizzazione del comportamento di protesta” della popolazione russa, ma anche la mobilitazione religiosa nelle regioni russe legate all'Islam.

Il tratto di insediamento [1]: la storia si ripete

Numerosi studi condotti in diversi paesi mostrano che alla base della xenofobia sta non tanto la reazione al comportamento di altri gruppi etnici, quanto il trasferimento sugli “estranei” di un complesso di insoddisfazioni socio-psicologiche accumulatesi in diverse sfere della vita dei portatori delle fobie. Se c'è l'odio, il nemico si trova, perciò cambia continuamente forma. All'inizio del XX secolo la forma fondamentale di xenofobia in Russia era l'antisemitismo e all'inizio del XXI nella coscienza di massa è stato schiacciato dagli umori anti-caucasici.

Dal 1890 al 1903 nel sud della Russia si scatenarono alcune ondate di pogrom contro gli ebrei [2]. Il potere russo allora rispose ad essi all'incirca nello stesso modo dell'attuale – con un inasprimento delle condizioni di vita di coloro contro cui era diretto l'odio. Nei tratti di insediamento agli ebrei fu proibito la partecipazione agli organi di governo locale e l'uscita da questi tratti dei gruppi professionali che in precedenza ne avevano diritto, per esempio gli artigiani. A Pietroburgo, a Mosca e in altre città proibite come residenza per gli ebrei cominciarono rastrellamenti e sgomberi di persone che prima avevano diritto di residenza in esse. A cosa portò questo? I pogrom non si interruppero, al contrario, negli anni 1905-1906 diventarono ancora più crudeli, ma la gioventù ebraica si gettò in massa sulle barricate della prima rivoluzione russa. Dopodiché seguì una nuova stretta di limitazioni dei loro diritti. Cosa successe dopo, lo sanno tutti – avvenne l'ultima rivoluzione per la dinastia dei Romanov.

Oggi perfino l'immagine dei tratti di insediamento, la sola minaccia di limitazione dei diritti per i gruppi etnici che li possedevano, può portare a un'esplosione politica.

Nel 1890 i 24 rappresentanti più in vista della cultura russa (L. Tolstoj, V. Korolenko [3], K. Timirjazev [4], V. Solov'ëv [5] e altri) sottoscrissero la “Dichiarazione contro l'antisemitismo”, in cui si notava che qualsiasi eccitazione dell'inimicizia su base etnica “perverte la società alla radice e può portarla all'imbarbarimento morale, in particolare con l'attualmente già visibile decadenza dei sentimenti umanitari, con la debolezza del principio giuridico nella nostra vita”. Suona come un commento fresco dei fatti di dicembre nella piazza del Maneggio, ma invece alla fine del XIX l'inimicizia su base etnica si incitava all'antica, “manualmente”, senza appoggiarsi alla potenza dei mezzi di comunicazione di massa.

All'inizio del XX secolo i partiti delle Centurie Nere [6] erano le organizzazioni politiche russe più massicce per numero di membri attivi. Dal 1905, dopo la comparsa dell'Unione del Popolo Russo [7] e di tutte le organizzazioni separatesi e ramificatesi, il movimento delle Centurie Nere si trovò legato direttamente al governo e fu finanziato da un fondo speciale del Ministero degli Interni. Tuttavia queste organizzazione si erano originate 15 anni prima della loro ammissione ufficiale come movimenti autonomi.

Nel 1890 sorse l'organizzazione illegale “Reggimento Russo”, presto sbaragliata dalla polizia. In quello stesso anno comparve l'organizzazione semi-legale “Assemblea Russa”. Questi movimenti si formavano nel sud della Russia, nella zona del tratto di insediamento, in cui i russi etnici formavano una maggioranza non significativa o perfino una minoranza in confronto alla popolazione locale moldava, ucraina ed ebraica. Qui all'inizio del secolo scorso l'impetuosa industrializzazione lasciò senza mezzi di sussistenza una massa di artigiani e piccoli imprenditori. Qui si fece sentire un'acutissima disoccupazione e, conseguentemente, la concorrenza sul mercato del lavoro. Qui in condizioni di eccezionale ristrettezza si manifestarono più acutamente molti problemi sociali, compresa l'ubriachezza di massa. La coscienza comune legò allora tutte queste disgrazie, così come oggi, prima di tutto agli estranei, ma anche ai funzionari venduti, che gli garantivano di prevalere ai danni del popolo russo. Proprio qui furono proposti per la prima volta lo slogan “La Russia per i russi” e le richieste rivolte al potere di garantire legalmente la prevalenza al popolo russo. Adesso questa idea è sostenuta da più della metà degli intervistati in tutta la Russia.

Crisi politica – manifestazioni etniche

In cosa consiste la somiglianza dei fatti svoltisi in Russia all'inizio del XX e all'inizio del XXI secolo? In entrambi i casi gli scontri etnici sono diventati solo una delle forme di riflesso della crisi socio-politica. All'inizio del secolo scorso, così come all'inizio dell'attuale, si sono manifestati evidenti segni di disfunzione di un sistema chimerico, che unisce l'economia di mercato a un regime poliziesco-burocratico indurito.

I successi dell'economia russa agli inizi del secolo scorso furono più impressionanti di quelli all'inizio dell'attuale. 40 anni dopo l'abolizione della servitù della gleba la Russia irruppe nel quintetto dei paesi più industrializzati del mondo in una serie di importanti indici economici.

Tuttavia perfino con la crescita della potenza economica del paese il suo potere autocratico non era incapace di risolvere un qualsiasi complesso problema sociale e politico. Perfino gli amministratori di talento erano limitati nelle possibilità di condurre riforme sociali.

A P.A. Stolypin [8] riuscì condurre una riforma agraria molto radicale, ma le sue più che moderate proposte “Sulla revisione delle disposizioni che limitano i diritti degli ebrei” (ottobre 1906) furono respinte dallo zar con la seguente motivazione: “Nonostante i più convincenti argomenti a favore di una decisione positiva su questa cosa, la voce interiore mi ripete sempre più insistentemente che non prenda su di me il peso di questa decisione”. Così anche oggi le più importanti decisioni sociali e politiche vengono prese di nascosto, da un piccolo gruppo di persone, che sono comunque guidate dalla stessa “voce interiore” e da stereotipi individuali che non si distinguono da quelli di massa.

