28 maggio 2009

A proposito del passato della Russia (VI)

La separazione della verità dal vero [1]


Di cosa si occuperà la Commissione per la lotta ai tentativi di falsificazione della storia, di cui fanno parte veri professionisti: il capo di Stato Maggiore, il vice ministro della Giustizia, il capo dell'amministrazione dello FSB [2]

Il presidente fa la storia (nel senso che la conduce). Ma questi la guida ancora come primo funzionario. Perché questo sia efficace, presso di lui è stata creata la Commissione per la lotta ai tentativi di falsificazione della storia ai danni degli interessi della Russia.
E' chiaro che il presidente non deve permettere un “danno agli interessi”. Ma cosa opera a favore degli interessi e cosa a loro danno, si può trattare diversamente, perfino in modo diametralmente opposto. E intorno a tale questione già da due anni si discute animatamente [3], a cominciare dalla memorabile conferenza teorico-pratica panrussa (giugno 2007) “Sulle attuali questioni dell'insegnamento della storia contemporanea e della sociologia nella scuola”. Allora i sussidi per l'insegnante sul corretto insegnamento della storia corretta furono presentati dal ministro dell'Istruzione e della Scienza Andrej Fursenko e dal primo vice capo dell'amministrazione presidenziale Vladislav Surkov. E poi i partecipanti furono portati a Novoogarëvo [4] all'incontro con Putin, dove questi ha spiegato agli insegnanti che “a dirla delicatamente, per una contraddittoria visione dei fatti” è giunta la fine, così come per quei manuali che sono stati scritti grazie a contributi dall'estero. Vladimir Vladimirovič si lamentò del fatto che gli autori che lavorano grazie a contributi “eseguono la polka che ordina chi paga”. Da allora nella storia si è preso ad andare a ritmo di kamarinskaja [5]. Ma con questo figlio di puttana [6], com'è noto, bisogna essere più severi.
Perché capissero come e cosa insegnare adesso, tennero allora pure conferenze di docenti di storia nei sette distretti federali. Alle conferenze presero parte i rappresentanti plenipotenziari del presidente, i leader delle regioni e un gruppo mobile di funzionari del ministero dell'Istruzione e della Scienza, studiosi e autori di scandalosi complessi didattico-metodici di storia e sociologia, in cui Stalin si è trasformato nel “più efficace leader dell'URSS, nel periodo della cui leadership fu ampliato il territorio del paese, fu ottenuta la vittoria nella più grande delle guerre, fu attuata l'industrializzazione dell'economia e la rivoluzione culturale…”.
Allora Isaak Kalina, diventato proprio in quei giorni vice ministro dell'Istruzione, davanti a vari auditori ha dispiegato un immagine di qualcosa che si conserva: se voleste che vostro figlio conoscesse la storia della vostra famiglia, da quali racconti gli proporreste di apprenderla? Dai racconti della vostra nonna e della vostra bisnonna o dai protocolli di un poliziotto del distretto? E ha risposto da solo: “Io voglio tanto che i miei nipoti apprendano la storia del mio paese da un manuale scritto non nella logica del poliziotto del distretto, lasciamo questo alla scienza, ma nella logica della nonna, della bisnonna, che si sforza di formare nei miei nipoti un'attitudine positiva verso la mia famiglia, anche se nella mia famiglia ci sono stati dei momenti difficili”.
Adesso, evidentemente, a Kalina tocca allargare lo sguardo sulla storia. La commissione presso il presidente, di cui è divenuto vice capo, non accenna solo alla scuola. Pare che gli approcci alla storia elaborati nel manuale scolastico si sia deciso di diffonderli in tutta la scienza storica. Fra l'altro proprio correggendo a vantaggio del poliziotto: la presenza di una mano forte è anche molto facile da percepire nell'elenco dei membri della commissione (vedi il dossier della “Novaja gazeta”).
Sembrerebbe che qualsiasi attributo per la parola “storia” fosse superfluo, tranne uno: scientifica o non scientifica. Ma ecco che non è così, la formazione annunciata dal vice ministro di una “storia positiva” si è trasformata in una storia che non causa “danno agli interessi della Russia”.
Come, in che modo la commissione censurerà la storia fino a portarla allo stato di “non causante danno”? Studierà i piani di lavoro scientifico di tutti i collettivi di studiosi? Esaminerà tutte le pubblicazioni scientifiche? E la pubblicistica? E se la nonna racconterà al nipote qualcosa di sgradito alla censura?
Uno dei compiti della commissione, com'è scritto nelle “Disposizioni”, è la diffusione e l'analisi di tutti i fatti di falsificazione e la presentazione al presidente di rapporti ad essi inerenti. Ma la cosa non si limita ai rapporti. Più avanti si parla di “preparazione di proposte di misure da prendere” e di “raccomandazioni di un'adeguata reazione”. Forse soffiamo sull'acqua [7], ma che vuoi farci – siamo spaventati, qui viene già in mente l'articolo 58 [8].
E' interessante sapere come, per mezzo di quali leve la commissione “reagirà adeguatamente”? Dov'è la mai dimenticata, irrefutabile catena: sezione propaganda del CC – terzi segretari di comitati regionali, cittadini, di quartiere – segretari di sezioni – semplici membri? Toccherà ristabilirla?

Dossier della “Novaja gazeta”

28 combattenti con la falsificazione

Presidente della commissione – S.E. Naryškin, capo dell'amministrazione del presidente della Federazione Russa. I.I. Kalina – vice ministro dell'Istruzione e della Scienza, I.I. Siroš – vice capo dell'amministrazione presidenziale, I.I. Demidov – capo del dipartimento presidenziale per la conduzione della politica interna, A.D. Alchanov – vice ministro della Giustizia, A.E. Busygin – vice ministro della Cultura, E.Ja. Butko – vice direttore dell'Agenzia Federale per l'Istruzione [8], S.Ju. Vinokurov – capo del dipartimento presidenziale per le relazioni interregionali e per le relazioni culturali con i paesi esteri, V.V. Dergačëv – vice direttore dello FSTÈK [10] russo, segretario responsabile della commissione interistituzionale per la difesa del segreto di Stato, K.F. Zatulin – primo vice presidente della Commissione della Duma di Stato [11] per gli affari della CSI e per le relazioni con i compatrioti [12], V.A. Zimakov – capo del servizio SVR [13] russo, M.A. Kambolov – vice direttore dell'Agenzia Federale per la Scienza e l'Innovazione [14], V.P. Kozlov – direttore dell'Agenzia Federale degli Archivi, N.E. Makarov – capo di Stato Maggiore delle Forze Armate, primo vice ministro della Difesa, S.A. Markov – vice presidente della Commissione della Duma di Stato per le formazioni sociali e le organizzazioni religiose, V.P. Nazarenko – vice capo del dipartimento presidenziale per la conduzione della politica estera, N.A. Naročnickaja – presidente del Fondo per lo studio della prospettiva storica, A.B. Povalko – vice direttore dell'Agenzia Federale per la Gioventù [15], A.Ju. Romančenko – vice direttore dell'Agenzia Federale per la Stampa e le Comunicazioni di Massa, A.N. Sacharov - direttore dell'Istituto di Storia della Russia dell'Accademia delle Scienze Russa, N.K. Svanidze - presidente della Commissione per i rapporti interetnici e per la libertà di coscienza della Camera Sociale [16] della Federazione Russa, V.A. Sobolev – vice segretario del Consiglio di Sicurezza della Federazione Russa, V.G. Titov – vice ministro degli Esteri, A.P. Toršin – primo vice presidente del Consiglio della Federazione [17], V.S. Christoforov – capo dell'Amministrazione della registrazione e dei fondi di archivio dello FSB russo, A.O. Čubar'jan – direttore dell'Istituto di Storia Generale dell'Accademia delle Scienze russa, Ja.V. Šabanov – capo dell'ufficio di consulenza presidenziale, S.V. Šipov – direttore del dipartimento del ministero per lo Sviluppo Regionale.

