30 dicembre 2013

A proposito di terroristi islamici russi

I wahhabiti [1] della fascia media

Perché i russi indossano sempre più spesso la "cintura da shahid [2]"

Dopo un giorno la versione degli inquirenti riguardo a chi ha fatto esplodere la stazione ferroviaria a Volgograd è cambiata radicalmente. Adesso tra i sospetti si è trovato non la nativa del Daghestan Oksana Aslanova, ma l'ex abitante della città di Volžsk Pavel Pečenkin.
Come si è chiarito, ad andare sulla nuova pista ha aiutato la registrazione della telecamera alla stazione di Volgograd. Nel suo obbiettivo qualche secondo prima dell'atto terroristico è finito un uomo con uno zaino, in cui, come pensano gli investigatori, si trovava l'esplosivo. In seguito durante l'esame del luogo della tragedia è stato trovato un dito maschile con l'innesco di una granata e una pistola, presumibilmente appartenente al terrorista. Quasi subito hanno accertato anche l'identità dell'omicida. Questi, come ritengono gli inquirenti, è risultato Pavel Pečenkin. Solo tre giorni fa, il 27 dicembre, aveva compiuto 32 anni.

Pečenkin era nativo della città di Volžsk nella repubblica di Mari El [3]. Viveva in via 107-j brigady [4]. Aveva finito l'Istituto di Medicina di Zelenodol'sk [5].

La vice-direttrice dell'Istituto di Medicina Lena Fachrieva ricorda bene il timido, silenzioso studente Paša Pečenkin:

– Studiava da noi 10-11 anni fa. Era di Volžsk. Qui la repubblica dei Mari è vicina – veniva da noi in autobus. Non era uno che prendeva solo ottimi voti, ma non lo definirei neanche uno che rimaneva indietro – era uno così, nella media. Tranquillo, senza atteggiamenti da teppista. Perciò, quando siamo venuti a sapere cos'ha combinato, inizialmente non ci credevamo neanche. Ma poi da noi sono venuti degli agenti dello FSB [6] da Volžsk, hanno preso il suo fascicolo personale. Ma forse qualcosa dipende da dove una persona ha studiato?... Infatti dopo l'Istituto ha lavorato a lungo al Pronto Soccorso a Kazan' [7]. Era tutto normale – lavorava molto bene. Venne perfino da noi qualche anno dopo con la sua ambulanza. Passò dal responsabile della classe. Ed egli allora lo portò apposta dai suoi allievi e questi gli disse che, come dire, solo ora aveva capito che bisognava studiare ancora meglio, prendere il massimo degli appunti alle lezioni, non perdere lezioni. Li indirizzò a questo. Che gli è accaduto? Non lo so. La cosa più probabile è che sia finito in qualche setta, dove lo hanno arruolato. Di sicuro.

Ottenuto il diploma, Pečenkin è stato infermiere diplomato al centro di aiuto medico a Kazan'. Nel gennaio 2012 Pavel ha cambiato fede, accogliendo l'Islam. I genitori hanno appoggiato la scelta del figlio. Secondo Nikolaj Pečenkin, padre del presunto terrorista, Pavel è improvvisamente cambiato in meglio, "ha smesso di litigare, non beveva, andava in moschea". Fanazija, madre di Pavel Pečenkin, ha aggiunto: "E' sempre stato un ragazzo molto buono, aiutava, curava. Non passava senza fermarsi davanti a un gatto o a un cane malato. Tutti sanno com'è stato di buon cuore e premuroso per noi…".

Un membro modello della famiglia Pavel non lo è stato a lungo. Subito dopo il passaggio all'islamismo l'astemio e gentile Pečenkin è andato a Mosca per guadagnare qualcosa ed è sparito. Dopo qualche tempo i genitori sono venuti a sapere che il loro figlio obbediente si era legato ai terroristi daghestani ed era andato ad abitare con persone che professavano le sue stesse idee. Là aveva preso il nome Ansar Ar-Rusi ed era entrato a far parte della cosiddetta banda di Bujnaksk [8].