E adesso, come pure all'inizio del secolo scorso, la scelta delle persone per le più alte cariche dello stato è determinata comunque dal principio della “devozione personale” a danno delle qualità personali. Quale ruolo nel destino dell'Impero Russo abbia giocato questo principio l'ha notato nelle sue memorie S. Vitte [9]. Caratterizzando i rappresentanti dei partiti delle Centurie Nere che avevano rafforzato la propria influenza a corte, scrisse: “La maggior parte dei suoi caporioni sono parvenu politici, gente sporca di pensieri e sentimenti, non hanno alcuna idea politica vitale e onesta… E il povero Sovrano sogna, appoggiandosi a questo partito, di ristabilire la grandezza della Russia. Povero Sovrano”.

E finalmente la cosa principale: il sistema di governo verticale e chiuso al controllo sociale genera inevitabilmente corruzione, che non a caso si traduce dal latino come “sfiorire”, questa fa effettivamente sfiorire, decomporre la società. E' anche la causa principale di quella forma di contraddizioni interetniche che si è formata in Russia nel secolo scorso e ancora di più nell'attuale. La corruzione totale porta alla sfiducia totale e più facilmente si riveste dell'immagine del nemico etnico. Perché i poliziotti hanno lasciato andare le persone sospettate dell'omicidio di Egor Sviridov [10]? Forse per grande amore per i caucasici? La corruzione crea le condizioni per la cosiddetta criminalità etnica. Il fatto è che ad un ambito corrotto chiuso si adattano meglio i gruppi che conservano la chiusura patriarcale e la solidarietà interna.

In che modo è riuscito all'America ridurre sostanzialmente l'attività e l'influenza della mafia italiana, le notizie sui cui crimini balenavano ogni giorno sulle pagine della stampa americana fino agli anni '80? Prima di tutto con lo sviluppo della trasparenza nell'economia e nelle relazioni dei politici con il mondo degli affari. E anche a spese della possibilità di portare persone dalla mafia agli affari legali, tra i Sinatra e i senatori.

Il ruolo di una società aperta per la soluzione dei problemi etnici si può seguire anche in senso contrario, analizzando il fallimento del concetto di multiculturalismo. Questo concetto, diventato dominante nella politica interna delle maggior parte dei paesi dell'Occidente dagli anni '70, di fatto ha stimolato la crescita di un'identità di gruppo, indebolendo quella civica comune e in fin dei conti ha portato alla crescita della chiusura etnica, alla formazione di aree etniche e religiose chiuse non più sulla base di una segregazione di stato, ma su basi volontarie. Adesso i paesi dell'UE hanno rinunciato a questa politica. Questi hanno preso a sostenere di nuovo l'integrazione individuale dei cittadini in un'unica società civile indipendentemente dall'appartenenza etnica e religiosa.

In Russia nessuno ha condotto una politica di multiculturalismo, negli anni Zero in essa è mancata in generale una politica etnica coerente e le istituzioni statali che avrebbero dovuto condurla sono state smobilitate. Tuttavia tutto l'ambito socio-politico, come ho cercato di mostrare, lavora per la divisione della società.

La cultura civile ha un altro nome in sociologia – la cultura “partecipativa” della partecipazione. Ma a cosa può partecipare oggi una persona attiva in Russia? Gli ascensori sociali sono arrugginiti e la mobilità sociale, in particolare per la gioventù, rappresenta un problema enorme. La politica pubblica di fatto manca, perciò l'attività politica è impossibile. Anche quella sindacale è paralizzata. Da noi per la gente che protesta è più facile bloccare la Transiberiana che proclamare uno sciopero. La via verso gli ultrà calcistici, gli skinheads o le sette religiose – è questa la non ricca scelta che resta all'attuale regime per realizzare la vivace attività giovanile.

La politica interna, che conosceva solo le parole “proibire”, “inasprire”, “non permettere” e “punire”, per Nicola II risultò suicida nel vero senso della parola. Questa risultò letale per l'Impero Russo dei successi economici, in quanto lasciò alle sue forze attive una stretta fessura per la scelta tra il conservatorismo delle Centurie Nere e la rivoluzione bolscevica, la scelta tra la padella e la brace [11]. Adesso la scelta è ancora più ristretta, in quanto oggi sia il conservatorismo, sia la rivoluzione nel nostro paese possono essere solo delle Centurie Nere. Non c'è una terza forza. I liberali sono divisi ancor più della società. Quelli che sono in vista discutono su dove sedere o in quale parte della piazza Triumfal'naja [12] stare.

Un anno e mezzo prima delle elezioni presidenziali

I fatti della piazza del Maneggio non somigliano alle agitazioni etniche standard. Sono una celata protesta socio-politica in forma etnica. Ma per l'appunto questa forma rende poco credibile che tale attività si indirizzi nell'alveo della solidarietà civile e della creatività civile. Tra l'altro, nella storia contemporanea esperienze di simili trasformazioni ci sono state. Così la svolta quasi fantastica per risultati degli USA dal razzismo totale ancora negli anni '60 all'elezione a presidente di un afro-americano nel 2008 è indissolubilmente legata al nome del presidente J.F. Kennedy, anche se questi non prese subito su di se il ruolo di iniziatore della lotta con il razzismo.

Kennedy vinse con scarso margine le elezioni del 1960. In seguito il suo consenso prese a cadere in seguito al senso di caos nel paese causato dalle crescenti agitazioni dei neri. All'inizio del 1963 in risposta a queste agitazioni negli USA crebbe nettamente il livello di umori razzisti. Questo costrinse Kennedy a frenare le riforme delle relazioni tra le razze e l'ampliamento dei diritti civili dei neri per evitare un confronto aperto con i razzisti, gravido di complicazioni dei rapporti con il Congresso. Rinunciò a sostenere una nuova legislazione sui diritti civili, compreso il disegno di legge Clark-Seller, preparato su sua richiesta. Fino al maggio 1963 il lavoro sul problema nero, stando alle memorie del suo consigliere A. Schlesinger, fu l'ultimo della lista dei piani del presidente.

Tuttavia già a giugno, circa un anno e mezzo prima delle elezioni, Kennedy indirizzò un messaggio straordinario al Congresso, in cui espose il proprio programma nell'ambito dei diritti civili. Il suo senso politico consisteva nell'idea di “trasformare la rivoluzione nera in una cosa pacifica e costruttiva”. Nella sua campagna elettorale Kennedy contava non tanto sull'appoggio della minoranza nera, buona parte della quale allora era ancora priva del diritto di voto, quanto sull'unione delle forze moderate e assennate della maggioranza bianca davanti alla minaccia di una divisione razziale che avanzava. Le proposte di Kennedy sul problema razziale contenute nel messaggio erano molto moderate e compromissorie. Tuttavia anni dopo questo messaggio si prese a valutarlo come una svolta nei rapporti sociali negli USA, come un programma di “nuova frontiera” nell'ambito dei diritti civili. Questo programma fu seguito poi da tutti i presidenti USA indipendentemente dalla loro appartenenza partitica.

