Il nemico alle porte saldate
L'operazione speciale è un metodo alla moda di
regolare i conti nel Caucaso. Abbiamo chiarito come assicurare la
partenza degli agenti dei corpi speciali dello FSB [1]
per la liquidazione di un nemico personale con la piena garanzia
dell'anonimato del "mandante"
02.09.2012
Nella sera invernale del 29 febbraio 2012 dal
territorio di Stavropol' [2]
entrò a Nal'čik,
capitale della Kabardino-Balkaria, una colonna di BTR [3]
con agenti dei corpi speciali. Questi si mossero in uno dei
quartieri centrali della città, direttamente verso un ben preciso
condominio a 9 piani in via Golovko. Gli abitanti del condominio
erano già a dormire quando nei loro appartamenti prese a irrompere
la polizia e a spingerli in strada. Risultò che nel quartiere era
stato introdotto il regime di operazione antiterroristica, i reparti
di polizia già accerchiavano i cortili adiacenti, lasciando dentro
al cordone il posto per il "lavoro" degli agenti dei corpi
speciali. I BTR circondarono il condominio, lungo il perimetro
installarono potenti proiettori e i tiratori scelti presero
posizione.
Afferrò la maniglia, qui notò che l'angolo in alto
a sinistra della porta si stava fondendo al calor rosso e capì: lo
stavano "saldando".
Informazioni della "Novaja gazeta"
La pratica di
saldare le porte metalliche degli appartamenti dove si nascondono i
supposti terroristi è il "marchio di fabbrica" degli
agenti delle strutture armate che lavorano in Kabardino-Balkaria (a
differenza, per esempio, del Daghestan, dove le porte sono bloccate
con sacchi di sabbia). Lo si fa per privare gli "assediati"
della possibilità di arrendersi. Il "marchio di fabbrica"
ha una storia pluriennale, anche se la sua presenza è negata
categoricamente dagli agenti delle strutture armate. Il primo caso
noto del genere si verificò nella KBR [4]
già nel febbraio 2005, quando a Nal'čik
liquidarono i membri del "jama'at
[5]
Jarmuk". Oltre a
tre uomini furono uccise quattro donne, tra cui anche la 19enne
Olesja Trunova che era incinta. Arkadij Edelev, che in quel momento
era a capo del quartier generale operativo per lo svolgimento
dell'operazione antiterroristica nel Caucaso del Nord, dichiarò:
"Per lungo tempo si sono svolte trattative, ma si sono
rifiutati di arrendersi". Lo scandalo fu attribuito ad
"attivisti per i diritti umani isterici" e continuarono la
pratica della "saldatura" con successo.
La vita dall'altra parte della porta si
contrassegnava più distintamente: si fece udibile il calpestio di
scarponi militari sui gradini dell'ingresso del condominio.
– Allontanati dalla porta e stai calmo, – a
Rachaev giunse una voce sconosciuta.
– Non sono nuovo negli organi [6],
– mi ha spiegato più tardi Rachaev, – lo so: se "saldano",
sei finito… Così eliminano i "terroristi".
Questi gridò che smettessero di fondere la porta,
che non era un militante e che non aveva nessun rapporto con loro:
"E' un errore, parlate con me, fatemi uscire!"
– E' tutto a posto. Allontanati e la facciamo
esplodere, – ripeteva meccanicamente una voce. – Allontanati
dalla porta, allontanati, allontanati.
…Il trentaquattrenne capitano della polizia del
ministero degli Interni della Federazione Russa Ruslan Rachaev
lasciò il posto di capo della polizia investigativa della città di
Čerkessk [7]
nell'ottobre dello scorso anno. Fuggì. Nell'ufficio di Ruslan il 7
ottobre morì per le percosse un arrestato di cognome Džankezov.
Il defunto in vita era stato un piccolo farabutto e una personalità
asociale, gli agenti investigativi lo portarono nell'ufficio di
Rachaev già fortemente pestato un'ora prima della sua morte, dopo
aver fatto un "lavoro" preliminare con lui di notte.
Rachaev, come poliziotto rispondente a tutti i
requisiti, inizialmente si gettò a coprire i propri sottoposti.