“Proprio fino alla battaglia di Kulikovo [18] non arriveremo”

Cosa dicono i membri della commissione

Konstantin Zatulin (in un'intervista a “Echo Moskvy” [19]): “La commissione si occuperà di quelle questioni che sono aspramente politicizzate e possono essere pericolose per la salute morale della società. In ogni caso, quando uscirà un libro in cui viene pubblicata una versione dubbia riguardante gli autori di crimini contro lo Stato, persone condannate e non riabilitate per i crimini degli anni della Seconda Guerra Mondiale, sulle pagine di questo libro sarà obbligatoria una scritta: “Si avvisa che la lettura di questo libro non è raccomandata a giovani di età inferiore a 18 anni”.

Nikolaj Svanidze (in un'intervista alla “Novaja gazeta”):
– Nikolaj Karlovič, si è già riunita la commissione e Le è chiaro di cosa si occuperà?
– Come sarà organizzato il lavoro, ancora non lo so, ma è chiaro che si tratta dei momenti discussi della Seconda Guerra Mondiale.
– Nel decreto non è detto che il lavoro della commissione si limiti solo alla Seconda Guerra Mondiale.
– Beh, non andremo proprio fino alla battaglia di Kulikovo…
– Le è probabilmente noto lo scandalo dei manuali di storia e sociologia creati sotto il patronato dell'amministrazione del presidente Putin e degli ideologi dei movimenti giovanili “I Nostri” [20] e “Giovane guardia di Russia Unita” [21]. Non le sembra che la commissione dovrà proseguire su questa linea per creare una “storia corretta”? Non dice questo la sua composizione?
– La storia dei manuali è nota. Non conosco la composizione della commissione, conosco gli studiosi che vi sono entrati e sono persone degne.

Commenti

Aleksandr Šubin, dottore in Scienze Storiche, Istituto di Storia Generale dell'Accademia delle Scienze russa: “Tali iniziative sono necessarie per spartirsi i fondi pubblici”

– Io guardo alla creazione di questa commissione con una certa tranquillità. E' un'altra iniziativa che scambia il lavoro reale con riunioni burocratiche. La maggior parte dei membri della commissione non sono storici.
Di studiosi ce ne sono in tutto tre, a dire il vero sono persone meritevoli, conosciute, direttori dei nostri principali istituti accademici. Ma ci sono anche persone, che sono note come “narratori-deformatori” [22] della storia. Di solito le iniziative burocratiche sono necessarie per la spartizione dei fondi pubblici, anche se durante una crisi si sarebbe potuto trovare un più degno uso del denaro. Come “lotteranno con la falsificazione”? Facendo dichiarazioni rabbiose, come di solito accade nei casi di intrusione politica e burocratica nelle discussioni degli storici, basate su doppi standard e contenenti errori. Beh, questo danneggerà solo ancora una volta il prestigio del paese. Forse prepareranno qualche libro incrociando Zatulin con Svanidze. Va detto, in questo senso, che Svanidze ne parla nelle sue trasmissioni, di storici professionisti ne porta tanti da far paura. Li pubblicheranno su una bella carta, ci metteranno il timbro della commissione.
Ma di libri ora ne escono molti e se questo timbro aiuterà questa produzione stampata ad andare avanti ancora non si sa. Ma per gli estremisti, per esempio in Estonia, la commissione non sarà neanche un decreto, ma piuttosto uno spauracchio o semplicemente una cosa da ridere.
Non mi aspetto maestria editoriale o pubblicistica dalla produzione della commissione. Ma neanche particolari minacce. Tutti capiscono il tutto qui e all'estero. Tra l'altro anche il prezzo di tale “lotta con la falsificazione” come formalità burocratica.
Se lo Stato vuole davvero aiutare la cosa, è necessario appoggiare più attivamente quel lavoro che gli storici già conducono per creare delle connessioni in questo ambito, per portare avanti il nostro punto di vista nell'ambiente dell'elite intellettuale dei paesi dell'ex URSS. E qui ci sono dei buoni canali, come l'Associazione degli storici dei paesi della CSI e le commissioni bilaterali con Ucraina, Lituania e altri paesi. Le persone ragionevoli “là” sono i nostri alleati nella lotta contro le falsificazioni della storia e non c'è bisogno di “rimpiazzarle” con dichiarazioni e decisioni premature e poco ponderate. E' meglio pubblicare più lavori scientifici, in cui professionalmente e con molto materiale basato sui fatti si ristabilisce il quadro reale degli avvenimenti storici. Allora anche le falsificazioni appariranno ciò che sono – menzogne e sciocchezze.

Ljudmila Alekseeva, presidente del Gruppo di Helsinki [23]: “In tutta la commissione c'è una sola persona degna”
– Se volesse occuparsi seriamente della deformazione della storia, allora nella commissione dovrebbero entrare i luminari della scienza storica, persone rispettate nella comunità professionale e nel paese. La domanda più importante è: cosa si chiamerà falsificazione e cosa ristabilimento del vero? E chi è entrato là? Zatulin? Naročnickaja? E cosa c'entra qui Markov?
Ci hanno spinto dentro gli ideologi. Che storia sarà con una commissione del genere? Nessuna sconfitta, solo vittorie? Con questo non solo come attivista per i diritti umani, ma anche come storico non posso essere d'accordo. Ci spezzeranno appoggiandoci al ginocchio, riscrivendo la storia. Ma noi non la daremo in concessione alla commissione, un popolo senza storia è un mankurt [24].
In tutta la commissione c'è una sola persona degna – Svanidze. Questi si è occupato di storia moderna, ma lavorerà nella commissione o ne uscirà per non coprirsi di vergogna?
Non vorrei che si ripetesse la storia del Consiglio di esperti per la conduzione di uno studio a livello statale delle religioni presso il ministero della Giustizia creato nell'aprile 2009. Lo capeggiava il noto combattente ortodosso con qualsiasi manifestazione di vita religiosa al di fuori della Chiesa Ortodossa Russa Aleksandr Dvorkin. Il suo approccio non poteva in alcun modo essere considerato obbiettivo, era chiaramente confessionale.
Se lo stesso avverrà con la commissione per la lotta con la falsificazione della storia, allora Stalin non sarà solo un manager efficace [25], ma anche il padre dei popoli, il migliore amico dei bambini, di chi pratica la ginnastica, dei lavoratori delle acciaierie, dei colcosiani e dei medici.
Si esigerà la tragica, ma veritiera storia della Grande Guerra Patriottica [26]? Il film “Ržev. La battaglia sconosciuta di Georgij Žukov” [27], che ha fatto scandalo è una falsificazione? O il ristabilimento del vero?
Sono entrata alla facoltà di Storia della MGU [28], perché ho sempre voluto essere uno storico. Verso i 10 anni dicevo che sarei stata uno storico e mio padre prese a portarmi libri di storia. Dopo il secondo anno di università presi a pensare verso quale cattedra indirizzarmi. Ma le cattedre erano una più rigida dell'altra: Storia del Partito, Storia dell'URSS, Storia Contemporanea. Io volevo essere uno storico, non una propagandista, un'esecutrice di ordini. Decisi che sarei passata ad archeologia – teschi, resti, ciò che trovi, lo descrivi. Ma venne fuori che anche là bisognava dimostrare che la Russia è la patria degli elefanti [29]. Decisi di occuparmi del Neolitico. Ma anche qui incombeva Engels con “L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello stato”. Bisognava adattarsi a lui.
E cos'è questa commissione appena sfornata? Infatti la verità non si può nascondere, questa viene fuori non appena è venuto fuori “Ržev. La battaglia sconosciuta di Georgij Žukov”. Io guardo al futuro con ottimismo: tra una generazione saremo anche noi un paese democratico e uno stato di diritto.

Ljudmila Rybina

22.05.2009, "Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/data/2009/053/01.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Otdelenie pravdy ot istiny è un gioco di parole intraducibile. Otdelenie oltre che “separazione” significa “sezione” (intesa come parte di un apparato). Pravda e istina significano entrambe “verità”, ma il primo termine può significare anche “giustizia”, “rettitudine”, mentre il secondo fa parte dell'ambito filosofico e religioso. Pravda, com'è noto, era anche l'organo ufficiale dell'Unione Sovietica.