Ci si può aspettare che l'attuale presidente russo, la cui politica nella stampa pro-Cremlino viene definita la “seconda edizione del caos degli anni '90”, faccia uso della lezione del presidente Kennedy? Forse, ma, ahimè, solo come fiaba natalizia.

Ėmil' Pain
articolo speciale per la “Novaja gazeta”

25.01.2011, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2011/008/07.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Nome dato nella Russia zarista alle zone in cui dovevano risiedere gli ebrei.

[2] Va notato che in russo il termine pogrom indica il tumulto popolare in generale.

[3] Vladimir Galaktionovič Korolenko, scrittore populista.

[4] Kliment Arkad'evič Timirjazev, biologo rivoluzionario.

[5] Vladimir Sergeevič Solov'ëv, filosofo e teologo.

[6] Gruppi ultranazionalisti e antisemiti.

[7] Organizzazione ultranazionalista.

[8] Pëtr Arkad'evič Stolypin, primo ministro ai tempi di Nicola II.

[9] Sergej Jul'evič Vitte, politico russo, fautore dell'industrializzazione.

[10] Tifoso dello Spartak ucciso in una rissa con dei giovani caucasici.

[11] Letteralmente “tra il fuoco e la fiamma”.

[12] “Trionfale”, piazza di Mosca, teatro di manifestazioni dell'opposizione.


http://matteobloggato.blogspot.com/2011/01/la-bomba-che-sta-per-esplodere-in-tutta_29.html

27 gennaio 2011

A proposito dell'attentato a Domodedovo

Domodedovo”, 24.01.2011




Cronaca dei fatti visti con gli occhi dei corrispondenti della “Novaja gazeta”, delle agenzie di informazioni, dei testimoni e dei blogger


17.50. Il numero dei morti in conseguenza dell'esplosione all'aeroporto “Domodedovo” ha raggiunto i 31, i feriti sono circa 130, comunica alla “RIA Novosti” [1] lunedì l'assistente del ministro della Sanità e dello Sviluppo Sociale della Federazione Russa Sofija Maljavina. Per il forte fumo stabilire con precisione il numero dei feriti è finora impossibile.

Secondo dati non definitivi, la potenza dell'ordigno esplosivo è equivalente a 7 kg di tritolo, comunica Interfax.

Versione preliminare: l'esplosione è avvenuta sul nastro dei bagagli, evidentemente in una delle valigie.

La ricezione dei voli a “Domodedovo” è bloccata. Come riserva si usano gli altri aeroporti di Mosca. Il primo aereo della Transaėro [2] reindirizzato da “Domodedovo” tra qualche minuto atterrerà a “Šeremet'evo” [3].

Gli uomini del Pronto Soccorso del CRB [4] di Domodedovo sono alle prese con problemi di spostamento e chiedono alla polizia di bloccare la strada per l'aeroporto. Nella sezione per l'aiuto urgente portano 20-23 persone. Sono state messe in azione circa 10 brigate del Pronto Soccorso, da 3-4 persone ciascuna.

Comunicato di un utente di un microblog, testimone dell'esplosione:

Sono morte circa settanta persone”.

Dal momento dell'esplosione a “Domodedovo” è passata più di un'ora. Nessun canale russo ha fatto un'edizione straordinaria”.

C'erano effettivamente dei cadaveri. Ma non c'è panico, il luogo dell'esplosione è circondato, la mia uscita per l'imbarco è in un'altra ala e qui è tranquillo”.

Ci sono molti morti, là lavorano dei miei collaboratori. L'atto terroristico è avvenuto nella zona degli arrivi internazionali. Non c'è luce, ci sono corpi dilaniati”.

18.10. La Commissione Inquirente ha qualificato l'esplosione a “Domodedovo” come atto terroristico, ha comunicato a Interfax il rappresentante della Commissione Inquirente della Federazione Russa Markin.

Vladimir Putin è stato informato dell'esplosione all'aeroporto “Domodedovo” (ITAR-TASS).

I testimoni dell'esplosione esortano le persone in automobile a trasportare feriti e danneggiati. Le ambulanze della sezione per l'aiuto urgente non bastano.

Comunicato di un utente di un microblog, testimone dell'esplosione:

Non è un bagaglio! La bomba era addosso a una persone che stava tra quelli che vanno a incontrare chi arriva. Vicino all'“Azija-kafe” [5].

Riprendete con i cellulari i tassisti che alzano i prezzi per via dell'atto terroristico a “Domodedovo”.

18.15. A “Domodedovo” sono cominciate intermittenze con i cellulari. Probabilmente li bloccano su richiesta dei servizi segreti. Compaiono notizie di una seconda esplosione, ma per ora non è chiaro, se c'è stata in realtà e dove. Secondo certe informazioni, è risuonata a “Šeremet'evo”, secondo altre nello stesso “Domodedovo”.

18.20. Una fonte delle forze dell'ordine ha comunicato: nella notte di lunedì agli agenti del GUVD [6] è giunta notizia che a Zelenograd [7] potrebbe esser stato compiuto un atto terroristico, tra l'altro per mezzo di un terrorista kamikaze (Rosbalt [8]).

18.30. Sulla strada rotabile di Kašira [9] procede al ritmo abituale.

Di fatto alle ore 18 e 20 minuti la strada rotabile di Kašira non è bloccata, comunica Evgenij Gil'deev, capo della direzione per le informazioni e i rapporti con il pubblico del GUVD della regione di Mosca. “Forze di complemento del GIBDD [10] della regione di Mosca sono già state indirizzate sulla strada rotabile per controllare la situazione sulla strada e garantire il passaggio senza ostacoli delle ambulanze del Pronto Soccorso in entrambe le direzioni”.

18.40. E' comparso il primo video dal luogo dell'attentato. Nelle immagini sono visibili molti corpi, dei feriti. Il vano della sala degli arrivi è pieno di fumo.

18.51. Secondo le informazioni ufficiali, diffuse in onda sul Primo Canale, I feriti verranno accolti dagli ospedali cittadini nn. 83, 7, 12, 13 e 64.

Nella clinica n. 83 dell'Agenzia Federale Medico-Biologica Russa alla “Novaja gazeta” è stato comunicato: “Non appena è giunto il segnale, verso il luogo dell'incidente sono state indirizzate 12 ambulanze da rianimazione. Presto verranno portati i feriti. Sul numero di feriti accolti non ci sono notizie”.