I genitori di Pavel hanno cercato molte volte di mettersi in contatto con lui attraverso Internet. A un appello rispose. Questo aiutò ad accertare il luogo in cui si trovava il nuovissimo wahhabita – si nascondeva in una delle basi terroristiche sui monti del Daghestan. Pavel Pečenkin fu dichiarato ricercato. Purtroppo le forze dell'ordine non hanno potuto comunque arrestare in tempo l'islamista.

Come ritiene il noto pubblicista Konstantin Krylov, la storia di Pavel Pečenkin è molto caratteristica per il nostro tempo:

– A mio parere, se l'umiliazione del popolo russo continuerà, la gente andrà proprio tra i wahhabiti. Sì, è una forma di protesta estremamente spiacevole per noi, ma è proprio una protesta. Più a lungo proibiranno i partiti nazionali russi, più wahhabiti russi ci saranno. La gente sente una piena disperazione, l'impossibilità di cambiare qualcosa, l'oppressione da parte dello stato. E alla gente viene il desiderio di farsi uguali ai rappresentanti di altri popoli, di unirsi all'Islam, verso cui il potere ha un atteggiamento migliore.

"SP": – Ma i wahhabiti russi fanno saltare in aria.

– Questi cessano di essere russi quando diventano wahhabiti. Vediamo il desiderio di fuggire dalla comunità oppressa e diventare parte della comunità privilegiata dei musulmani. E vediamo come lo stato incoraggia le più selvagge manifestazioni di religiosità. Cosa deve pensare una persona, se vedrà preghiere di massa di musulmani nel centro di Mosca e la "Marcia Russa" [9] messa ai margini? E una persona vuole unirsi a una forza rispettata dallo stato. La gente abbandona l'etnia russa e acquisisce nuovi fratelli sotto forma di "barbuti". Ma questo è proprio il risultato della politica dello stato.

"SP": – Forse non funzionano fattori frenanti come le vittorie storiche del popolo russo?

– Questi non hanno alcun significato. Quale può essere una grande storia, se qualsiasi "barbuto" può uccidere un russo e restare impunito. Questo fatto cancella tutta la nostra storia. Per di più trasforma la storia in una beffa: perché, si chiede, per mille anni abbiamo creato la nostra entità statale, se un russo non osa dire una parola in propria difesa senza temere di essere incriminato secondo l'articolo 282 [10]? Perché allora essere russi, perché tutta la storia? E vediamo la reazione più usuale delle persone non peggiori all'accaduto.

Ne risulta che ci sono solo due vie: andare con i nazionalisti o abbandonare la propria etnia in generale. E più chiusa sarà la prima via, più attraente sarà la seconda. Qualcuno se ne va semplicemente dalla Russia, ma qualcuno va a farsi saltare in aria. Tutto dipende da quanto una persona odia l'ordine di cose che si è creato. E i motivi di odio diventano sempre di più.

"SP": – Ma c'è anche una determinata tecnologia di arruolamento nei wahhabiti.

– Effettivamente i propagandisti del wahhabismo hanno meccanismi molto efficaci. In particolare quelli dell'Arabia Saudita. Ma il fattore principale è la politica del nostro stato.
Questo riguarda non solo i russi, ma anche altri popoli della Russia. Infatti i wahhabiti dicono cose molto semplici. Indicano la mostruosa ingiustizia sociale, la miseria degli strati bassi e la super-ricchezza di quelli alti. Dicono che questo contraddice l'elementare etica umana. E dicono che con l'Altissimo tutto è giusto, per esempio in Arabia Saudita. Purtroppo alcuni abboccano a questo, per tale concetto di giustizia vanno a fare di tutto.

E' chiaro che la Russia non si può trasformare in Arabia Saudita, anche se la sua fortuna si basa sul flusso di petroldollari. Ma là hanno garantito la giustizia sociale.

Fatto sta che le alternative attraenti all'attuale situazione sono molto poche. E una di queste è il progetto dei wahhabiti, che il potere teme e rispetta. Cosicché questa idea attrarrà qualcuno.

