Una tempesta si avvicina al Caucaso
L'inasprimento della situazione in Inguscezia può
diventare l'inizio di un grande conflitto
Nel Caucaso del Nord c'è un nuovo inasprimento
della situazione. Nella giornata di mercoledì nel distretto
Sunženskij
[1]
dell'Inguscezia i guerriglieri hanno assalito un convoglio di
combattenti di un reggimento del Ministero degli Interni della
repubblica. Questi hanno fatto esplodere una mina artigianale sotto
l'Ural [2] di testa, poi
dal bosco hanno aperto il fuoco con mitra e lanciagranate. L'attacco
si è verificato alle 13.00 circa nei dintorni del villaggio di
Datych.
In conseguenza sei poliziotti che si dirigevano al
cambio di turno al posto di guardia del confine amministrativo della
repubblica sono morti e un altro è rimasto ferito. Secondo
informazioni non definitive, l'assalto alla colonna è stato
compiuto da circa 10 guerriglieri.
A giudicare i comunicati dal Caucaso del Nord, le
sortite dei terroristi negli ultimi tempi diventano sempre più
audaci e sanguinosi. Su questo sfondo sono andati avanti colloqui
sul fatto che l'attivarsi delle bande clandestine può diventare
motivo di una nuova operazione militare nel Caucaso. Al Ministero
della Difesa corrono voci del genere. In quel dicastero
riterrebbero, che fosse necessario rafforzare con reparti
dell'esercito le forze utilizzate nelle operazioni antiterroristiche
– i servizi segreti e il Ministero degli Interni. La cosa più
probabile è che entrino in azione i combattenti dei corpi speciali
della Direzione Centrale dell'Intelligence (GRU [3])
dello Stato Maggiore.
I militari pensano che questo aiuterà a ridurre le
perdite significative che gli uomini delle strutture armate
subiscono. Solo nell'ultima settimana di agosto nel Caucaso tra
soldati e ufficiali sono morte 15 persone e ne sono rimaste ferite
11. Questo è paragonabile al livello di perdite all'inizio degli
"anni Zero", quando nella regione operava attivamente
l'esercito.
Forse proprio alla vigilia della nuova operazione
caucasica il presidente Vladimir Putin ha incluso nell'organico del
Comitato Antiterroristico Nazionale il ministro della Difesa e il
Capo di Stato Maggiore.
Non è escluso, tra l'altro, che le truppe siano
richieste per creare una zona cuscinetto tra Cecenia e Inguscezia.
Negli ultimi tempi i rapporti tra le repubbliche si sono inaspriti a
causa di territori contesi. Si è giunti al punto che il 4 settembre
alla riunione di gabinetto dei ministri della repubblica il capo
della Cecenia Ramzan Kadyrov ha annunciato apertamente quali
distretti ritiene "ceceni" – il distretto Sunženskij
e parte del distretto di Malgobek [4]
dell'Inguscezia.
"Conosciamo il nostro territorio e in nessuna
circostanza lo lasceremo oltre il limite del confine
amministrativo", – ha dichiarato il signor Kadyrov. Questi ha
pure accusato il capo dell'Inguscezia Junus-Bek Evkurov di "fare
strane dichiarazioni" e di "cercare di mettere divisione
tra due popoli fratelli". Evkurov, noteremo, ha detto che il
tentativo da parte di chiunque di rivedere i confini stabiliti
porterà a un conflitto.
– La situazione nel Caucaso del Nord può
inasprirsi ovunque, – dice il vicedirettore dell'Istituto di
Analisi Politica e Militare Aleksandr Chramčichin.
– Proprio per questo si compie il rafforzamento: per il Daghestan,
la Cecenia, l'Inguscezia. Sarebbe un'altra questione se fosse un
rafforzamento solo dei corpi speciali del GRU, – con unità
specifiche, che per molti versi sono calcolate per lottare contro
formazioni della guerriglia – allora non si potrebbe affermare
seriamente che nell'operazione sono utilizzate le forze armate.
"SP" [5]:
– L'esercito nel Caucaso è efficace nelle operazioni contro i
guerriglieri?