Agli ospedali nn. 7 e 12 finora è giunta una persona da “Domodedovo”.

Al contempo negli ospedali nn. 13 e 64 non ci hanno confermato le informazioni sul fatto che si preparino ad accogliere i feriti. Neanche negli ospedali nn. 33 e 36, dove ci sono grandi reparti per ustionati sanno niente di una possibile dislocazione da loro di vittime dell'atto terroristico.

18.55. I tassisti a “Domodedovo” hanno gonfiato i prezzi fino a 10000-20000 rubli [11] per una corsa, comunicano i testimoni.

Comunicati di utenti di microblog, testimoni dell'esplosione:

Tutti i feriti sono stati portati via. I morti non vengono spostati, vengono portate avanti le misure investigative. Si cercano i resti del kamikaze”.

C'è un mucchio di resti, per ora non la [12] identificano”.

Verso le 19.15 un corrispondente della “Novaja gazeta” comunica da “Domodedovo”: il parcheggio è tutti gli ingressi all'aeroporto sono gremiti – alle macchine operative e alle ambulanze è toccato lette farsi largo attraverso un ingorgo. Presso il terminal stesso ci sono come minimo 20 tra mezzi del Pronto Soccorso, autopompe, autobus dello MČS [13], microbus della Commissione Inquirente, macchine nere con sirene e targhe AMR [14]. Da dietro il cordone di sicurezza viene un fiume di gente sempre nuova in borghese e in uniforme.

19.25. La compagnia “Aėroėkspress” ha annunciato che i viaggi dall'aeroporto a Mosca saranno gratuiti. La stazione di Pavelec [15], dove arrivano gli aero-espressi da “Domodedovo”, secondo gli agenti è “regimentata”, cioè le entrate dalla strada sono chiuse. Tuttavia un corrispondente della “Novaja gazeta” è riuscito senza problemi a giungere alle cassa dell'“Aėroėkspress” attraverso l'uscita del metrò.

Il numero degli agenti dei servizi armati è stato aumentato di 4-5 volte, viene condotta l'ispezione dei bagagli e la verifica dei documenti.

Nell'aeroporto stesso molti automobilisti propongono di portare le persone in città gratuitamente. Lo stesso avviene anche alla stazione di Domodedovo [16] a Mosca.

La polizia ha bloccato l'ingresso e l'entrata della sala dei voli internazionali. I feriti vengono portati via uno dopo l'altro su sedie a rotelle. Alcuni, feriti lievemente, rifiutano l'aiuto dei medici e lasciano l'aeroporto autonomamente. Il servizio di sicurezza dell'aeroporto vieta di fare foto e riprese video nei pressi del cordone di sicurezza, ma pochi ci fanno attenzione.

La sala partenze sembra come sempre – file per la registrazione, piccoli caffè in funzione, solo di polizia ce n'è molta più del solito. Attraverso l'altoparlante annunciano che l'aeroporto funziona a regime normale: gli aerei vengono fatti atterrare e partire. Nella sala delle linee interne, che è ancora più lontana dal luogo della tragedia, c'è la ressa: sia di persone che vanno ad accogliere chi arriva, sia di persone arrivate. Tutto è molto tranquillo, molti, pare, non sanno proprio nulla di ciò che è successo e non capiscono perché c'è tanta polizia.

Alle entrate delle sale dell'aeroporto si sono formate delle code: dopo l'esplosione la polizia ha preso a far passare attraverso il metal detector tutti quelli che vogliono andare là dentro.

19.38. 35 persone sono morte, 46 sono rimaste ferite in conseguenza di un atto terroristico all'aeroporto “Domodedovo” lunedì, ha dichiarato in diretta alla NTV [17] l'addetto stampa dell'aeroporto Elena Galanova.

Alla stazione di Pavelec incontro agli aero-espressi sono andati uomini dello MČS e del Pronto Soccorso, che hanno cercato tra la folla i bisognosi di aiuto medico.

19.50. In conseguenza dell'atto terroristico sono morte 35 persone, 130 sono rimaste ferite, l'ultima informazione viene comunicata alla “Novaja gazeta” dal rappresentante del comitato antiterroristico Nikolaj Sincov. Al momento presente tutti i feriti sono stati portati via dall'aeroporto.

Gli uomini delle forze dell'ordine esaminano la versione del kamikaze che si è fatto esplodere a “Domodedovo”. E' stato aperto un procedimento penale ai sensi dell'articolo 205 del Codice Penale della Federazione Russa (atto terroristico).

20.15. Sul luogo dell'atto terroristico sono stati trovati dei resti, presumibilmente appartenenti al kamikaze. Secondo notizie non definitive, è un fuoriuscito del Caucaso del Nord. Il terrorista-kamikaze a “Domodedovo” prima dell'esplosione ha gridato: “Vi ammazzo tutti!” – comunica “Vesti” [18] facendo riferimento a dei testimoni.

L'aero-espresso alle 20.15 è arrivato alla stazione di Pavelec praticamente vuoto, di feriti e danneggiati non ce n'erano.

Un uragano di insoddisfazione senza precedenti nei confronti delle autorità federali si osserva nei social network e nei microblog. E' notevole che nei forum di discussione mancano quasi del tutto i cosiddetti bot [19], che reagiscono ai comunicati critici all'indirizzo del potere.

Per via dell'atto terroristico a “Domodedovo” le rimostranze fondamentali si abbattono sul presidente Medvedev e sul primo ministro Putin. Il tandem è accusato del fatto che la verticale del potere da loro creata è capace di difendere solo gli strati sociali più alti e servire i loro interessi. L'atto terroristico nel principale aeroporto del paese è definito un'altra dimostrazione dello sfacelo del sistema delle forze dell'ordine.

Gli utenti non hanno imbarazzo nell'esprimersi. E il comunicato più popolare nei microblog è la notizia di come il presidente Medvedev è venuto a sapere dell'atto terroristico da Twitter.

Medvedev è venuto a sapere da Twitter cosa capitava a “Domodedovo” e ha indetto una riunione di emergenza. Ma questo… non è un paese”.

Dimissioni per governo, presidente e premier! Basta vivere nella paura”.

Vladimir Vladimirovič, vi voteremmo di nuovo anche senza atti terroristici”.

Dov'erano i servizi segreti, la polizia e il servizio di sicurezza di “Domodedovo” prima che l'esplosivo capitasse nella sala degli arrivi??!”

Su Twitter per via dell'atto terroristico sono addirittura cominciate le votazioni per le “dimissioni” del premier.