Fece deposizioni dicendo che Džankezov
era ubriaco, che era caduto a terra perché non stava in piedi e
riportò simili assurdità, che aiutarono ad attribuire la morte
dell'arrestato a un concorso di circostanze.
Passò un giorno, poi un altro, i suoi sottoposti
non comparvero al lavoro e non risposero al telefono. E Rachaev
percepì che i suoi lo stavano tradendo. Tre giorni dopo gli agenti
investigativi si fecero vivi con l'inquirente e fecero deposizioni
contro Rachaev, che, secondo loro, "aveva pestato a morte un
bomž [8]"
direttamente nel suo ufficio. Ma Rachaev ancora non poteva
credere a un tale tradimento e aspettò comunque che gli inquirenti
facessero luce. Ma quando il 15 ottobre nelle notizie serali del
Primo Canale vide la propria fotografia con il commento "Ha
picchiato a morte un arrestato" le ultime illusioni
scomparvero.
Rachaev sapeva: dopo che avranno saldato la porta,
il capo dell'operazione speciale sceglierà una delle varianti di
blitz: sparare su di lui insieme all'appartamento con un
lanciagranate, "prendere" tiratori scelti oppure perforare
il pavimento dei vicini dall'alto per lanciare granate. Di simili
condomini dai molti appartamenti con finestre e talvolta intere
campate bruciate in tutto il Caucaso del Nord ce ne sono centinaia.
Ora nell'arsenale di combattimento dei tutori dell'ordine sono
comparse speciali ganasce per le porte, si comprano ufficialmente,
si stanziano soldi pubblici per questo, ma gli agenti dei corpi
speciali preferiscono operare "all'antica".
Il curriculum da combattente di Rachaev
Dopo il servizio sul Primo Canale Rachaev capì che
l'avevano tradito i "suoi". Tra l'altro non solo gli
agenti investigativi, il Primo Canale attingeva da fonti più
importanti. E la cosa più importante: questi aveva considerato male
pensando che a Čerkessk
fosse uno di loro. Risultò che era il più estraneo – per
il suo posto c'erano già pretendenti.
Lo stesso Ruslan è un balcaro, ma non aveva potuto
lavorare nella repubblica nativa. In Kabardino-Balkaria a ogni uomo
adulto presto o tardi fanno una domanda: "Cosa facevi il 13
ottobre 2005?" Questo è il giorno dell'assalto dei militanti
alle strutture armate della KBR a Nal'čik.
Il giorno della guerra civile: le larghe strade del luogo di
villeggiatura furono disseminate dei cadaveri di quelli che ancora
il giorno prima erano parenti, amici, compagni di classe, vicini. La
vita si suddivise in "prima" e "dopo" e la gente
in vittime e carnefici.
Nel 2005 Ruslan Rachaev serviva come agente
investigativo in una delle sezioni cittadine per gli Affari Interni
[10]. Partecipò ai
"fatti", uccise quattro assalitori, ricevette da Putin una
medaglia "Per la distinzione nella difesa dell'ordine pubblico"
di cui raccontò alla Corte Suprema della Kabardino-Balkaria al
processo per il "13 ottobre" (che continua ancora). A
differenza della schiacciante maggioranza degli agenti del ministero
degli Interni, che in tribunale perfino nelle stanze oscure
preferiscono rispondere tutto d'un fiato con voce alterata tutto
d'un fiato: "Non ho visto, non ho sparato, non ricordo",
Rachaev rifiutò il programma di protezione dei testimoni, andò
apertamente in tribunale e raccontò tutto com'era stato. Spiegò
che non l'aveva fatto per coraggio, ma perché non sentiva dietro di
se lo strascico abituale degli agenti delle strutture armate locali:
non torturava gli arrestati.
Ma in Kabardino-Balkaria non salva neanche una
circostanza del genere. Molti di quelli che erano accanto a Rachaev
sulle stesse posizioni il 13 ottobre a Nal'čik
erano già morti, gli sparano i "civili".
Rachaev si trasferì in Karačaj-Circassia
come agente investigativo e qualche anno dopo a Pjatigorsk [11],
alla direzione per la sicurezza
interna del ministero degli
Interni per lo SKFO [12].