Dossier di "Svobodnaja pressa": i più noti wahhabiti russi

Maksim (Muslim) Panar'in Pavel (Mochammed) Kosolapov, secondo le forze dell'ordine, organizzarono gli atti terroristici a Mosca nel 2004: le esplosioni del 6 febbraio all'intersezione tra le stazioni "Avtozavodskaja" e "Paveleckaja" (morirono 41 persone) e del 31 agosto all'uscita della stazione del metrò "Rižskaja" (morirono 10 persone), come pure la serie di esplosioni negli anni 2003-2005 alle fermate degli autobus a Krasnodar e a Voronež [11].
Aleksandr Tichomirov, noto come Said Burjatskij [12], fu l'organizzatore di un'intera serie di atti terroristici – tra questi: l'attacco all'edificio dello ROVD [13] a Nazran' [14], l'attentato a Evkurov [15], l'esplosione del Nevskij Ėkspress[16]. Eliminato nel 2010.

Alla Saprykina, oppure Aminat Kurbanova, nell'agosto 2012 si fece saltare in aria nella casa dello sceicco daghestano Said Affandi. Ex attrice del Teatro Drammatico Russo di Machačkala [17], Alla accolse l'Islam per obbedienza al marito. Diventata vedova dopo un'operazione speciale, Saprykina si sposò con un altro wahhabita, che fu pure ucciso. Alla diventò una šachidka [18] dopo la morte del quarto marito.

Marija Choroševa nel febbraio 2011 insieme all'islamista Vitalij Razobud'ko mise in azione un ordigno esplosivo, eliminando un posto di blocco all'ingresso del villaggio daghestano di Gubden. I conoscenti di Marija notano che prima del passaggio nel campo dei guerriglieri Choroševa aveva finito un istituto superiore con il diploma rosso [19].

Nel novembre 2013 l'abitante di Dolgoprudnyj nella regione di Mosca Dmitrij Sokolov rivendicò l'esplosione di un autobus di linea a Volgograd. Secondo l'islamista, non solo organizzò l'atto terroristico, ma costruì anche l'ordigno esplosivo. La bomba fu messa in azione dalla moglie di Sokolov Naida Asijalova. Fu eliminato in uno scontro con agenti delle strutture armate.

Andrej Ivanov, "Svobodnaja Pressa", http://svpressa.ru/society/article/79962/ (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] In Russia "wahhabita" sta semplicemente per "estremista islamico".
[2] In arabo "martire", nel senso di kamikaze.
[3] Repubblica della Russia centrale a maggioranza finnica.
[4] Via dedicata alla 107.a brigata di artiglieria, che si segnalò per eroismo nella II guerra mondiale.
[5] Città della repubblica del Tatarstan.
[6] Federal'naja Služba Bezopasnosti (Servizio Federale di Sicurezza), il principale servizio segreto russo.
[7] Capitale del Tatarstan.
[8] Città della repubblica caucasica del Daghestan.
[9] Manifestazione ultranazionalista che si tiene il 4 novembre, festa nazionale russa.
[10] L'articolo 282 del Codice Penale russo riguarda "incitazione all'odio e all'inimicizia, come pure umiliazione della dignità umana".
[11] Entrambe città della Russia meridionale.
[12] "Said il Buriato" (sua madre apparteneva all'etnia mongola dei Buriati).
[13] Rajonnoe Otdelenie Vnutrennich Del (Sezione Distrettuale degli Affari Interni), in pratica la sede distrettuale della polizia.
[14] Ex capitale della repubblica caucasica di Inguscezia.
[15] Junus-Bek Bamatgireevič Evkurov, capo della repubblica di Inguscezia.
[16] "Espresso della Neva", treno ad alta velocità.
[17] Capitale del Daghestan.
[18] Forma russificata e femminile di shahid (vedi nota 2).
[19] Cioè con il massimo dei voti.


http://matteobloggato.blogspot.it/2013/12/i-russi-che-diventano-terroristi.html

28 dicembre 2013

A proposito di Olimpiadi (XII)

In nome dell'Olimpiade di Soči

I casi degli oppositori Sergej Udal'cov [1], Leonid Razvozžaev [2] e Daniil Konstantinov [3] sono stati rinviati alla procura