Sostenete l'idea di togliere di torno V.V. Putin? “Sì” – 83% (2462), “No” – 17% (521). Hanno votato in tutto: 2983”.

Oltre a questo gli utenti fanno attenzione al fatto che dai file service vengono tolti i materiali sull'atto terroristico inseriti.

Colpisce la velocità nel togliere fotografie e video!!! Evidentemente, tutti i nostri servizi segreti sono impiegati solo in questo!”

L'ondata di sdegno su Internet è rivolta anche all'indirizzo dei canali televisivi federali, che hanno taciuto nelle prime ore dopo la tragedia. Ecco il twit più popolare sul tema.

TV: Primo – show televisivo, “Rossija” [20]serial, TVC [21] – talk-show, NTV - serial, continuiamo? CNN – diretta! ВВС – diretta!”

Al secondo posto per frequenza di apparizione – i comunicati dei moscoviti comuni sulla prontezza nell'aiutare i feriti. Per esempio, per portarli dall'aeroporto al metrò. Molto attuale nel mondo dell'altra informazione – come i tassisti gonfiano le tariffe.

Il club di fuoristrada Partisan4x4 è andato all'aeroporto. In organico ci sono 12 automobili, macchine notevoli, non vi sbaglierete. Bombil vi porterà “sui paraurti”.

Aiuto con l'auto a Domodedovo per chi ne ha necessità +792671792хх +792620635хх +792653057хх +792651152хх”.

Finora è ignoto dove si trovino alcuni diplomatici inglesi atterrati con un aereo British Airways poco prima dell'esplosione”.

In entrambe le direzioni sulla strada per Dmd [22] non ci sono ingorghi!»

Attenzione! E' partito un SMS truffa da parte di bastardi totali dal titolo “MAMMA, metti presto dei soldi sul numero… Sono all'aeroporto”.

Pronto a prendere una famiglia fino a 4 persone da “Domodedovo”. Arrivo tra circa un'ora”.

21.20. “RIA Novosti”: i moscoviti morti nell'esplosione a Domodedovo verranno sepolti a spese della città.

21.53. “In conseguenza di un'esplosione sono morte 34 persone, nei luoghi di cura di Mosca e della regione di Mosca sono state ricoverate 74 persone, a 94 feriti è stato dato aiuto in ambulatorio” – comunica il sito dello MČS russo.

Un testimone

Michail Fedorec, 25 anni. Racconta dallo Sklif [23]:

– Ero andato a incontrare la mia ragazza, ero seduto nella sala degli arrivi. All'improvviso è risuonato un botto. L'esplosione non l'ho vista, ho solo sentito un'onda forte e sono stato fatto cadere dalla sedia. Quando sono tornato in me, nella sala intorno c'erano già persone insanguinate, moltissime erano distese e non si muovevano. Chi stava in piedi e si era salvato parlava di un uomo con una valigia. Questo sarebbe esploso.

Il Pronto Soccorso è arrivato molto rapidamente, i medici hanno fatto tutto con precisione e con tranquillità. In generale non c'è stato un panico particolare, tutti cercavano di aiutarsi a vicenda.

Ma la mia ragazza alla fin fine è arrivata a “Šeremet'evo” e io sono stato portato inizialmente all'ospedale di Vidnoe [24] e poi già a Mosca.

Brigata di turno della "Novaja gazeta":
Zinaida Burskaja

Rostislav Bogu
ševskij
Nikita Girin
Pavel Kanygin
Ol'ga Osipova

25.01.2011, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2011/008/01.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Agenzia di informazioni. RIA sta per Russkoe Informacionnoe Agentstvo (Agenzia di Informazioni Russa) e Novosti sta per “notizie”.

[2] Compagnia aerea russa con base a Domodedovo.

[3] Secondo aeroporto di Mosca.

[4] Central'naja Rajonnaja Bol'nica (Ospedale Distrettuale Centrale).

[5] “Asia-caffè”.

[6] Glavnoe Upravlenie Vnutrennich Del (Direzione Centrale degli Affari Interni), in pratica la sede centrale della polizia.

[7] Città nei dintorni di Mosca.

[8] “Russia-Baltico” (agenzia di informazioni).

[9] Città a sud di Mosca.

[10] Glavnaja Inspekcija po Bezopasnosti Dorožnogo Dviženija (Ispettorato Centrale per la Sicurezza del Traffico Stradale), in pratica la Stradale.

[11] Circa 250-500 euro.

[12] Dunque in quel momento si riteneva che il kamikaze fosse una donna.

[13] Ministerstvo Črezvyčajnych Situacij (Ministero delle Situazioni di Emergenza), ente che opera come la Protezione Civile.

[14] Targhe dell'equivalente russo delle “auto blu”.

[15] Stazione del centro di Mosca, così chiamata in onore di una cittadina della Russia centrale che ne era un tempo il capolinea.

[16] Cioè quella dei treni per Domodedovo.

[17] TV privata controllata dalla Gazprom.

[18] Telegiornale del Primo Canale della TV di Stato.

[19] Abbreviazione di “robot”, programmi automatici per lanciare attacchi informatici.

[20] “Russia”.

[21] TV-Centr (TV-Centro).

[22] “Domodedovo”.

[23] Nome colloquiale dell'ospedale Sklifosovskij, uno dei principali di Mosca.

[24] Cittadina nei pressi di Mosca.


http://matteobloggato.blogspot.com/2011/01/la-novaja-gazeta-domodedovo.html

26 gennaio 2011

A proposito di situazioni esplosive

Russia: il livello di odio si avvicina al segno “esplosione”




Dai banchi di scuola molti conoscono la storia di come dallo spostamento di una virgola può dipendere la vita di una persona che potrebbero giustiziare invece di graziare [1]. Ecco che allo stesso modo solo dal giro di una manopola nella coscienza della società dalle richieste sociali a quelle etniche oggi dipende la vita di tutta la nostra società. Le richieste sociali, che stanno nascoste alla base degli avvenimenti dell'11 dicembre nella piazza del Maneggio [2] – “giusto processo”, “irrevocabile punizione dei colpevoli”, “no alla corruzione” – sono capaci di incarnare la società, in quanto dividono la maggioranza assoluta dei russi. Tuttavia la gioventù è andata in piazza con rimostranze verso altri gruppi etnici. E queste rimostranze nel nostro paese multietnico rafforzano la divisione della società, provocano conflitti pericolosi e riducono nettamente la probabilità di una modernizzazione di successo