L'una e l'altra decisione risultarono cattive.
Andandosene alla direzione per la sicurezza interne,
uscì dalla realtà conosciuta e per la sua ex gente divenne uno
"spione". E giunse di nuovo a Čerkessk
come un completo estraneo. L'8 settembre 2011 Rachaev
accedette al compito di capo della polizia investigativa di Čerkessk
e il giorno 7 ottobre nel suo ufficio morì una persona. Era passato
esattamente un mese.
– Correvo intorno all'accerchiamento, – ricorda
la zia di Rachaev Lidija e gli occhi le si riempiono di lacrime. –
Cercai di fermarli, gridai: "Fatemi passare, là c'è mio
nipote, non è armato, è semplicemente finito in una situazione
difficile". Chiesi, singhiozzai, ma la gente mascherata mi
guardava di traverso con occhi vitrei, mi prendevano rozzamente per
i gomiti e mi spingevano via, caddi a terra, mi alzai di nuovo,
piansi, caddi di nuovo, mi alzai di nuovo e supplicai, supplicai,
supplicai…
In quel momento Rachaev si agitava per
l'appartamento, il suo cervello era trapanato da un pensiero: "Solo
non bruciare vivo. Solo non bruciare". Si avvicinò alla
finestra, spostò le cortine.
– Fermate il blitz. Altrimenti salto dalla
finestra, – gridò alla cornetta del telefono.
– Allontanati dalla finestra e spegni la luce, –
ordinarono in risposta.
Il cumulo di leucociti
La storia che vi racconto non riguarda il fatto se il capitano di polizia Ruslan Rachaev sia colpevole o no della morte dell'arrestato Džankezov. Seguo da tempo le operazioni speciali nel Caucaso del Nord e proprio queste, come fenomeno stabile nella vita della regione, mi interessano. Cosa si nasconde dietro questa definizione stinta? Qual è la loro efficacia nella lotta con il terrorismo?
Per ricevere risposte a queste domande mi è toccato
anche occuparmi del caso Rachaev.
Dai materiali del caso consegue che nella notte tra
il 6 e il 7 ottobre 2011 alle 00.31 nel centro di Čerkessk
arrestarono "un pluripregiudicato, sospettato di aver compiuto
una serie di furti in appartamenti", il 47enne Dachir
Džankezov.
Tuttavia, invece che alla sezione cittadina, dove ci sono le
telecamere di videosorveglianza, gli agenti investigativi portarono
Džankezov
in un posto di polizia di sostegno sito in una scuola alla
periferia di Čerkessk,
dove "lavorarono" con lui fino al mattino. Da là lo
portarono in tribunale per la formalizzazione dell'arresto e in
seguito alla sezione cittadina alle 12.15. Secondo il protocollo
sulla consegna alla sezioni cittadina per gli Affari Interni,
Džankezov
era già stato picchiato: "Volto rosso, sangue seccato
sulle labbra, un ematoma sotto un occhio"… Alle 13.12
nell'ufficio di Rachaev l'uomo morì.
Nell'esame del medico legale sul cadavere è
indicato: "Numerose fratture di costole a sinistra e a destra.
Lesioni al cuore e ai polmoni. Totale frattura dello sterno
complicata da uno shock traumatico. Numerosi lividi ai padiglioni
auricolari, al tronco, alle estremità superiori e inferiori.
Escoriazioni nella regione della tempia". Il malmenato Dachir
Džankezov
aveva 18 fratture in 10 costole e gli organi interni
lesionati. Ma allora nessuno lo sapeva.
Tre giorni dopo la morte di Džankezov
i sottoposti giunsero dall'inquirente e da testimone il capo
Rachaev divenne imputato. Gli ispettori Kapušev
e Tazartukov e gli agenti investigativi Bajkulov, Tamov,
Bidžiev
e Bratov, che per tutta la notte avevano "lavorato" con
l'arrestato, come un sol uomo affermarono: facevano la guardia a
Džankezov
finché non smaltisse l'ubriacatura, "guardavano come
dormiva sulla sedia" e al mattino "il capo si gettò su di
lui e pestò il bomž
nell'ufficio".