[2] Federal'naja Služba Bezopasnosti (Servizio Federale di Sicurezza), l'erede del KGB.

[3] Letteralmente “si rompono le lance”.

[4] Residenza presidenziale.

[5] Danza popolare russa, ironicamente contrapposta alla polka straniera (il corsivo è mio).

[6] Qui si ironizza sul gusto putiniano per le espressioni forti, con cui a volte sottolinea i concetti.

[7] In Russia si dice “chi si è scottato con il latte, soffia anche sull'acqua”.

[8] Sulla base dell'articolo 58 del codice penale dell'URSS, che riguardava le attività antisovietiche, milioni di persone finirono nell'arcipelago GULag.

[9] Ente del Ministero dell'Istruzione e della Scienza che si occupa concretamente della gestione dell'attività didattica.

[10] Federal'naja Služba po Techničeskomu i Èksportnomu kontrolju (Servizio Federale di controllo sulla Tecnica e sulle Esportazioni), ente che controlla le comunicazioni e le esportazioni in nome della sicurezza dello Stato.

[11] Precisazione non superflua in quanto in Russia tutte le assemblee legislative si chiamano Duma.

[12] Da intendersi come russi che vivono nei paesi della ex Unione Sovietica.

[13] Služba Vnešnej Razvedki (Servizio di Intelligence Esterna).

[14] Ente di ricerca del Ministero dell'Istruzione e della Scienza.

[15] Ente del Ministero per lo Sport, il Turismo e le Politiche Giovanili.

[16] Sorta di istituzione intermedia (priva di poteri e di reale importanza) tra la società e le istituzioni.

[17] La “camera alta” del parlamento russo, formata dai rappresentanti dei soggetti territoriali della Federazione Russa.

[18] Nella battaglia di Kulikovo (nella Russia centrale) nel 1380 i Russi affrontarono i Tatari e i Mongoli e la sconfitta di questi fu l'inizio della fine del loro secolare dominio sulla Russia.

[19] Radio russa relativamente libera.

[20] “I Nostri” è un movimento giovanile così devoto a Putin da essere stato soprannominato Putinjugend...

[21] “Russia Unita” è un partito che ha il solo scopo di portare avanti la politica di Putin.

[22] Impossibile rendere il gioco di parole originale skaziteli-iskaziteli. Va notato comunque che gli skaziteli sono narratori di fiabe e non di storie vere...

[23] Organizzazione per la difesa dei diritti umani che opera sulla base della Dichiarazione di Helsinki sui diritti umani, firmata anche dall'URSS.

[24] Personaggio delle leggende dei popoli turchi: uomo portato tramite torture e umiliazioni a dimenticare tutto di se e a diventare un docile strumento dei propri padroni (il corsivo è mio).

[25] Così viene purtroppo definito nell'ambito del revisionismo putiniano.

[26] Così viene chiamata la guerra dell'Unione Sovietica contro gli invasori nazifascisti.

[27] Documentario televisivo che non manca di rileggere criticamente una pagina tragica della Grande Guerra Patriottica. Per riprendere la città di Ržev occupata dai nazisti le truppe russe combatterono dal gennaio 1942 al marzo 1943 con centinaia di migliaia di perdite. Le operazioni erano comandate dal maresciallo (il più alto grado sovietico dopo quello del generalissimo Stalin) Georgij Konstantinovič Žukov.

[28] Moskovskij Gosudarstvennyj Universitet (Università Statale di Mosca).

[29] Battuta che allude alla pretesa superiorità della Russia sovietica in qualsiasi ambito. Alla base c'è una barzelletta di epoca sovietica sulle opere scritte in vari paesi per “l'anno dell'Elefante”. I tedeschi scrivono ponderosi trattati, gli americani trattano la questione dal punto di vista del business, gli israeliani mettono di mezzo la questione ebraica e i sovietici scrivono sulla Russia come patria degli elefanti, sui classici del marxismo-leninismo sugli elefanti e sulle risoluzioni del Congresso del PCUS sugli elefanti...



http://matteobloggato.blogspot.com/2009/05/come-ha-scritto-orwell-chi-controlla-il.html

11 maggio 2009

A proposito della situazione del Caucaso (XIII)

Meqab*




I diari daghestani di Julija Latynina [2]

Nelle puntate precedenti:**
– perché il wahhabismo [3] sta diventando sempre più poplare in Daghestan
– chi difende i diritti dei terroristi
– sull'agenzia matrimoniale che procura mogli agli shahid [4]
– sul finanziamento statale ai militanti e le operazioni speciali inefficaci

Gas per wahhabiti

Il fratello di una persona di nome Sulejman Adžiev ha diretto per lungo tempo la filiale di Chasavjurt [5] della Kavkazregiongaz [6]. I fratelli Adžiev erano noti soprattutto per la sparatoria in stato di ubriachezza al “Marrakeš” [7] con il capo della provincia Alik Alchamatov e per il fatto che ancora nel 2005 i “kadyroviani” [8] cercarono di portar via Sulejman da casa sua . I ceceni furono respinti, ma un agente dello FSB [9] fu perfino ucciso. Gli uomini del ministero degli Interni daghestano presero decisamente le difese degli Adžiev, perché gli Adžiev erano dei loro e i ceceni forestieri. Cosicché il gas russo inebriò non solo le imprese offshore svizzere, ma anche i wahhabiti di Chasavjurt finché Sulejman Adžiev non fu ucciso mentre compiva un assalto nel settembre 2008. I suoi discorsi di addio con i parenti si trovano facilmente in Rete [10].

Omicidi a prezzi stracciati [11]

Nel marzo 2006 Džamal Aliev, capo del distretto di Botlich [12], fu ucciso a colpi d'arma da fuoco e tra i killer, feriti dal fuoco di risposta della scorta, uno era figlio del capo della banca “Vozroždenie” [13] e due, Omar Chačibragimov e Magomed Šuajbov erano in tutto e per tutto wahhabiti. Prima di andare con i wahhabiti, Omar voleva entrare nell'OMON [14]. Il defunto Gazimagomed Gimrinskij [15] mi raccontò che proprio quella brigata fu assunta a sua tempo dai Batalov padre e figlio per uccidere lui, Gazimagomed. Fra l'altro Gazimagomed taceva per modestia su chi in risposta uccise gli stessi Batalov.
L'anticipo per Džamal fu di 5.000 dollari a testa. Il figlio del capo della banca “Vozroždenie”, a quanto dicono, poco prima aveva portato dagli Emirati una Porsche Cayenne ed era stato un musulmano molto bravo: esigeva dalla moglie che portasse il velo. Al processo è stato assolto. I wahhabiti in Daghestan sono killer a buon mercato. Uccidono a prezzi stracciati.

La toilette di Iblis [16]

Non si può dire che le autorità non compiano degli sforzi intellettuali nella lotta al wahhabismo. Li compiono. C'è perfino un intero canale televisivo - la “Čirkej-TV” [17]. In essa interviene il predicatore Magdi-chadži Abidov. Spiega tutto in modo molto accessibile: la manicure, dice, è la toilette di Iblis. In qualità di campagna pubblicitaria di utilità sociale il canale reclamizza il giornale “As-Salam” [18] – “Il miglior regalo per il Giorno del Giudizio” e la hotline dello FSB.