Non sono riusciti tutti a stupirsi della clamorosa amnistia, grazie a cui hanno iniziato a uscire in libertà, tra gli altri, gli imputati del caso del 6 maggio [4] che il potere ha di nuovo iniziato come consapevolmente a danneggiare la propria reputazione. Come si può spiegare il rinvio alla procura dei casi di Udal'cov Razvozžaev, come pure il caso di Daniil Konstantinov  con un meschino spirito di vendetta o con il fatto che la giustizia non è riuscita a ricevere dal potere le istruzioni riguardo ai noti oppositori e nello smarrimento ha messo la faccenda “in pausa”?
La versione più diffusa sull'improvvisa misericordia del potere si formula semplicemente. L'ampia amnistia, che ha riguardato, tra gli altri, le persone coinvolte nel caso del Pantano [5] e la grazia a Chodorkovskij sono state causate dal desiderio del Cremlino di correggere la propria immagine prima dell'Olimpiade di Soči. Altrimenti i capi delle principali potenze mondiali avrebbero potuto semplicemente ignorare un progetto tanto importante per la Russia. Forse per il capo del nostro stato era diventato del tutto scomodo rispondere alle numerose domande riguardo al destino dei detenuti politici. E neanche l'opinione dei semplici ospiti stranieri della futura Olimpiade, per la maggior parte simpatizzanti con gli oppositori della nostra patria, si può togliere dal conto.

Il periodo in cui le autorità di fatto hanno rinviato i più clamorosi processi agli oppositori conferma in parte la versione “olimpica” dell'improvviso “disgelo”. A Udal'cov e Razvozžaev sono state prolungate le misure restrittive fino al 6 febbraio (gli arresti domiciliari e la detenzione agli arresti rispettivamente). Anche Daniil Konstantinov resterà nel SIZO[6] come minimo fino al 4 marzo. Nel frattempo l'Olimpiade-2014 si concluderà il 23 febbraio.

Purtroppo contare su una seria attenuazione della posizione dell'accusa è difficile. Nonostante che la posizione degli inquirenti nel caso di Udal'cov e Razvozžaev sembri come minimo dubbia e che il caso di Daniil Konstantinov si presenti apertamente falsificato, non c'è certezza di un verdetto assolutorio. Rilasciando noti oppositori, le autorità saranno con questo costrette ad ammettere che gli inquirenti hanno come minimo commesso gravi errori. Come massimo toccherà punire chi ha combinato entrambi gli scandalosi processi senza avere sufficienti basi.

Il'ja Konstantinov, padre di Daniil Konstantinov:

– Il tribunale ha stabilito che l'indagine di fatto non è stato condotta e che sulla base dei materiali che sono ora a disposizione non può essere emessa una sentenza.

Io ricorderei le parole del presidente all'ultima grande conferenza stampa, dove a una domanda sul caso del pantano e sul caso di Daniil Putin rispose che sono possibili errori investigativi e giudiziari, che è necessario correggere e che è necessario farlo insieme alla stampa e al pubblico. Mi sembra che Vladimir Putin abbia risposto così anche alla domanda su Daniil postagli di recente (all'incontro degli scrittori con il presidente alla fine di novembre di quest'anno – nota del redattore) da Sergej Šargunov [7]. E mi immagino che ci sia un determinato legame tra l'odierna decisione del tribunale e le parole del presidente.
Avrei voglia di credere che non sia semplicemente una decisione congiunturale legata all'Olimpiade. Ho voglia di credere che al potere sia apparsa l'idea che il sistema investigativo-giudiziario nella Russia contemporanea si trovi in uno stato orribile. Nell'ambito delle forze dell'ordine ci sono troppi elementi corrotti e apertamente criminali. Che, per dirla delicatamente, è necessario riformarlo e, per dirla in modo più determinato, è necessario ripulirlo e punire i criminali con le mostrine.

Ogni pozzo ha un fondo. Mi sembra che il sistema investigativo-giudiziario sia precipitato proprio sul fondo e che, come si dice, bussi ancora più in basso. Più avanti c'è la fine, più avanti c'è la catastrofe. Questo è già chiaro assolutamente a tutti e questo orrore non può continuare all'infinito. E avrei voglia di credere che anche la leadership politica della Russia si rende conto di questo.