"Nessuno di noi avrebbe potuto neanche pensare
una cosa del genere", – scosse la testa Artur Bajkulov
durante l'interrogatorio.
Capendo che la cosa aveva preso una svolta molto
brutta, Rachaev decise di nascondersi in patria nell'appartamento di
conoscenti. In tutto questo tempo tenne contatti con quei colleghi
di cui si fidava e tramite persone fidate raccolse documenti per
difendersi dalle accuse. Uno degli avvocati di
Rachaev afferma che i
poliziotti circassi si misero sulle sue tracce mettendo sotto
controllo i telefoni dei suoi parenti.
Nonostante centinaia di pagine di procedimento
penale, ora il destino di Rachaev dipende totalmente da un processo
fisiologico che in medicina chiamano "cumulo di leucociti".
Un po' di teoria. Nell'organismo umano i leucociti,
le cellule sanguigne bianche, svolgono il ruolo di "medici".
Dopo che si è ricevuto un qualsiasi trauma i leucociti circondano
la parte colpita e la "curano". Questo processo prende un
determinato tempo. I leucociti cominciano a comparire come minimo 30
minuti dopo un trauma, in seguito il loro numero aumenta e qualche
tempo dopo si forma il cosiddetto cumulo di leucociti. Si forma non
meno di 4-6 ore, ma secondo altri dati anche più tardi, 6-8 ore
dopo che si è ricevuto un trauma.
La prova più importante nel procedimento penale contro Rachaev sono i dati dell'esame del medico legale al momento dell'autopsia sul cadavere. Ora di questi esami nel procedimento penale ce ne sono tre. Il materiale per il primo fu preso dall'esperto Rašid Čočaev circa 2 ore dopo la morte di Džankezov. I risultati testimoniano: nell'organismo dell'ucciso al momento della morte si era già formato un cumulo di leucociti, cioè Džankezov ricevette tutti i traumi mortali mentre gli agenti investigativi "sorvegliavano il suo sonno". Ma il problema sta nel fatto che i risultati di questo esame furono pronti solo il 25 novembre, quasi due mesi dopo la morte di Džankezov. A quel tempo il procedimento penale contro Rachaev era già "pronto": gli agenti investigativi avevano fatto le deposizioni e si erano trovati anche altri testimoni. Ma quando giunsero i risultati dell'esame del medico legale divenne evidente che il caso crollava. Perciò l'inquirente ordinò un secondo esame all'ufficio di Krasnodar [13]. Gli esperti di medicina legale Šilonosov, Lymar', Lanina e Lijasov esumarono il cadavere di Džankezov, scrissero 24 pagine, ma non notarono la presenza di un cumulo di leucociti. "La distanza temporale delle contusioni ricevute da Džankezov è da 1 a 3 ore prima del momento della morte", – affermarono.
La difesa di Rachaev ha impugnato l'esame, indicando la sua evidente falsificazione. L'inquirente ne ha ordinato un altro in un'organizzazione "amica" dell'ufficio di Krasnodar – l'ufficio di esami di medicina legale della regione di Rostov sul Don [14]. Là gli esperti Pogosjan, Usačëv e Kovalëv hanno scritto già 48 e hanno perfino notato "l'inizio della formazione di un cumulo di leucociti", ma in conclusione affermano come in precedenza: "la distanza temporale delle contusioni è fino a circa 4 ore. Non è esclusa una distanza temporale della causa di contusioni entro il margine di 1 ora".
Mi sono rivolta al capo della filiale di un
laboratorio indipendente di esami di medicina legale a Pjatigorsk
Evgenij Nikolaev, uno dei più esperti e intransigenti lottatori con
la falsificazione di documenti di medicina legale. Ecco cosa mi ha
detto dopo aver studiato l'esame: "La distanza temporale del
trauma causato a Džankezov
non è inferiore a 4-6 ore – e non avrebbe potuto essere causato
da Ruslan Rachaev. Pare che gli altri esami siano stati designati
solo per screditare il primo, cosa che i colleghi di Krasnodar e di
Rostov sul Don hanno fatto in modo splendido".
"Da terra" i parenti cercavano di
prevenire l'omicidio.