“Pulci” nelle armi automatiche

La forza più efficiente nella lotta ai wahhabiti è lo FSB.
Lo FSB ascolta le telefonate e tiene d'occhio agli appartmenti, il suo segno distintivo sono le spie che mettono nelle armi vendute al mercato nero. Ma non certo tutti in Daghestan comprano armi per uccidere gli sbirri. Molti le comprano per le loro necessità private.
Un anno fa, si dice, un arma del genere fu venduta ad un uomo di nome Islam. Dopo la vendita lo portarono allo FSB, ma videro che non era un wahhabita e lo rilasciarono. Ed ecco che, appena rilasciato, accanto a Islam si siede in macchina una persona che gli aveva commissionato l'omicidio del sindaco di Chasavjurt e dice: “E quando?”. E infatti: un killer, che avete assunto, si è impelagato con lo FSB per via dell'arma. Non sarà mica un motivo per annullare l'ordine, non è vero?
Quando hanno ucciso uno sbirro – “l'hanno ucciso come un cane”.
– Quando hanno ucciso un wahhabita a tutti interessa sapere perché l'hanno ucciso, – dice con disappunto un uomo d'affari daghestano, – quando hanno ucciso uno sbirro – l'hanno ucciso come un cane. Perché?
Posso spiegare perché. Perché gli sbirri stessi si comportano con le persone da loro uccise come con dei cani. Quando uccisero Arip Aliev, perfino a me nella lontana Mosca fu chiaro che era stato Abdulgapur Zakar'jaev, l'unico leader dei militanti di Bujnaksk [19] rimasto in vita, che Arip non aveva ancora ucciso. Ma i colleghi di Arip, per non stare con le mani in mano, quattro giorni dopo fecero un blitz nel primo appartamento che faceva allo scopo, uccisero a colpi d'arma da fuoco i padroni di casa e dichiararono che vi avevano trovato i bossoli dell'arma automatica con cui era stato ucciso Arip. I bossoli – e non l'arma automatica – si sarebbero potuti trovare solo se li avessero messi lì apposta. E Zakar'jaev ancora per quasi un anno fuggì e uccise, finché non fu beccato a Kakašura [20].
Il 4 aprile a Machačkala è stato ucciso a colpi d'arma da fuoco il colonnello dello FSB ed Eroe della Russia Zulkaid Kaidov. L'hanno ucciso a colpi d'arma da fuoco nelle seguenti circostanze: Zulkaid aveva una moglie, la moglie una sorella, la sorella un marito, cioè suo cognato, il cognato un fratello. Il cognato era uno qualsiasi, il fratello era molto credente, Zulkaid molte volte l'aveva fatto sfuggire alla 6.a sezione [21]. Si è riunita la shura [22] e la shura ha stabilito che Zulkaid disturbava molto la causa di Allah.
“Lo colpirò io”, – dice il fratello.
Telefonò al cognato e per mezzo suo chiese di incontrare Zulkaid: dice, la 6.a sezione ne ha avuto abbastanza. Si sono incontrati proprio davanti all'edificio del ministero degli Interni, lì intorno c'erano tanti posti di blocco quante pulci su un cane randagio. Il colonnello tese la mano al parente e questi gli sparò cinque pallottole e chi s'è visto s'è visto.
Sapete cos'hanno dichiarato le autorità? “E' un atto di criminalità comune”.
Oh, sì! Ho rimostranze nei confronti del ministero degli Interni riguardo a Vadim Butdaev. E sono molto semplici: perché Butdaev, cognato di un terrorista noto a tutti, raccoglieva tranquillamente bombe in casa finché una di esse non gli è esplosa in mano? Che faceva, pagava? Si era messo d'accordo? Perché l'unica prova indiscutibile contro Butdaev è il fatto che si vantava e si faceva filmare?
Gli sbirri russi ripetono l'errore della polizia politica zarista . Non sono abbastanza professionali per prendere un terrorista al momento che passa dal namaz [23] alla Stečkin [24] e non sono abbastanza crudeli per ispirare altro che odio a chi vuole morire sulla via di Allah.
– A cosa pensate là a Mosca? Come una freccia scoccata, queste persone non torneranno indietro. E quando finiranno con il mondo degli affari di qui, andranno ai “Tri kita”. E pensi che là a Mosca non pagheranno? Come leprotti [26], pagheranno. Porteranno i soldi qua nella gola di Karabudachkent [27].

Il Virus

– Mi dica, Gul'nara, – chiedo a Gul'nara Rustamova***, – Lei parla di diritti umani, parla di Costituzione, ma suo cognato e suo fratello non hanno forse infranto la legge, uccidendo gli sbirri?
– Ma chi è che li ha costretti a farlo?!
Questa è la spiegazione standard per noi, stupidi kafir [28], – ecco , queste povere persone, ex (e non molto ex) banditi, prendono le armi perché li hanno condotti a questo gli avidi e stupidi sbirri e la cosa siginificativa di questa spiegazione è che si tratta di una accurata e sfacciata bugia. E posso dimostrarlo facilmente.
L'estremismo islamico è una malattia di cui soffrono sia in Pakistan, sia a Londra, sia in Somalia, sia a Bujnaksk. Questa malattia non ha un centro di comando, come non aveva un centro di comando la peste che sterminò il pianeta nel Medioevo. Non c'è un centro di comando – c'è un virus. E se questo virus è lo stesso sia nel metrò di Londra, sia nel bosco di Bujnaksk, allora gli sbirri russi qui non c'entrano per nulla. Gli sbirri russi non sono la causa della malattia, ma la condizione del suo procedere.
E' un'altra storia quando di questa peste soffrono a Londra, dove ci sono ospedali e medicine, c'è una chance di guarire, ma se in qualità di medici avete gli sbirri russi, che operano con le stesse mani sporche con cui rubano le lenzuola dell'ospedale, allora le chance di guarire sono altre.
Nella vicina Cecenia è stato introdotto il principio della responsabilità collettiva. Bruciano le case di chi si da alla macchia e i loro familiari con voci tremanti rinnegano pubblicamente i fuggitivi – e i militanti diminuiscono. In Daghestan la debolezza del potere si è rivelata peggiore della crudeltà. Qui l'avidità delle autorità si può paragonare solo alla sua mancanza di professionalità; qui il presidente Aliev osa contrapporsi al funzionario russo, nominato dall'innocua Mosca, ma trema davanti ad assassini con la carica di funzionari e capi di amministrazioni – ma lo stato non sopporta il vuoto e il potere, sfuggito a mani deboli, viene preso dai sostenitori del “puro Islam”.
Oh no, non pensate che siano cattive persone. Sono persone molto buone. Non bevono e non fumano, sono ottimi lavoratori e patologicamente onesti – in contrapposizione all'immoralità che impera intorno. Quindi sarete d'accordo che quella persona, che ne ha abbastanza del “meqab” che impera intorno, quella persona che vuole stare in pace con se stessa e con Allah, che non vuole vivere con il Primo Canale e la hotline dello FSB è prima di tutto una persona molto dignitosa. E non si può proprio punire questa persona dignitosa semplicemente perché prega un po' diversamente, perché ritiene che non ci si possa inchinare davanti alle tombe dei morti e che nella preghiera del venerdì si debbano fare due raka'at [29] e non sei e che quelli che ne fanno sei sono pagani e bruceranno all'inferno?
All'inizio del ХХ secolo in Russia c'erano altre persone molto coscenziose. Socialisti rivoluzionari, socialdemocratici, menscevichi, bolscevichi, anarchici. Non tutti di certo prenedevano “x” [30]. Alcuni erano semplicemente persone molto buone. In ogni caso, ragazzi con anime ardenti, che andavano ai lavori forzati o alla morte e avevano più abnegazione dei panciuti gendarmi. Avevano l'Internazionale, ma non nel senso che qualcuno li mandava dall'estero, ma nel senso che un socialdemocratico tedesco era semplicemente felice di aiutare i suoi fratelli bolscevichi in Russia o in Ungheria. E tutti sapevano che questo regime stava marcendo e sanno come costruire un felice mondo nuovo…

* Ingiustizia (àvaro [1]).
** Conclusione. Inizio nei nn. 41, 42.
*** Capo dell'organizzazione “Madri del Daghestan per i diritti umani”.

Julija Latynina
osservatrice della "Novaja gazeta"

24.04.2009, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2009/043/11.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)


[1] Gli Àvari sono l'etnia maggioritaria del Daghestan.

[2] Julija Leonidovna Latynina, giornalista e scrittrice.

[3] Movimento estremista islamico (ma in Russia “wahhabita” è quasi sempre sinonimo di “terrorista islamico” in generale)

[4] “Martiri”, i terroristi islamici suicidi.

[5] Villaggio del Daghestan orientale, noto perché vi fu firmato l'armistizio che pose fine alla “prima guerra cecena”.

[6] “Caucaso-Regione-Gas”, impresa del settore del gas.