– L'esercito, alla fin fine, ha vinto la guerra
cecena – almeno la seconda volta. Ma da un certo momento grandi
insiemi di truppe non sono stati più necessari. Veramente dopo
hanno smesso anche di combattere. Ora non è una situazione in cui
sarebbero di nuovo necessari.
"SP": – Quanto sono serie le
divergenze tra Evkurov e Kadyrov? Può sorgere un conflitto di
confine?
– Certo che può. E per Mosca non sarà facile
scegliere da che parte stare. La cosa più probabile è che
sceglierà Kadyrov.
"SP": – Mosca può fare una zona
cuscinetto tra le repubbliche e portare là le truppe?
– Forse farà pure così. Ma comunque le toccherà
decidere in favore di chi stare nel conflitto.
"SP": – Quanto innalzano il rating
del potere le operazioni nel Caucaso?
– Se le operazioni nel Caucaso influiscono sul
rating del potere, è solo per abbassarlo. Andrà cosi anche con la
nuova operazione militare, se ci si arriverà.
Il presidente del Comitato Islamico di Russia Gejdar
Džemal' vede il risvolto dei fatti in un altro modo.
– Non è del tutto evidente che il rafforzamento
della componente militare nel Caucaso del Nord riguardi proprio il
Caucaso del Nord, – dice Džemal'.
– Forse è una cortina fumogena per la concentrazione delle forze
dirette contro il Caucaso del Sud. Proprio nel Caucaso del Sud la
situazione si inasprisce nettamente alla vigilia di un nuovo turno
di contrapposizioni tra l'Iran e l'Occidente. Questo si riversa
nell'inasprimento dei rapporti tra Azerbaigian e Armenia e anche
negli estremamente incomprensibili rapporti tra Mosca e Tbilisi.
Già da molto tempo corre voce che uno dei prossimi
passi di Vladimir Putin tornato sulla poltrona presidenziale sarà
un duro regolamento di conti militare con la Georgia, in cui,
probabilmente, sarà coinvolto anche il Caucaso del Nord. Forse ci
sarà la persecuzione dei gruppi di guerriglieri passati in Georgia
da parte delle strutture armate di una delle repubbliche del Caucaso
del Nord, poi queste strutture entreranno in conflitto con le
strutture armate dei georgiani. Ma questa è già una richiesta per
un grande conflitto.
Devo dire che nel complesso nel Caucaso la
situazione peggiora notevolmente. Questo è legato ai fatti a
livello internazionale. Ora, per esempio, la lotta in Siria entra in
una nuova fase, secondo le ultime notizie nel paese sono presenti i
corpi speciali di una serie di paesi della NATO. Ciò significa che
l'ingerenza dell'Occidente entra in una nuova fase, che bisogna
vedere come un avvertimento non solo all'Iran, ma anche a Mosca e
Pechino. Tutto ciò porterà ad un allargamento del conflitto
internazionale.
Infine la situazione è complicata dal problema
curdo, legato a Baku. Tradizionalmente, ancora in epoca sovietica,
Baku era uno dei centri che sovraintendevano al movimento curdo,
molti legami e contatti sono ancora attivi. Sia Baku, sia Mosca
hanno i propri contatti nel movimento curdo. Tra l'altro al giorno
d'oggi cresce la contrapposizione tra turchi e curdi e anche questo
riguarda il Grande Caucaso.
Sì, ora l'opposizione armata nel Caucaso del Nord
si è nettamente attivata. Ma questo non basterebbe per giustificare
grandi spostamenti di forze. Questi spostamenti, ripeto, non sono
legati al problema dei separatisti, ma ai rischi a livello
internazionale. Secondo me, ci troviamo sulla soglia di grandi e
tragici fatti nella regione.
Andrej Polunin, "Svobodnaja Pressa", http://svpressa.ru/society/article/58356/ (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1]
Distretto della parte centrale.
[2]
Marca di camion russi.
[3]
Dalla dicitura russa Glavnoe
Razvedyvatel'noe Upravlenie.
[4]
Città dell'Inguscezia settentrionale, il cui distretto comprende
tutta la parte settentrionale dell'Inguscezia.
[5]
Svobodnaja
Pressa
(Stampa Libera), giornale Internet indipendente da cui è tratto
questo articolo.
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