– A tutte le nostre richieste di fermare
l'operazione speciale ministri e colonnelli riattaccavano, — dice
la sorella di Rachaev Amina: "Non so niente. Là eliminano dei
wahhabiti [15]".
Ruslan sentì che cominciavano a perforare il
soffitto.
– Prima di saltare dalla finestra telefonai a mia
madre per dirle addio. Mi uccideranno come un militante… La
sensazione di essere già nella tomba mi prendeva la testa…
La tecnologia della "commissione"
Ora sulla cosa più importante.
Il servizio nella polizia nel Caucaso è troppo
attraente da vari punti di vista. Qui hai soldi, potere e un mandato
di fatto per usare la violenza. Il servizio nella polizia nel
Caucaso è intrecciata alla continua partecipazione a intrighi.
Rachaev, chiaramente, aveva anche nemici e persone
che lo invidiavano.
Le voci sul fatto che una persona si può "commissionare" come militante girano per il Caucaso già da tempo. Ma solo a livello locale: non ti piace un partner d'affari? Una vicina ti ha stufato? – telefona alla polizia e dici che sai dove si nascondono i membri di una NVF. Al "nemico" sarà garantita qualche ora spiacevole e da lui sarà ottenuta una grossa bustarella perché lo lascino in pace e questo nel migliore dei casi. E' risultato che allo stesso modo si possono utilizzare con successo anche i federali: il capitano di polizia del ministero degli Interni russo Ruslan Rachaev è stato "commissionato" come militante.
Delle operazioni speciali per l'"eliminazione
di membri di NVF" si occupano direttamente due strutture: il
ministero degli Interni e lo FSB. Oggi fanno tutto il "lavoro
sporco" gli agenti dei corpi speciali, la polizia fa solo
l'accerchiamento. Nella KBR di questo si occupa il SOBR-1 [16],
che è sottoposto direttamente al capo del ministero degli Interni
per lo SKFO, ma questo "è così, fanteria, – mi ha detto un
agente dei corpi speciali, – ragazzi a richiesta [17]".
Su Rachaev ha lavorato "gente pesante" – gli agenti dei
corpi speciali dello FSB russo di stanza a Essentuki [18].
Questa è "merce" che si vende a pezzi ed è altamente
qualificata. Ogni uscita dell'"élite" è formalizzata con
una domanda sotto cui sta il cognome di qualcuno, questa è
concordata con il quartier generale operativo della repubblica e con
i capi dello FSB. Gli agenti dei corpi speciali vanno
"all'indirizzo" sapendo già in strada dove e "su
chi". Trattative e udienze non rientrano tra i loro compiti:
venni, vidi, eliminai.
La "domanda" è formata sulla base dei
dati investigativi raccolti dal Centro per la Lotta all'Estremismo
del ministero degli Interni (CPĖ
[19]) – proprio
questa sede in ogni repubblica recluta gli agenti e lavora su
"quelli dei boschi", – o da fonti investigative
parallele dello FSB. Secondo le mie notizie, la "domanda"
per via Golovko 3 giunse dal CPĖ
della Karačaj-Circassia.
Ho conversato con molti agenti attivi sia dello FSB,
sia del ministero degli Interni, cercando di venire a sapere in che
modo si verifichi la credibilità delle informazioni al momento
dello svolgimento di un'operazione speciale, poiché i dati
investigativi (a dirla più semplicemente, le informazioni degli
spioni) sono sempre tenute segrete. Da conversazioni di molte ore ho
tratto una conclusione: nessuno verifica la credibilità delle
informazioni.
– Formalmente la responsabilità di un errore è
di chi ha fatto la "domanda", – mi ha spiegato uno degli
agenti. – Ma dopo la fine del "lavoro" si svolgerà una
verifica interna solo nel caso in cui sia morto qualcuno degli
agenti, in tutti gli altri casi non indagheranno neanche. La lotta
con il terrorismo giustifica tutto.
Ruslan telefonò ad uno dei suoi parenti che erano
giù. Questo disse: "Vogliono parlare con te". Il capo
dell'operazione speciale prese la cornetta.