[7] “Marrakech”, locale di Machačkala, capitale del Daghestan.

[8] Gli uomini dell'esercito personale del ras ceceno Ramzan Kadyrov, noti per la loro ferocia.

[9] Federal'naja Služba Bezopasnosti (Servizio Federale di Sicurezza), il principale servizio segreto russo.

[10] E' così. Ho verificato personalmente.

[11] Letteralmente “a prezzi da dumping”.

[12] Villaggio del Daghestan orientale.

[13] “Rinascita”.

[14] Otrjad Milicii Osobogo Naznačenija (Reparto di Polizia con Compiti Speciali), sorta di Celere russa, nota per la sua durezza.

[15] Strana figura di doppiogiochista, agente segreto e sostenitore dei wahhabiti, morto chiaramente di morte non naturale...

[16] La principale entità malefica della demonologia islamica.

[17] Čirkej è un villaggio del Daghestan centrale.

[18] Giornale islamico.

[19] Città del Daghestan centrale.

[20] Villaggio del Daghestan centrale.

[21] Quella che si occupa della criminalità organizzata.

[22] Consiglio islamico (il corsivo è mio).

[23] Preghiera rituale islamica.

[24] Tipo di pistola russa.

[25] “Tre balene” (riferimento all'antica leggenda russa sulle tre balene che sostengono il mondo), mobilificio russo noto per essere stato al centro di uno scandalo finanziario.

[26] Come dire, timorosamente e rincorrendosi a vicenda.

[27] Villaggio montano del Daghestan centro-meridionale.

[28] Miscredenti, non musulmani.

[29] Serie di preghiere (il corsivo è mio).

[30] Curioso nome che davano alle estorsioni i rivoluzionari che le usavano come metodo di finanziamento...

05 maggio 2009

A proposito della situazione del Caucaso (XII)

Meqab [1]


Perché la Russia sta perdendo il Daghestan. I diari daghestani di Julija Latynina [2]


Sull'agenzia matrimoniale per gli shahid [3], sui banditi e la fede, sul finanziamento statale ai wahhabiti [4] e sulle tangenti

Nella puntata precedente:
— Le "Madri del Daghestan per i diritti dell'uomo" o per i diritti dei terroristi?
— Come è morto il leader del jama'at [5] "Šariat" [6] e chi ha girato filmati propagandistici sulle regole di comportamento con gli esplosivi
— Perché uccidono i capi delle province
— Quanto consta una condanna con la condizionale
— E perché il wahhabismo ha sempre magggiore popolarità in Daghestan

I matrimoni degli shahid

Isa Isaev (figlio del capo delle “Madri del Daghestan per i diritti umani” Svetlana Isaeva) è finito in prigione per un brutale stupro di gruppo. Questi e la sua compagnia, dopo essersi rotolati nella neve usciti dalla sauna, sono andati alla dacia e per strada hanno preso una giovane dargina [7] e l'hanno sequestrata per due giorni.

In prigione Isa Isaev incontrò Chizri Mamaev1 e rinacque del tutto. Smise di fumare e di bere, si sposò, come dicono presso il ministero degli Interni, con Zaira, vedova del militante Achmed Gazimagomedov – una delle mogli procurate ai futuri shahid dall'agenzia matrimoniale di Gul'nara Rustamova2.

A quanto assicurano gli sbirri, questa è in generale una delle principali sfere di azione delle “Madri” – procurare mogli ai futuri shahid. All'inizio mostrano alla ragazza piccole foto di mujaheddin – belli, virili, con le armi in pugno. Poi conversano su quanto sia importante andare per la via di Allah. Poi si sdegnano: “Chi ha ucciso questi guerrieri di Allah? Gli sbirri”. Poi spiegano: ecco, presto sarà ucciso e con lui anche tu otterrai il paradiso.

Chizri Mamaev, uno dei leader del jama'at di Bujnaksk, era anch'egli sposato con una moglie del genere, la diciottenne Dinara Dajzieva. Il 13 novembre 2007 il loro gruppo fu circondato in un appartamento a Bujnaksk. Una delle donne accettò di arrendersi e uscì dalla casa con due bambini. Dinara fuggì via per prima con un'arma automatica in pugno sotto il fitto fuoco dei corpi speciali. Un fotografo occasionale scattò queste foto e tutta la repubblica le copia di cellulare in cellulare.

– Ma chi è Chizri Mamaev ? – chiedo a Svetlana Isaeva.

– Non so chi sia Chizri, – risponde.

I banditi e la fede

La storia del teppista Isa Isaev, che è rinato in prigione, è abbastanza tipica. Tra i wahhabiti ci sono molti ex banditi. Lo stesso Šamil' Gasanov, complice di Vadim Butdaev3, è un ex bandito. Dopo aver smesso di bere e di fumare, ha mantenuto alcune sue abitudini e a febbraio è stato fucilato dopo essere stato condannato dalla shura [9] per aver messo le mani nel bottino wahhabita.

Anche tra i sufi ci sono personalità interessanti. L'ex capo del distretto di Kiziljurt [10] Abdurachman Gadžiev è in prigione per aver tentato di uccidere il capo del distretto di Gergebil' soprannominato Bol'šoj Machač [11]. Vero sufi, Abdurachman prega cinque volte al giorno e in prigione ha già dato il fatto loro a tutti i wahhabiti. Dicono che per questo gli tocca andare in prigione con tutta la scorta.

Così avete da una parte Šamil' Gasanov, dall'altra Abdurachman Gadžiev. Pasionari.

L'Azef [12] daghestano

Mi pare che la causa immediata dell'esplosiva crescita della potenza dei wahhabiti nell'ultimo anno sia stato l'omicidio di Gazimagomed Gimrinskij. Gazimagomed, deputato dell'assemblea popolare della repubblica, genero dell'influente tesoriere Sajgidgusejn Magomedov, era un vero Azef daghestano – protettore di wahhabiti, esperto del Corano, partecipante alla guerra di Cecenia, mercante di uomini e contemporaneamente, cosa affermata dal già defunto Arip Aliev, capo dello RUVD [13] di Bujnaksk, agente dello FSB che ha arrestato non meno di 120 wahhabiti.

Gazimagomed è stato ucciso dal suo ex allievo Ibragim Gadžidadaev. Lo ha chiamato per parlare con lui, gli ha sparato qualche pallottola e ha bussato a casa di alcuni suoi parenti: “Prendete quello che giace lì. E non pensate a nessuno. Sono stato io”.

Gazimagomed Gimrinskij era l'unica barriera che contenesse la furia delle autorità contro il villaggio montano di Gimry [14]. Non appena l'hanno ucciso, nel villaggio è iniziata una “ripulitura” [15] durata molti mesi. Gimry è stato circondato da ogni parte, soldati inesperti hanno fatto a pezzi alberi da frutto che avevano nutrito generazioni di abitanti di Gimry. E Gadžidadaev?

Gadžidadaev, a quanto dicono, qualche settimana dopo l'omicidio ha inviato una cassetta a Sajgid-Gusejn [16] Magomedov, tesoriere della Repubblica del Daghestan. Nella cassetta sarebbero state elencate tutte le persone che Gadžidadaev aveva rapito insieme a Gazimagomed e tutti i soldi che avevano estorto. “Devi darci un milione, – avrebbe detto il terrorista più ricercato del Daghestan a un uomo che siede nella sala di ricevimento del vicedirettore dello FSB Proničëv perché lo nominassero presidente del Daghestan, – e ricorda che è più facile beccare te che tuo genero”. Non ho visto la cassetta, cosicché potrebbe anche essere una fandonia. Ma indicativa.

La moschea di Nadyršach

Da un mio conoscente è giunta un'anziana abitante del distretto Cuntinskij. Questa si lamentava che erano scomparsi due suoi figli, studenti con ottimi risultati.

– Ma in quale moschea pregavano? – ha chiesto il mio conoscente, che non è informato sui diritti umani, ma è informato sulla realtà del Daghestan.

– Quella in via Kotrov, – ha risposto la donna.

– E dove vivete?

– Nella borgata Novyj.

– E quante moschee ci sono tra casa vostra e la moschea sulla Kotrov?

