30 novembre 2010

A proposito della giustizia in Russia (VII)

Perché non siamo d'accordo con la decisione del tribunale Basmannyj [1]




L'onore del direttore degli affari presidenziali e la dignità del suo ente sono risultati più preziosi della reputazione di un paese in cui si prendono bustarelle, scompaiono prove materiali, gli agenti operativi soffrono di smemoratezza e a persecuzioni giudiziarie vengono sottoposti quelli che denunciano i reati e non quelli che li commettono


Venerdì il tribunale Basmannyj di Mosca ha soddisfatto in parte le richieste dei querelanti, l'Amministrazione degli Affari Presidenziali e il suo capo Vladimir Kožin nei confronti della “Novaja gazeta”, del corrispondente speciale Roman Anin e del presidente del consiglio di amministrazione della Spa Moskonversprom [2] Valerij Morozov.

Motivo della querela era stato l'articolo della “Novaja gazeta” “La seconda volta – di fila” nel n. 74 del 12 luglio 2010. I querelanti avevano chiesto di smentire il sottotitolo dell'articolo “L'Amministrazione degli Affari Presidenziali ha stanziato 800 milioni [3] per una strada già costruita, per fondamenta e muri pronti di una casa per le vacanze governativa a Soči. I soldi sono stati ricevuti da ditte vicine a funzionari dell'Amministrazione degli Affari Presidenziali” e anche due frasi del testo: “Abbiamo studiato attentamente il compito tecnico per il concorso vinto dalla FGUP [4]Stroitel'noe ob''edinenie UDP RF[5] e con stupore abbiamo scoperto che in questa sono “duplicati” molti lavori che in precedenza sono già stati svolti dalla Moskonversprom, che per questi sono stati approvati degli atti e che sono stati pagati dall'Amministrazione degli Affari Presidenziali!” e “Morozov ricorda: chiese precisamente al direttore degli affari presidenziali Vladimir Kožin se il nuovo concorso significasse che l'Amministrazione degli Affari Presidenziali cessava la propria collaborazione con la compagnia? Al che ebbe la risposta: no, il concorso è una formalità, voi resterete sul complesso”.

Il procedimento penale per le bustarelle al funzionario dell'Amministrazione degli Affari Presidenziali responsabile della costruzione dei complessi olimpici a Soči, avrebbe potuto tradizionalmente concludersi con un nulla di fatto, se non fosse stato per l'ingerenza dello stesso presidente Medvedev, che aveva scritto al Procuratore Generale Čajka sopra l'articolo della “Novaja gazeta”: “Chiarite e fate rapporto”.

L'ordine del presidente è stato accolto dagli organi inquirenti – per non essere eseguito. Fra l'altro in un'intervista intitolata “Come ho dato bustarelle ai funzionari dell'Amministrazione degli Affari Presidenziali” (vedi “Novaja gazeta”, n. 59 del 4 giugno 2010), l'uomo d'affari Valerij Morozov raccontava che nel corso di alcuni anni aveva pagato un alto funzionario dell'Amministrazione degli Affari Presidenziali, che chiedeva il 12% su un contratto da 1,5 miliardi di rubli [6]. Ma una volta Vladimir Leševskij, e si trattava proprio di lui, senza eseguire gli obblighi presi, chiese una somma ulteriore. Allora l'uomo d'affari si rivolse alla polizia. Fu condotto un esperimento investigativo, nel corso del quale in un ristorante di Mosca Morozov dette al funzionario dei soldi contrassegnati dagli agenti operativi e l'incontro stesso fu registrato. Tuttavia il procedimento penale non fu aperto. E i soldi dati dall'uomo d'affari per l'esperimento sparirono del tutto.

Allo stesso querelante Morozov gli investigatori si rivolsero come se lo aspettasse [7] la Butyrka [8]. E tutto ciò che agli inquirenti è riuscito chiarire può causare non conseguenze legali, ma un attacco di riso isterico. E' risultato che il ministero degli Interni non può presentare le registrazioni audio e video dell'esperimento investigativo in quanto sarebbero state distrutte; e gli stessi agenti operativi per qualche motivo non ricordano nulla. Particolarmente poco bene ricordano dove si sono nascosti i soldi, che ammontavano a 15 milioni di rubli [9].