A Ruslan sembrò che il blitz fosse durato due-tre
ore, anche se probabilmente durò assai meno. Provo solo a
indovinare chi dei conoscenti altolocati di Ruslan seppe fermare
l'omicidio. Né i parenti, né lo stesso Ruslan diranno mai questo
nome a nessuno, perlomeno nei prossimi tempi.
…Rachaev fu portato via dall'appartamento dai
pompieri: gli alzarono una scala al 6° piano – dissigillare la
porta saldata era impossibile. Gli agenti delle strutture armate
circondarono il capitano sceso dal cielo in terra. E poi,
trascinatolo nell'ingresso del condominio, lo picchiarono in testa
con gli scarponi – "per impaurirlo". "Gioisci, oggi
è il giorno della tua seconda nascita. Per la prima volta andiamo
via senza un cadavere", – si complimentavano gli agenti dei
corpi speciali.
P.S. Il giorno dopo l'operazione speciale compiutasi inaspettatamente sul sito ufficiale del comitato inquirente della Repubblica di Karačaj-Circassia comparve un nuovo comunicato: "A Nal'čik è stato arrestato il capo dell'unità investigativa e di ricerca dell'OVD [20] di Čerkessk Ruslan Rachaev, ricercato da sei mesi per omicidio. Il 34enne omicida si nascondeva in un condominio di via Golovko. Gli agenti investigativi, messisi sulle tracce di Rachaev, l'hanno bloccato nel condominio e nel corso di trattative hanno convinto il criminale ad arrendersi". Tuttavia presto è scomparso anche questo comunicato e l'inquirente afferma: "Le circostanze dell'arresto non sono state messe in chiaro dagli inquirenti". E ogni volta in tribunale sul prolungamento dell'arresto di Rachaev i giudici dichiarano: "Rachaev è stato arrestato il 29 febbraio alle ore 21 e 00 minuti nella città di Čerkessk nella repubblica di Karačaj-Circassia".
P.P.S. Adesso Rachaev è nel SIZO [21] di Čerkessk. I suoi avvocati più di una volta hanno fatto istanza per il trasferimento del procedimento penale dalla Karačaj-Circassia al distretto federale del Caucaso del Nord. Tuttavia gli rispondono con un rifiuto. Infatti se il caso passasse dalla repubblica al distretto, toccherebbe risponderne a molti tutori dell'ordine altolocati. Per l'insieme delle accuse Ruslan Rachaev rischia più di 30 anni di colonia penale a regime duro.
Irina Gordienko, "Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/inquests/54259.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1]
Federal'naja Služba
Bezopasnosti
(Servizio Federale di Sicurezza), il principale servizio segreto
russo.
[2]
Città della Russia meridionale.
[3]
Mezzi blindati russi.
[4]
Kabardino-Balkarskaja
Respublika (Repubblica
di Kabardino-Balkaria).
[5]
Comunità islamica, da intendersi qui come "gruppo terroristico
islamista".
[6]
Gli organi del ministero degli Interni.
[7]
Capitale della repubblica autonoma di Karačaj-Circassia.
[8]
Dall'abbreviazione di Bez
Opredelënnogo MestoŽitel'stvo
(Senza Fissa Dimora). Il corsivo è mio.
[9]
Nezakonnoe
Vooružënnoe Formirovanie
(Formazione Armata Illegale).
[10]
Cioè in una delle sezioni di polizia.
[11]
Città della Russia meridionale.
[12]
Severo-Kavkazskij
Federal'nyj Okrug (Distretto
Federale del Caucaso del Nord).
[13]
Città della Russia meridionale.
[14]
Città della Russia meridionale.
[15]
Seguaci di una setta integralista islamica, da leggersi qui come
"terroristi islamici".
[16]
Special'nyj
Otdel Bystrogo Reagirovanija
(Sezione Speciale a Reazione Rapida).
[17]
Con quell'espressione si designano i gigolò...
[18]
Città della Russia meridionale.
[19]
Dalla dicitura russe Centr
po Protivodejstviju Ėkstremizmu.
[20]
Otdel
Vnutrennich Del
(Sezione degli Affari Interni), cioè posto di polizia.
[21]
Sledstvennyj
IZOljator (Carcere
di Custodia Cautelare).
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