– Non so.

– Ci sono 23 moschee e in ognuna di esse pregano centinaia e migliaia di persone. Ma i tuoi figli non pregavano in nessuna di esse. Andavano alla moschea sulla Kotrov, che ha costruito Nadyr Chačilaev4 e ascoltavano un imam wahhabita. E adesso sono scomparsi e tu chiedi “perché?”

Sul finanziamento dei wahhabiti

La cosa più terribile accaduta dopo l'evidentemente disgraziata operazione a Gimry è il rafforzamento finanziario dei wahhabiti. Chiedi in proposito agli sbirri – subito vi scaricheranno un mucchio di sciocchezze sugli USA, la CIA e l'Arabia Saudita. Ancora un poco e racconteranno che i terroristi sono finanziati dal Fondo Monetario Internazionale.

Sono tutte menzogne. I terroristi sono finanziati dallo stato russo. Ciò avveniva da molto tempo, ma in precedenza ci si limitava ai difficilmente raggiungibili distretti montani della repubblica. Da esempio classico può servire il distretto di Uncukul' [17], dove la forza dei militanti è giunta al punto che i crediti concessi sotto garanzia dell'amministrazione erano mangiati a metà dai corrotti e dai wahhabiti.

Anche Gazimagomed Gimrinskij è stato ucciso, come sospetto fortemente, non tanto per la sua collaborazione con lo FSB, quanto per i soldi del tunnel di Gimry. Gazimagomed andò dagli appaltatori e si presentò come plenipotenziario di Allah. Ma qui giunse Gadžidadaev e dichiarò che il plenipotenziario era lui. Gli appaltatori, naturalmente, li consigliarono di chiarirsi tra loro. Cosicché il punto finale delle divergenze teologiche tra i wahhabiti di Gimry divenne la questione delle tangenti sulla costruzione del tunnel di Gimry.

Ma in precedenza tutto questo succedeva sulle montagne. Adesso questo è giunto a Machačkala [18].

– E' vero che i wahhabiti hanno preso soldi alla “Zolotaja Imperija” [19] di Sajfulla? – chiedo al capo del ministero degli Interni del Daghestan Adil'gerej Magomedtagirov.

– Non ci hanno fatto dichiarazioni del genere.

– E' vero che hanno fatto pressione a Konfetnyj Kurban [20] e quando si è rifiutato di pagare gli hanno bruciato la jeep Infinity e ha pagato?

– Kurban non ha rilasciato dichiarazioni.

– E' vero che hanno circondato il negozio di mobili Kirgu?

– Non ci sono dichiarazioni.

Ci mancherebbe che ci fossero dichiarazioni!

– A un uomo d'affari hanno ordinato: compra una macchina, mettici dentro 50.000 dollari e lasciala in un certo posto. Certo, da lì puoi andare allo FSB e li aspettiamo perfino. Ma dopo riceverai i tuoi figli a pezzi per posta. Questi ha comprato una macchina e ci ha messo i soldi. Il giorno dopo arriva una telefonata: “Che vigliacco che sei!” – “Cosa?” – “Pensavamo che tu fossi un uomo onesto, dove sono i soldi?” – “Ce li ho messi, come avete ordinato”. – “No, non ce li hai messi. Devi pagarci una multa di 100.000 dollari per la bugia che hai detto”. Questi ha venduto tutto, ha preso la famiglia e se n'è andato dal Daghestan.

In precedenza raccoglievano i soldi funzionari e sbirri. Adesso lo fanno i wahhabiti. I bolscevichi lo chiamavano “x”. I wahhabiti lo chiamano “zakāt” [21].

Due mesi fa i wahhabiti hanno ucciso a colpi d'arma da fuoco il capo dell'amministrazione del distretto di Uncukul' Kazibek Achmedov. Sono entrati nel caffè dove stava festeggiando il compleanno del procuratore locale, hanno ordinato di stendersi sul pavimento a tutti, tranne al capo e hanno sventagliato scariche per la sala. Chi è riuscito a stendersi, si è salvato. Il capo dell'amministrazione e altri due, che non ci sono riusciti o non hanno voluto stendersi a faccia sotto, sono morti.

Il motivo: il defunto Kazibek pretendeva il rientro dei crediti mangiati dai wahhabiti. I capi delle amministrazioni in Daghestan sono sempre stati uccisi. Ma per la prima volta dopo molti anni un capo di un'amministrazione è stato dimostrativamente ucciso a colpi d'arma da fuoco per divergenze finanziarie con i militanti.

La dimostrazione ha avuto effetto. Secondo le valutazioni più ottimistiche, molti capi delle amministrazioni hanno cominciato a “fare i conti” con i wahhabiti: nella spartizione degli appalti e nel pagamento dei lavori. Secondo le più pessimistiche, due terzi dei capi hanno cominciato a pagare.

La vicinanza della morte

Mi sono fermata presso Machačkala da degli amici. Al mattino il guidatore mi porta in città e racconta:

– Ieri un agente del GAI [22] inseguiva una persona che aveva commesso un'infrazione. Non ha controllato lo sterzo ed è finito nella corsia opposta. Tre cadaveri, compreso l'agente del GAI.

Quello che aveva commesso l'infrazione si è fermato, ha preso al cadavere dell'agente del GAI la pistola d'ordinanza e chi si è visto, si è visto.

Devo incontrarmi con una persona, ma questa va a fare le condoglianze: un suo parente e due suoi fratelli erano andati a raccogliere cipolle selvatiche nel bosco e hanno inciampato in un covo di militanti. Ieri tutti e tre sono stati ritrovati con le mani legate e con un colpo d'arma da fuoco alla nuca. Comunque il parente era uno sbirro, perciò, forse, non era andato solo in cerca di cipolle selvatiche.

Quando torno alla sera, una delle guardie del corpo non è in casa.

– Scusate per quello che è successo, – dice confuso la mattina dopo, – a un mio amico hanno ucciso il fratello minore. Avevano fatto qualche sciocchezza. Al mattino quello a cui avevano fatto quelle sciocchezze lo aspettava all'ingresso con un fucile a canne mozze.

(Conclusione – nel prossimo numero)

1Leader del jama'at di Bujnaksk [8].

2Co-presidente delle “Madri del Daghestan per i diritti umani”.

3Uno dei leader delle associazioni clandestine wahhabite, ucciso nel 2008.

4Autorevole uomo d'affari e politico.

Julija Latynina
osservatrice della "Novaja gazeta"

22.04.2009, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2009/042/18.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)


[1] “Ingiustizia” (in àvaro, lingua maggioritaria del Daghestan).

[2] Julija Leonidovna Latynina, giornalista e scrittrice.

[3] “Martiri”, i terroristi islamici suicidi.

[4] Estremisti islamici.

[5] Comunità islamica.

[6] Russificazione di shari'a, la legge islamica.

[7] Appartenente cioè al popolo caucasico dei Dargini, etnia minoritaria del Daghestan.

[8] Città del Daghestan centrale.

[9] Consiglio islamico.

[10] Città del Daghestan centrale.

[11] Qualcosa come “Grande Lottatore”.

[12] Evno Fišelevič Azef, socialista rivoluzionario e agente della polizia politica zarista, il doppiogiochista per antonomasia.

[13] Rajonnoe Upravlenie Vnutrennich Del (Direzione Distrettuale degli Affari Interni), in pratica la polizia distrettuale.

[14] Villaggio del Daghestan centrale.

[15] “Ripuliture” (začistki) vengono chiamate le azioni repressive contro gli insediamenti “ribelli”, durante le quali si compiono arresti, violenze e omicidi.

[16] Sic.

[17] Villaggio del Daghestan centrale.

[18] Capitale della Repubblica del Daghestan.

[19] Casinò di Machačkala.

[20] “Kurban delle Caramelle”, soprannome di un imprenditore del settore dolciario di Machačkala.

[21] L'elemosina, uno dei cinque pilastri dell'Islam.

[22] Gosudarstvennaja Avtomobil'naja Inspekcija (Ispettorato Automobilistico Statale), in pratica la polizia stradale.

