A che gli serve un deltaplano? Può
volare comunque
Putin può mettersi alla prova nel ruolo di guida di
uno stormo di gru siberiane della Lista Rossa [1]
– non è un nuovo romanzo di Pelevin [2],
è un articolo nelle "Vedomosti" [3]
06.09.2012
Per questo assimila perfino il deltaplano. Ora le
gru siberiane volano sulla penisola Jamal [4]
sotto la guida di un esperto deltaplanista e attendono Putin perché
gli indichi la via per svernare in Asia Centrale. In generale si
pensava di inviare le gru siberiane in volo in precedenza, ma i suoi
studiosi le hanno trattenute perché a salvare le gru siberiane
fosse personalmente Putin in volo verso il summit dell'APEC. Poiché
il pubblico di "Vedomosti" è assai progredito, danno
singolare piacere i commenti alla notizia: su dove può ancora
volare Putin e chi può ancora capeggiare.
In questa strana storia ci sono due componenti. Una
consiste nel fatto che Putin si annoia. E si diverte come può.
Anfore, batiscafi, caccia, bombardieri, balene
grigie, beluga, tigri siberiane, leopardi delle nevi, pesche a torso
nudo, etc, etc [5] –
sono tutti passatempi di un governante medievale, che si diverte con
banchetti, amici e caccia e di principio non immagina che il
processo di governo possa includere qualcosa tranne banchetti e
cacce e, si capisce, il conferimento di doni agli amici.
Per qualcuno l'incendio di Roma è un
motivo per spegnerlo, ma per qualcuno lo è per prendere la lira e
cantare della fine di Troia. Per qualcuno gli incendi che infuriano
in tutta la Russia sono un motivo per prendere serie misure, ma per
Putin sono un motivo per andare su un aereo antincendio, distraendo
un numero smisurato di persone dalle preoccupazioni quotidiane dello
spegnimento degli incendi.
La seconda componente è ancor più curiosa.
A suo tempo Iosif Vissarionovič
Stalin piantò un rampollo di limone nella dacia vicina. "Fa
freddo, Iosif Vissarionovič,
gelerà", – gli dissero. "Da me crescerà". (Quando
cominciò l'autunno coprirono il limone con una calotta di vetro.)
Il comportamento di Stalin non è affatto così
assurdo come sembra a prima vista. E' del tutto archetipico per un
governante che si considera padrone della natura stessa. Uno zar
sacro. Tale percezione di Stalin era imposta dalla propaganda
ufficiale e più nettamente era mostrata nelle opere degli "akyn
[6]
del popolo",
che, per esempio, scrissero della Costituzione staliniana: "La
legge per cui il sole sorge,/La legge per cui la steppa fruttifica".
Tale percezione è caratteristica di molte culture.
Nella tradizione cinese, per esempio, si riteneva che se
l'imperatore è giusto, anche nella natura regna l'abbondanza e, al
contrario, le sciagure naturali testimoniano l'inidoneità
dell'imperatore nell'amministrazione (circostanza che nell'anno 23
della nostra era uccise il capace usurpatore Wang Mang, durante il
cui governo il Fiume Giallo cambiò letto due volte). Da qui la
divinizzazione degli imperatori romani, da qui i re francesi, che
curavano la scrofola con il tocco.
Putin, pare, ha già raggiunto lo stadio
della scrofola. Gli obbediscono le balene grigie, i leopardi delle
nevi e le tigri siberiane. Lo seguono le gru ed è chiaro che se
perfino le gru insensate seguono il grande Putin, la gente può non
seguirlo solo se è al soldo del cruento Dipartimento di Stato [7].
Gli antichi signori non sognavano neanche una così
perfetta fusione di credenze arcaiche e realizzazioni tecniche: non
c'era il deltaplano a loro disposizione. Potevano ancora organizzare
un bestiario in cui il leone sedeva accanto all'agnello,
simboleggiando il paradiso, ma non potevano volare nei raggi del
sole calante agli occhi delle telecamere davanti a una formazione a
V di gru.
Tutto questo, in sostanza, sulla questione di come
Putin tratta gru e anfore. Per una volta – a chi non succede? Beh,
l'uomo si è immerso a due metri di profondità e gli hanno dato
un'anfora. E che avrebbe dovuto fare? Rompere quest'anfora sulla
testa dello sfortunato benefattore?
Ma tutto ciò si ripete ogni volta e sorge la
domanda: forse Putin non sa come si fa questo? Forse non ha sentito
che il leopardo di nome Mongol [8]
con cui gli fecero fare conoscenza in Chakassia [9]
era stato acchiappato per l'altissimo divertimento nel territorio di
Kransojarsk [10], che
l'avevano tolto dal branco durante una caccia (immaginatevi cosa
sarebbe di Putin, se questo maschio-alfa si trovasse fuori dal
proprio branco per una settimanuccia?), che l'avevano acchiappato
con un cappio da bracconieri, che l'infelice bestia storpiata ogni
volta si gettava sulle barre della gabbia, causandosi nuove
mutilazioni, che l'avevano tenuto in cattività per una settimana e
che prima dell'arrivo di Putin l'avevano riempito di narcotici fino
agli orecchi?
Che la tigre siberiana selvatica, i cui spostamenti
si possono seguire sul sito di Putin, in realtà era stata presa
dallo zoo di Chabarovsk [11]
e che per sei ore, imbottita di narcotici, aveva aspettato nel
cappio del premier e che si era perfino già trovata una persona che
avevano assunto per "portare il gattino a spasso" –
inserire false coordinate in una falsa carta?
Cioè, questo non lo agita. Cioè, questo non è un
motivo per dubitare del proprio potere sulla natura.
E allora a che gli serve un deltaplano? Può volare
comunque.
Julija Latynina, "Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/columns/54312.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1]
Quella delle specie a rischio di estinzione redatta dall'Unione per
la Conservazione della Natura.
[2]
Viktor Olegovič Pelevin, scrittore russo di genere fantastico.
[3]
"Notizie", giornale di informazione.
[4]
Nella Siberia nord-occidentale.
[5]
Così nell'originale.
[6]
Poeti improvvisatori kazaki e kirghisi
[7]
Sottinteso: americano.
[8]
Mongolo.
[9]
Repubblica autonoma della Siberia meridionale.
[10]
Città della Siberia centro-meridionale, il cui immenso territorio
giunge fino all'estremo Nord.
[11]
Città dell'Estremo Oriente della Russia asiatica.
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