Dove viene indirizzata la protesta sociale

Non è stata la Mosca soffocata dal fumo degli incendi, né la prigionia invernale di migliaia di persone negli aeroporti abbandonati dalle autorità di Domodedovo e Šeremet'evo [3], né i pluriennali abusi, coperti dai funzionari di Krasnodar [4], di bande di assassini a Kuščëvskaja [5] a generare l'attività dei manifestanti. Allora con gli slogan “Russi, avanti!”, “La Russia per i russi, Mosca per i moscoviti!”, “Mosca non è il Caucaso!” in piazza del Maneggio l'11 dicembre sono andati da 5 mila (secondo la versione del GUVD [6] di Mosca) a 12 mila (secondo le stime degli esperti) partecipanti. Non li hanno portati con gli autobus, non gli hanno pagato degli onorari, non li hanno attratti in piazza con promesse di uno show – è stata una dimostrazione dilettantistica, che si è spostata in 15 città russe. Il livello di approvazione o di simpatia per questa attività politica da parte degli abitanti della Russia, secondo le stime di alcuni centri sociologici, è stato del 25-27% con la stessa percentuale di esitanti. Sono molti o pochi?

Nell'ottobre del 1922 ottomila camicie nere, basandosi su un miseramente piccolo della popolazione italiana, si mossero in marcia su Roma e portarono al potere Mussolini. Le idee di quella marcia, così come quelle della “Marcia Russa” [7], univano le richieste di giustizia sociale e la “restituzione della dignità a una nazione umiliata”. Così “sollevarono dopo che era caduta in ginocchio” [8] l'Italia, che negli anni '20 era simile alla Russia attuale nel senso che neanche là c'era una società, ma c'era una popolazione divisa in gruppi locali. I settentrionali odiavano i meridionali, che li ripagavano con la stessa moneta. Ma negli anni '20 ancora non c'erano Internet e i social network, capaci di organizzare quasi istantaneamente decine di migliaia di persone, com'è avvenuto a Mosca. Citerò estratti di corrispondenza nei social network: “Il gruppo stesso è comparso il 12 dicembre 2010, fino ad allora avevamo avuto solo un incontro, ma ora nel gruppo ci sono più di 5000 persone”; “L'idea della Manežka [9] è giunta subito, non appena si è riusciti a sbarrare la Leningradka [10], ci siamo subito passati questa info”; “Siamo in contatto dal 6 dicembre, l'incontro stesso, com'è noto, è stato fissato per l'11 dicembre… All'incontro si sono registrate oltre 9000 persone”; “Il gruppo che ha preparato “Ostankino” [11], era già spuntato dalle fila di quei ragazzi di destra che hanno devastato la Manežka, ma questo gli sembrava poco e ci hanno chiesto di aiutarli a organizzare il popolo…”

Ecco così che l'hanno organizzato. Decine di messaggeri volontari dai 14 ai 20 anni di età hanno effettivamente raccolto una folla di migliaia di persone. Si capisce, c'erano anche degli adulti che usavano questa folla. Questi si basavano su altre, meno aperte forme di diffusione di messaggi, compresi anche gli spazi cospirativi. Ma tutto questo è stato unito da un'idea comune, vicina a quella che è stata esposta nella lettera anonima, che girava per la Rete, al generale Šamanov, comandante delle VDV [12]. In questa lettera c'era una richiesta: usare le “truppe scelte del popolo russo” per schiacciare non solo l'“abuso caucasico”, ma anche il “potere inattivo”. La gioventù nazionalista insoddisfatta di entrambe queste circostanze si cerca un leader nell'ambito militare. In questo senso non sembrano fantascienza un nuovo “caso V. Kvačkov[13] e le accuse mosse nei suoi confronti di organizzare in una serie di città della Russia dei “miliziani”, che a un segnale dovrebbero prendere i reparti militari e dirigersi in marcia su Mosca allo scopo di appoggiare la “gioventù patriottica”. Un tale scenario è probabile e a pieno titolo può essere definito con l'aiuto della metafora dell'“esplosione”. Tra l'altro, fino al 2012 sono ancora più probabili altre tendenze e minacce.

La trasformazione dei tifosi in aggressori

Negli anni '90 in Russia c'erano molti problemi, ma i processi sociali si sviluppavano nella stessa direzione che negli altri paesi del “Nord” globale. Così la gioventù russa mostrava grande prontezza ai mutamenti modernizzanti e un livello di tolleranza etnica superiore a quello degli anziani. Dall'inizio degli anni 2000 la situazione è cambiata – proprio la gioventù è diventata la portatrice fondamentale di tradizionalismo e xenofobia. Negli anni '90 per i tifosi calcistici (gli ultrà) era caratteristica l'inimicizia con nazionalisti e neonazisti.

Allora nella cerchia degli ultrà era diffusa la leggenda dell'ultrà dello Spartak impiccato dai naziskin con la sua “rosa” (la sciarpa da ultrà con il simbolo del club). Negli anni 2000 invece l'odio si è mutato in amore. Da allora in molte città del paese sono state registrate già decine di casi di partecipazione congiunta di “nazi” e di “ultrà” dopo le partite di calcio a scontri armati con evidenti segni di odio razziale ed etnico.

Parallelamente è andato avanti il processo di etnicizzazione del comportamento di protesta della generazione adulta. Questo si manifestò già nel corso delle azioni di protesta contro la cosiddetta monetizzazione delle agevolazioni [14] (2004), che furono accompagnate in una serie di città da slogan di contenuto apertamente xenofobo e in seguito nei fatti di Kondopoga [15] (2006) e in molti scontri locali in tutta la Russia.

Il consolidamento etnico della Russia in forma negativa come consolidamento “contro” è diventato la risposta al precedente consolidamento delle minoranze etniche. L'ha fortemente incitato la guerra cecena, ma in maggior misura il corso putiniano di sospettosità ufficiale: “Intorno ci sono nemici, che vogliono strappare grassi bocconi del nostro territorio”, “I nemici esterni istigano i nemici interni”, ecc. Tutto questo ha formato la psicologia della “nazione umiliata”. La sospettosità etnica è stata fortemente incitata dai politici di tutti i colori. Sul crescente potenziale di mobilitazione dell'acutizzazione dell'autocoscienza etnica si sono gettati per primi numerosi rappresentanti di nuovi partiti, raggruppamenti e movimenti nazionalisti. A tagliarsi fettine di questa torta si sono affrettati anche i vecchi partiti. Lo LDPR [16] ha mutato il proprio slogan sul “lavare gli stivali nell'Oceano Indiano” nel più redditizio “Siamo per i poveri, siamo per i russi!». Il KPRF [17] ha rigettato il proprio primitivo principio di internazionalismo e si posizione pure come partito della maggioranza etnica. Alle elezioni presidenziali del 2008 il leader del KPRF fu presentato nel modo seguente: “Zjuganov è inadatto per il governo mondiale e per la squadra di Putin non solo perché è comunista, ma anche perché è l'unico dei candidati alla presidenza ad essere russo di sangue e di spirito”.