03 maggio 2009

A proposito della situazione del Caucaso (XI)

Meqab*

Perché la Russia sta perdendo il Daghestan. Sui wahhabiti [2] che impongono imposte alle attività economiche, sul dovere di sparare delle amministrazioni locali, sulla caccia agli sbirri, sugli imam e le persone autorevoli, sulle particolarità della giustizia montanara e le operazioni speciali insensate, sui diritti dei terroristi e sulle sbruffonate, i diari daghestani di Julija Latynina [3]

Nel 1999 Šamil' Basaev e Khattab [4] irruppero nel Daghestan. In quel momento la Cecenia era sull'orlo della guerra civile tra i wahhabiti e i sostenitori di Maschadov e a Basaev parve più ragionevole fare una guerra fuori dai confini della Cecenia che al suo interno. Una guerra nel corso della quale Maschadov sarebbe rimasto presidente della Cecenia e Šamil'sarebbe diventato imam di tutte le Cecenie [5] e del Daghestan.
“A quel tempo andava e diceva che per la Russia era la fine , – mi ha detto un amico di uno dei più fedeli alleati àvari di Basaev [6], fondatore del totalmente terroristico jama'at [7] “Šariat” [8] Rasul Makašaripov, – perse la testa per la loro jihad”.
Tuttavia le idee di Basaev sull'appoggio che avrebbero potuto dargli i daghestani si rivelarono molto esagerate. L'invasione fallì: in parte perché gli alleati locali di Basaev non ebbero ruoli di primo piano (Nadyr Chačilaev per il rifiuto di combattere fu condannato a morte da Basaev), in parte perché gli orgogliosi ceceni non pensavano neanche di mettersi d'accordo con i non meno orgogliosi àvari (“Non proposero neanche un accordo” – con un certo tono offeso dichiaro a me il sindaco di Chasavjurt [9] Sajgidpaša Umachanov – “dissero semplicemente “vattene”), ma soprattutto perché Basaev sopravvalutò il grado di influenza in Daghestan del wahhabismo – il “puro” islam, che guarda con disprezzo alle usanze locali e che chiama i tradizionali nastri sulle tombe degli sheykh [10] kufr [11] e “paganesimo”.
L'invasione fallì. L'arma che aveva sparato nei regolamenti di conti per le strade fu rivolta contro i ceceni. Le donne sui monti nutrivano i soldati russi (a cui, come sempre, avevano dato cibo scaduto) e gli uomini dicevano ai soldati: tu siediti e mangia e io per ora prendo il tuo fucile automatico e sparo. I daghestani ricordano con piacere come superavano i BTR [12] russi, correndo a combattere coi fuoristrada e i combattenti che sedevano in questi BTR ricordano come le donne musulmane li benedicevano al loro passaggio.
– Questo era insolito per noi, – mi ha detto con reverente stupore un ufficiale di un reparto d'elite che era passato per l'inferno della Cecenia.
Il sindaco di Chasavjurt Sajgidpaša Umachanov bloccò la strada con i suoi reparti prima a Basaev, poi allo stesso capo del Daghestan Magomaedali Magomedov, quando questi decise di andare a trattare con Maschadov. Basaev non poteva combattere contro il popolo che era giunto a liberare dal giogo degli infedeli e l'invasione si trasformò in una serie di insensati spostamenti in qua e in là.
Dopo il 1999 parve che il “puro” islam in Daghestan fosse destinato al ruolo di corrente marginale, che esisteva in villaggi isolati come quello di Gimry [13] o in cellule isolate come il già ricordato jama'at “Šariat”, capaci sì e no di fare saltare in aria degli sbirri o di fare i killer a prezzi stracciati.
Negli ultimi due anni di governo del presidente Aliev la Russia si è ingegnata di fare l'impossibile: stiamo perdendo il Daghestan. La repubblica che dieci anni fa aveva combattuto a fianco della Russia contro i wahhabiti si è trasformata in un luogo in cui i wahhabiti impongono apertamente imposte sulle attività economiche e gli organi [14] invece di lottare con essi si sono impantanati in intrighi, racket e raggiri. L'esperienza della Somalia, del Pakistan e dell'Afghanistan testimonia: dopo che questa malattia ha superato una determinata soglia è incurabile.
Per i diritti dei terroristi
Siedo in un vagoncino coperto di foto di persone scomparse senza lasciare traccia e di cartelli con maledizioni agli sbirri. Davanti a me ci sono due dirigenti del movimento “Madri del Daghestan per i diritti umani” Gul'nara Rustamova e Svetlana Isaeva.
Gul'nara è una donna triste, coperta da capo a piedi, sui sessant'anni e con tono usuale e piatto mi racconta degli abusi degli sbirri e delle insopportabili persecuzioni che si sono abbattuti su suo fratello Vadim Butdaev. Gul'nara racconta che nel gennaio 2005 gli agenti operativi avevano fatto irruzione nella loro casetta microscopica, avevano nascosto una granata addosso a Vadim e avevano rubato 20.000 dollari. Ben presto avevano chiamato anche Gul'nara alla polizia e avevano agitato davanti a lei delle copie di foto.
– Era morto qualcuno e abbiamo porto le condoglianze, – dice Gul'nara.
– Ma chi? – preciso.
– Non ricordo, – dice Gul'nara.
Alla fine si è chiarito che era morto Rasul Makašaripov: il leader del jama'at “Šariat”, che aveva fatto saltare in aria tanti sbirri quanti i polli al bazar [15]. E a suo cognato Vadim Butdaev gli sbirri dovevano fare domande sulle telefonate fatte da Vadim dopo la morte di costui chissà perché dal telefono della sorella.
Per la granata il vile regime dette al cognato di Makašaripov addirittura sei mesi.
– Al processo il giudice disse che con i wahhabiti bisogna agire come fanno gli ebrei, – dice Gul'nara Rustamova.
– E come fanno gli ebrei? – preciso.
– Davvero non lo sa? Eliminano i palestinesi a famiglie intere.
Dopo aver scontato sei mesi, Vadim andò a lavorare in un calzaturificio. Lavorava molto scrupolosamente, dalla mattina alla sera, ma il poliziotto Arsen Zakar'jaev ogni volta andava da ogni nuovo assunto e Vadim fu cacciato. Alla fine Vadim si mise a lavorare a casa.
– Ed ecco che una volta entra in una stanza e vede che due bimbe piccole fanno girare un ordigno sopra una candela. Le salvò e le allontanò dalla candela – e l'ordigno gli esplose in mano, – dice Gul'nara.
Qui bisogna precisare che in uno dei filmini a scopo istruttivo su come far saltare in aria gli sbirri con l'aiuto di un secchio di esplosivo (prodotto del jama'at “Šariat”) e su come fare di una siringa un detonatore lo stesso Vadim Butdaev mostra la propria mano mutilata e dice, beh, state più attenti.
Sul coraggio e sulle sbruffonate
Vadim Butdaev era una persona molto coraggiosa. Dopo che gli era esploso un detonatore in mano, ebbe abbastanza forza di volontà per fuggire di casa. Fuggì per andare da un uomo di nome Mamed Kurbanov e questi invitò per un'operazione il chirurgo Achmed Gasanov. L'operazione era così complessa che c'era bisogno di un secondo medico.
Vadim Butdaev era anche una persona vanagloriosa. Adorava farsi riprendere in filmati pubblicitari su come fare la jihad e da sua sorella Dinara (vedova di Makašaripov) sono stati scattati mucchi di fotografie pubblictarie della serie “Ti sei iscritto tra i wahhabiti?” con il sorridente, pulitino Vadim che alza una PSM [16] sullo sfondo delle montagne o con la tuta mimetica ben indossata mentre si si dirige da qualche parte con un'arma automatica con silenziatore.
Perciò il primo omicidio compiuto da Vadim Butdaev compì dopo la guarigione fu organizzato in modo da avere il massimo effetto a livello di pubbliche relazioni. Vadim Butdaev uccise il proprio vicino Arsen Zakar'jaev e si dette da fare perché il nome dell'omicida fosse conosciuto.
– Arsen era da me quella sera e si lamentò del fatto che lo seguissero, – dice uno dei suoi colleghi. – Io gli dissi di prendere la moglie e il cuscino e andare in un altro appartamento. Mi svegliai al mattino e lo avevano già ucciso.
La mattina del 2 settembre 2008 Vadim Butdaev e un altro militante, Šamil Gasanov, uscirono dal bosco e presero un taxi. Poiché il tassista non era uno sbirro e neanche un infedele, non lo uccissero, ma lo legarono e lo misero sul sedile posteriore. E andarono a casa di Arsen, che a quell'ora portava sempre i bambini all'asilo.
Arsen saltò fuori dalla macchina e fu ucciso a colpi d'arma da fuoco sul posto. “Fai sapere che questo l'ha fatto Vadim Bespalyj [17]”, – fece Butdaev al tassista.
Butdaev nascose l'arma automatica con cui sparò a Zakar'jaev non lontano dal luogo dell'omicidio. Il fatto è che i killer gettano vi a l'arma, ma i wahhabiti la tengono con se – in primo luogo, l'arma è un aggeggio che costa caro, in secondo luogo, se ti prendono, conviene fare fuoco in risposta. Ma lì vicino c'erano posti di blocco e Vadim aveva paura a portare l'arma con se e gettare via questa cosa utile per la casa gli dispiaceva. Perciò Butdaev nascose l'arma automatica e due giorni dopo tornò a prenderla.
Nel frattempo avevano trovato l'arma automatica e prepararono una trappola nelle vicinanze. Vadim, ferito, fuggì. Achmed Gamzatov gli estrasse di nuovo una pallottola dalla gamba e stavolta l'operazione fu ripresa in un video – come ho già detto Butdaev amava farsi riprendere in tutti i filmati pubblicitari sulla preparazione di bombe o sull'estrazione di pallotole sul campo.
L'uccisione di Butdaev fu annunciata molte volte e alla fine lo uccisero il 18 novembre 2008 in via Kerimov. Aveva rifiutato di arrendersi. Insieme a lui fu ucciso Magomed Salichov, in precedenza assolto da una giuria: l'accusavano di aver fatto saltare in aria una casa a Kaspijsk [18].
Mentre portavano Arsen Zakar'jaev alla sepoltura, il fratello di Butdaev Ismail era per la strada e sghignazzava. Quando Butdaev fu ucciso, il fratello di Zakar'jaev Murad telefonò alla sorella di costui Dinara e disse: “Tu sei la prossima”.
– Ma perché perseguitavano suo fratello? – chiedo a Gul'nara.
– Egli pregava, semplicemente.
Forse il Profeta ha prescritto di pregare con una Stečkin [19] in mano?
L'ingiustizia
Il 12 novembre 2008 in Daghestan fu ucciso il capo dell'amministrazione del distretto Čarodinskij [20] Murtuz Kuramagomedov. Questi e la sua famiglia furono uccisi a colpi d'arma da fuoco su una strada di montagna. Non si trattava affatto di wahhabiti. Tra i killer arrestati c'era un parente dell'ex ministro del ŽKCh [21]. Il fratello del ministro dice che Murtuz era diventato altezzoso al punto di non riceverli quando giungevano nella provincia. Un motivo grave, non trovate?
E un mese fa al figlio del capo dell'amministrazione del distretto Šamil'skij non dette strada un cugino di secondo grado. Il cugino fu tirato fuori dalla macchina e colpito con delle mazze e poi passarono alcune volte su di lui con la macchina. Nella sua macchina c'erano i figli di dieci e quattordici anni. I ragazzi si dettero alla fuga. Il quattordicenne riuscì a nascondere il più piccolo e corse via.
Siedo con un vecchio conoscente. Un uomo vecchio e saggio.
– Dicono: “Ingiustizia”. Dicono: “Meqab”. Gli dico: “Morirete” ed essi: “Ma cosa c'è di meglio della morte sulla via di Allah”?
– Nel mio tinello due ragazzi hanno montato un fornello elettrico. Ragazzi molto ammodo. Hanno lavorato molto bene. Passa qualche anno e incontro uno di loro al mercato. Chiedo come sta e come sta il suo amico. “Tu e io stiamo male, – risponde, – ma lui sta bene. E' in paradiso”. E se n'è andato sorridendo.
Dicono: “Tutto questo perché ci governano gli infedeli”. Dicono: “La jihad è l'unico vero modo di andare in paradiso”. Dicono: “Oggi abbiamo bisogno di spade, non di moschee [22]”. Ma quando governeranno quelli che hanno imparato a sparare alla nuca agli sbirri andrà meglio?
Sulle conoscenze in prigione
Svetlana Isaeva è il capo delle “Madri del Daghestan per i diritti umani”. Come dire, una bella facciata. In primo luogo, è russa, in secondo luogo, è senza velo. Suo figlio Isa non è morto con un arma in pugno. E' semplicemente scomparso senza lasciare traccia: è uscito di casa in pantofole e non è tornato, è finito in una delle prigioni segrete dello FSB [23] dalle parte di Bujnaksk [24] o di Chasavjurt.
– Ma quali accuse facevano a suo figlio? – chiedo.
– Mio figlio in prigione aveva fatto conoscenza con Chizri Mammaev. Ecco tutto.
– Suo figlio era in prigione? Per cosa?
– Mio figlio è stato calunniata da qualche sgualdrina, – risponde con ferrea convinzione materna il capo delle “Madri del Daghestan”. – Gli sbirri l'hanno convinta a testimoniare per strapparci dei soldi. Mio figlio ha avuto 5 anni con la condizionale, questo ci è costato 11.000 dollari.