Sergej Davidis, membro del consiglio dell'associazione per la difesa dei diritti umani “Memorial”:

– Questi casi sono del tutto diversi. Il caso di Konstantinov è essenzialmente casuale. Non penso che tutta la potenza del potere statale sia indirizzata a incarcerarlo. Penso che sia andata semplicemente così per sfortuna: le ambizioni degli agenti del centro "Ė" (La Direzione centrale per la lotta all'estremismo del Ministero degli Interni della Federazione Russa – n.d.r.) hanno fatto sì che in piena assenza di qualsiasi base sia stato avviato un procedimento penale clamorosamente falsificato. Non potevano già più tornare indietro e l'hanno portato in tribunale.
Quando si tratta di disordini di massa, è una questione di valutazioni. Diciamo che non ci sono stati disordini e gli inquirenti e la procura dicono: ci sono stati. Ma nel caso di Konstantinov si tratta di un fatto: se la persona era sul luogo del delitto o non c'era. Quando a tutti è chiaro che là non c'era, ha un alibi di ferro. Tutta l'accusa è costruita sulle deposizioni di una persona che, solo nel tempo che è durato questo procedimento penale, ha compiuto circa12 furti (il 22enne Aleksej Sofronov ha tre condanne e due condizionali per furti – n.d.r.). Ha cambiato deposizioni di volta in volta e durante le indagini la sua memoria si è sempre più chiarita.

Da una parte qui si tratta forse dell'Olimpiade, della riluttanza del giudice nel “passare alla storia”, dall'altra, e del tutto comprensibilmente, del fatto che l'attenzione pubblica alla persecuzione di Konstantinov non si spegnerà con l'emissione di una sentenza di condanna – al contrario, diventerà un fortissimo fattore di irritazione.

Per quanto riguarda Udal'cov e Razvozžaev, qui è esattamente il contrario: il potere ha il compito di dimostrare con qualsiasi mezzo che tutti gli interventi contro di esso sono stati ispirati da forze esterne. Semplicemente alla vigilia dell'Olimpiade non vogliono che una sentenza di condanna attiri l'attenzione su di loro. Razvozžaev per tradizione è considerato "legato" a Udal'cov. E perfino stando nel SIZO, è relativamente sicuro quanto a influenza sull'opinione pubblica. Finché Udal'cov si trova agli arresti domiciliari non crea flussi di informazione. Se stesse nel SIZO, avrebbe la possibilità di tenere una corrispondenza, attirerebbe simpatia verso di sé. E se l'oppositore fosse in libertà, organizzerebbe proprio delle manifestazioni, scuotendo l'opinione pubblica.

Spostarlo "nella cassa lontana" [8] fino alla fine dell'Olimpiade era l'unica cosa che il potere potesse fare e l'ha fatta.

L'Olimpiade, indubbiamente, è un potente fattore frenante per le nostre autorità. E dopo la sua fine, probabilmente, ci si può aspettare il rafforzamento delle repressioni.

Ivan Šipnigov, “Svobodnaja Pressa”, http://svpressa.ru/politic/article/79817/ (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Sergej Stanislavovič Udal'cov, leader dell'“Avanguardia della Gioventù Rossa”.
[2] Leonid Michajlovič Razvozžaev, membro del “Fronte di Sinistra” sequestrato da agenti segreti russi a Kiev, dove stava per chiedere asilo politico.
[3] Daniil Il'ič Konstantinov, membro del movimento civico “Lega in Difesa di Mosca”.
[4] Il 6 maggio 2012, giorno in cui grandi manifestazioni contro il regime di Putin furono represse e moltissimi oppositori furono arrestati per poi essere detenuti e processati in modo arbitrario.
[5] Nome colloquiale della repressione seguita alla manifestazione del 6 maggio 2012 (vedi nota 4) in piazza Bolotnaja – “del Pantano”, che c'era un tempo – nel centro di Mosca.
[6] Sledstvennyj IZOljator (Isolatore di Custodia Cautelare).
[7] Sergej Aleksandrovič Šargunov, giornalista e scrittore vicino all'opposizione a Putin.
[8] Modo di dire russo. Come dire “rimandandolo alle calende greche”.


http://matteobloggato.blogspot.it/2013/12/ci-sono-le-olimpiadi-e-le-repressioni.html