E perfino alcuni politici che si definiscono liberali hanno voluto scaldarsi le mani a questo falò, portando avanti l'idea di un “nazionalismo liberale”. Del liberalismo in questa idea c'è solo la parola nella definizione, ma per l'appunto la parola stessa esclude il suo successo nell'ambito dei nazionalisti russi. Nel loro lessico “liberali” è una parola tabuizzata, sono nemici, “estranei e gay”. Inoltre l'ideologia di diverse correnti del nazionalismo russo è contrapposta di principio al liberalismo. Questi intervengono contro la libertà e tanto più contro l'uguaglianza. La loro richiesta è: rafforzare giuridicamente la posizione dominante, lo status particolare del popolo russo come unico che forma lo stato.

La deriva del potere: gli occhi temono – le mani fanno

L'opinione corrente in alcuni mezzi di informazione di massa che i fatti di piazza del Maneggio siano una provocazione delle autorità, a mio parere è profondamente erronea. L'attuale potere non è impaurito per scherzo da questi fatti, che non si sviluppano affatto secondo il suo scenario. Questo è meno capace di controllare la crescita e il comportamento del nazionalismo russo e lo teme sempre più, non pronunciando ad alta voce le parole “nazionalismo russo”. I tentativi del potere di ibridare un tipo particolare di nazionalismo controllato o addomesticato sono falliti. Gli è toccato perfino demolire il proprio progetto – il partito “Patria”. Il potere ha istituito la festa del 4 novembre [18] e adesso la teme esso stesso, concentrando anticipatamente le forze dell'OMON [19] per placare la “Marcia Russa” di molte migliaia di persone. Proprio là a novembre si sono allenati quelli che sono andati nella piazza del Maneggio a dicembre.

Il nazionalismo oggi non è addomesticabile, non può essere un alleato del potere, in quanto si basa esclusivamente su umori di protesta. Non ha già più bisogno dell'appoggio del potere, perciò i suoi rappresentanti si sforzano inutilmente di giocare il ruolo di “uno di loro”.

Il potere non può controllare il nazionalismo, ma è capace di stimolarlo. Dopo il pogrom etnico a Kondopoga (2006) le autorità presero a parlare dell'indispensabilità di “garantire la prevalenza della popolazione autoctona”. Dopo la guerra con la Georgia (2008) fu dichiarata l'introduzione di quote per la residenza di stranieri. Dopo i fatti di piazza del Maneggio al Consiglio di Stato [20] del 27 dicembre 2010 si è trattato non solo delle limitazioni all'ingresso in Russia di cittadini di altri paesi, ma anche delle limitazioni di registrazione degli immigrati interni – i cittadini russi che si trasferiscono da una regione all'altra del proprio paese.

Queste proposte sembrano assurde. Perfino i sostenitori delle limitazioni dell'emigrazione esterna intendono contrapporla a quella esterna. Questi dicono: “A Mosca sostituiamo gli spazzini tagiki e kirghisi con quelli di Rjazan' [21]”. Ma quali spazzini: una buona metà degli abitanti del Cremlino e della Casa Bianca [22] sono migranti interni. Entrambe le prime personalità dello stato e il nuovo sindaco di Mosca sono giunti qui da altri soggetti della Federazione. Così dunque i dimostranti nella piazza del Maneggio richiedevano limitazioni solo per gli abitanti di determinate regioni del sud della Russia e per i rappresentanti di ben determinate etnie. Poiché è chiaro a tutti contro chi è diretto il regime di inasprimento per le registrazioni.

Un'escalation di concessioni suscita un'escalation di richieste. I nazionalisti oggi richiedono non solo la limitazione dell'ingresso di gruppi etnici “estranei” a Mosca, ma anche l'espulsione di quelli giunti in precedenza. Ma come risponderanno a tutto questo i cittadini di un grande paese, che si intende limitare nei diritti, ma al contempo vengono invitati (in quello stesso Consiglio di Stato) a manifestare un patriottismo panrusso?

Il pericolo di tale risposta non sta solo nel fatto che aumenta il numero di scontri su base etnica, che oggi hanno pure coperto tutto il paese come le eruzioni del morbillo. In generale, secondo dati non definitivi del centro SOVA [23], nel 2010 in simili sconti in 44 regioni della Russia sono morte 37 persone e non meno di 368 sono rimaste ferite. La risposta delle minoranze spesso ha un carattere asimmetrico.

La mobilitazione religiosa

Se nell'ambito russo avviene un cambiamento di stato dall'attività su base sociale a quella su base etnica, nelle repubbliche della Russia storicamente legata all'Islam la mobilitazione su base etnica è sostituita da quella su base religiosa.

In Russia c'è una zona particolare, la Repubblica Cecena, in cui si è stabilito un regime teocratico, paragonabile solo a paesi come Iran, Sudan e Afghanistan (nel periodo di governo dei talebani là). Tutte le donne e le ragazze della repubblica, non solo quelle che lavorano nelle istituzioni statali, ma anche quelle che studiano nelle università e nelle scuole, sono obbligate a portare fazzoletti sulle teste, gonne lunghe e altri attributi del costume religioso. Per la violazione di queste norme hanno già sofferto decine di donne. Così, il 13 settembre 2010 a Groznyj su donne che non portavano i fazzoletti spararono con fucili a vernice. La sparatoria fu accompagnata da grida: “Indossate I fazzoletti! Vestitevi com'è stabilito, puttane!” Il video di uno degli attacchi è nel sito di YouTube. Ramzan Kadyrov, commentando questi fatti sul canale televisivo “Groznyj”, dichiarò: “Quando li troverò (gli sparatori – nota dell'autore), gli manifesterò la mia gratitudine”. Quando nel novembre 2008 a Groznyj furono trovate sette donne uccise, “il presidente ceceno, uscendo dalla moschea dopo la preghiera diurna, spiegò perché queste giovani donne meritassero la morte. Secondo Kadyrov queste erano donne immorali e i loro familiari di sesso maschile le avevano uccise giustamente, difendendo l'onore della famiglia [24]”*.