(Segue)

* Ingiustizia (àvaro [1]).

Julija Latynina
osservatore della "Novaja gazeta"

20.04.2009, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2009/041/18.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)


[1] Gli Àvari sono l'etnia maggioritaria del Daghestan.

[2] Per wahhabiti in Russia si intendono gli estremisti islamici in generale.

[3] Julija Leonidovna Latynina, scrittrice e giornalista.

[4] Nome di battaglia del saudita (ma ritenuto a lungo giordano) Samir Saleh Abdullah Al-Suwailem, che combattè a fianco dei guerriglieri ceceni prima di essere ucciso dai russi.

[5] L'autrice usa la forma arcaica vseja Čečni invece di vsej Čečni, parodiando quella del titolo del Patriarca vseja Rusi, “di tutte le Russie” (in realtà non è un plurale, ma il genitivo di Rus', nome del regno degli zar che precedettero Pietro il Grande – la chiesa ortodossa di fatto considera ancora Russia – o “Grande Russia”, Bielorussia – o “Russia Bianca” e Ucraina – o “Piccola Russia” regioni di un unico territorio russo).

[6] Basaev, secondo alcune fonti, era àvaro per parte di madre (vero o no che fosse, difficlmente lo avrebbe ammesso, vista la storica ostilità tra ceceni e àvari).

[7] Comunità islamica.

[8] Russificazione di shari'a, la legge islamica.

[9] Villaggio del Daghestan orientale, noto perché nel 1996 vi fu firmato l'armistizio che pose fine alla “prima guerra cecena”.

[10] Gli “anziani”, cioè i capi delle comunità.

[11] Termine arabo per “miscredenza”, letteralmente “nascondimento” (della verità).

[12] Mezzi di trasporto blindati a ruote.

[13] Villaggio del Daghestan centrale.

[14] Gli organi del ministero degli Interni, cioè la polizia e soprattutto i servizi segreti.

[15] Espressione cinica, ma piuttosto usata in questi casi.

[16] Pistolet Samozarjadnyj Malogabaritnyj (Pistola Automatica di Piccolo Formato).

[17] “Senza dita”.

[18] Città sul Mar Caspio.

[19] Tipo di pistola russo.

[20] Nel Daghestan meridionale.

[21] Žiliščno-Kommunal'noe Chozjajstvo (Settore delle Abitazioni e dei Servizi).

[22] Gioco di parole tra meči, “spade” e mečeti, “moschee”.

[23] Federal'naja Služba Bezopasnosti (Servizio Federale di Sicurezza), il principale servizio
segreto russo.

[24] Città del Daghestan centrale.