Il Fondo Kadyrov finanzia una massiccia “procedura di risanamento” – la cacciata dei džinny (demoni – n.d.a.), che esteriormente ricorda l'abituale fustigazione delle persone colpite da questa “malattia”. Rendendo contro a Kadyrov del lavoro fatto, Daud Sel'murzaev, capo dell'istituzione in cui si porta avanti questa procedura (il Centro di medicina islamica, aperto a Groznyj meno di due anni fa), ha dichiarato che con tale metodo sono stati liberati dai džinny oltre 130 mila pazienti (quasi un terzo di tutta la popolazione adulta della repubblica). Forse questa procedura è capace di innalzare nei pazienti il livello di patriottismo panrusso e la repubblica supererà la soglia del cento per cento di voti per i candidati ufficiali del “partito del potere” in Russia. Tuttavia sul suo restante territorio solo le informazioni sui costumi che regnano nella Repubblica Cecena (informazioni estremamente avare, ma comunque filtrate nel mondo esterno) riducono l'orgoglio per un paese che a creato sul proprio territorio una tale riserva, per dirla delicatamente, di “norme non laiche di comportamento”. La terapia sociale kadyrovita porta ad una fuoriuscita della popolazione dalla repubblica verso altre regioni del paese e già con questo esercita un influsso su tutto il paese. La fuoriuscita dalla Cecenia e da altre repubbliche è difficile da registrare, in quanto si tratta di migrazioni interne di persone che mantengono la residenza nelle repubbliche, ma vivono prevalentemente nei distretti centrali della Russia, dove attirano su di se la xenofobia di massa. Sottolineo che i cittadini russi fuoriusciti dal Caucaso del Nord adesso superano di molto gli immigrati della CSI per livello di attrazione su di se degli stereotipi dell'odio etnico. Questi sono anche la parte più conflittuale dei nuovi arrivati, in quanto spesso tendono ad affermare ostentatamente il proprio diritto a conservare nel nuovo ambito le proprie norme specifiche di comportamento.

In molte altre repubbliche le contraddizioni sociali si rivestono in forma di lotta tra le correnti tradizionali e non tradizionali per la Russia, quelle salafite, dell'Islam. Questo processo, cominciato alla fine degli anni '90 nel Caucaso del Nord, ora si manifesta sempre più ampiamente anche nel centro stesso della Russia – nelle repubbliche del Volga. Il vice del muftì della Repubblica del Tatarstan Valiulla Jakupov nota che “la maggior parte della gioventù è portatrice di una cultura religiosa inserita dall'estero, che si può definire wahhabismo [25]. Essi stessi preferiscono definirsi salafiti [26]”. E più avanti fa questa prognosi: “Conoscendo l'evoluzione di questa tendenza sull'esempio delle repubbliche dello spazio post-sovietico, in cui l'islamizzazione è più alta di quella del Tatarstan, possiamo vedere cosa ci aspetta”.

E cosa aspetta tutto il paese? Per ora solo una cosa – la crescente radicalizzazione di gruppi in lotta fra loro che fanno parte di una società divisa.

(Segue)

*Vedi.: http://www.newsru.com/russia/03mar2009/kadyrov2.html

Ėmil' Pain
professore dell'Alta Scuola di Economia
articolo speciale per la “Novaja gazeta”

23.01.2011, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2011/006/13.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Si tratta del messaggio “Giustiziare non si può graziare” leggibile come “Giustiziare, non si può graziare” o “Giustiziare non si può, graziare”.

[2] Piazza attigua alla Piazza Rossa.

[3] I principali aeroporti di Mosca, paralizzati da vari problemi.

[4] Città della Russia meridionale.

[5] Villaggio cosacco della regione di Krasnodar, dove a novembre 12 persone sono state uccise da una banda con forti legami con i governanti locali.

[6] Glavnoe Upravlenie Vnutrennich Del (Direzione Centrale degli Affari Interni), in pratica la sede centrale della Polizia.

[7] Manifestazione nazionalista.

[8] Qui si riprende un'espressione usata da Putin a proposito della Russia.

[9] Nome colloquiale della Manežnaja Ploščad' (Piazza del Maneggio). Il corsivo, qui e altrove, è mio.

[10] Nome colloquiale del Leningradskij Prospekt (Viale di Leningrado), grande via di comunicazione moscovita.

[11] I tumulti del quartiere Ostankino, nella periferia nord di Mosca, dove sono molte sedi di televisioni.

[12] Vozdušno-Desantnye Vojska (Truppe Scelte Aviotrasportate).

[13] Il colonnello dell'intelligence militare Vladimir Vasil'evič Kvačkov fu condannato nel 2005 per aver tentato di uccidere il politico e uomo d'affari Anatolij Borisovič Čubajs e fu assolto e scarcerato nel 2008.

[14] Molte agevolazioni sulle tariffe di cui godevano i pensionati furono sostituite con aumenti non sostanziali delle pensioni, peggiorando così le condizioni dei pensionati, che protestarono con forza.

[15] Città dell'estremo nord della Russia dove la popolazione locale si è scontrata con i profughi caucasici.

[16] Liberal'no-Demokratičeskaja Partija Rossii (Partito Liberal-Democratico di Russia), partito in realtà nazionalista e populista.

[17] Kommunističeskaja Partija Rossijskoj Federacii (Partito Comunista della Federazione Russa).

[18] Il 4 novembre del 1612 Mosca insorse contro i Polacchi, che volevano porre uno di loro sul trono russo vacante. La scelta di tale data dà alla festa nazionale un tono anti-occidentale.

[19] Otrjad Milicii Osobogo Naznačenija (Reparto di Polizia con Compiti Speciali), sorta di Celere russa, nota per la sua durezza.

[20] Organo consultivo presso il presidente della Federazione Russa.

[21] Città della Russia centrale.

[22] Nome non ufficiale della sede del governo.

[23] In realtà Putin e Medvedev sono pietroburghesi, ma il nuovo sindaco di Mosca Vladimir Iosifovič Resin è addirittura bielorusso, nativo di Minsk.

[23] Sistema Operativno-Vizual'nogo Analiza (Sistema di Analisi Operativo-Visuale), centro di analisi russo.

[24] Al di là della disumanità di Kadyrov, va detto pure che tra queste donne vi erano sia prostitute, sia oneste madri di famiglia, che probabilmente si trovavano casualmente con queste per strada o al mercato e finirono anch'esse uccise nell'ambito di una lotta tra clan del giro della prostituzione.

[25] Corrente islamica fondamentalista ispirata alla dottrina del riformatore Muhammad ibn ʿAbd al-Wahhāb, vissuto nel XVIII secolo.

[26] Forse anche perché in Russia il termine “wahhabita” è diventato praticamente sinonimo di “terrorista islamico”...


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