La dirigenza della Commissione Inquirente ha scosso le mani e ha detto che questa è un'indagine molto difficile, in quanto a disposizione degli inquirenti c'è solo la parola di Morozov contro quella di Leševskij. E alle domande sulle registrazioni e sui soldi dell'esperimento investigativo scomparsi, sull'accurato interrogatorio degli agenti operativi sofferenti di amnesia, sulla selezione dei testimoni tra i lavoratori del ristorante dove ebbe luogo l'incontro e di altri ufficiali del ministero degli Interni che sapevano dell'operazione gli alti dirigenti hanno avuto difficoltà a rispondere.

La “Novaja gazeta” tra l'altro ha continuato la propria indagine, chiarendo le furberie di strani contratti conclusi dall'Amministrazione degli Affari Presidenziali. Morozov ci ha assicurato che, a quanto è a conoscenza, i lavori già eseguiti dalla sua ditta Moskonversprom (appaltatrice e progettista generale) sono stati di nuovo inclusi negli obbiettivi tecnici di un nuovo concorso, che devono essere eseguiti da (e pagati a) ditte vicine a Leševskij.

Tuttavia proprio il racconto in proposito – e non sulle possibili bustarelle e tangenti – da parte del capo dell'Amministrazione degli Affari Presidenziali Kožin e tutta l'Amministrazione degli Affari Presidenziali in blocco è stato ritenuto infamante, sono andati in tribunale e hanno chiesto un milione [10] alla “Novaja gazeta”. Niente di nuovo: è la solita tattica – andare in giudizio non per l'essenza della questione, ma prenderla alla lontana – beh, per esempio, perché non è piaciuto un titolo, – o persuadere qualche persona casualmente rammentata nel testo perché senta un attacco di inattese sofferenze morali… Lo scopo è evidente: quando è pericoloso chiarire le circostanze del fatto, è necessario infamare l'oppositore almeno in qualche modo. E poi a tutte le spiacevoli domande dei giornalisti e dei capi nella persona del presidente su quelle stesse bustarelle reagire con un'aria offesa, mostrando una sentenza del tribunale su tutt'altro argomento.

Qui sono importanti i dati. Il 4 agosto all'apertura del procedimento penale a Morozov è stato rifiutato di fare una dichiarazione. Ma già il 6 agosto è stata siglata l'istanza di Kožin e dell'Amministrazione degli Affari Presidenziali nei confronti della “Novaja gazeta”. Ma non sono riusciti a coprire il procedimento penale. Non appena si è saputo dello strana delibera degli inquirenti è scoppiato uno scandalo. Evidentemente, sia per il Procuratore Generale Čajka, sia per il capo della SKP [11] Bastyrkin era imbarazzante far rapporto al presidente-giurista sui video scomparsi, le prove materiali sparite, i testimoni non trovati e gli agenti operativi smemorati. L'11 agosto la delibera sul rifiuto è stata cancellata, ma il procedimento penale è stato aperto. Ecco che solo ieri sera Morozov riceve nelle proprie mani il rifiuto scritto degli inquirenti, ma domattina, giorno di uscita dell'articolo in proposito sulla “Novaja gazeta” l'indagine risulta prorogata. Domanda: se all'Amministrazione degli Affari Presidenziali avessero saputo tale svolta degli eventi, sarebbe stata siglata un'istanza contro la “Novaja gazeta”?

La tattica cambia: al querelante Morozov è stata estorta una firma sulla non diffusione dei dati delle indagini – gli è stato proibito parlare di ciò che sa, perfino in un tribunale civile. Sarebbe interessante sapere: chi potrebbe aver chiesto questo favore all'inquirente? Anche se forse l'inquirente potrebbe averci pensato da solo.

Dopo che il tribunale Basmannyj di Mosca ha preso in esame la querela di Kožin e dell'Amministrazione degli Affari Presidenziali nei confronti della “Novaja gazeta” e di Morozov, Morozov chiede all'inquirente di permettergli di testimoniare e portare prove in un processo civile, accludendo alla propria istanza la querela di Kožin, secondo cui è stato riconosciuto corresponsabile. L'inquirente rifiuta del tutto, privando in tal modo il querelato della possibilità di difendersi, come richiedono le regole del processo civile e insieme affermando di fatto che l'oggetto di prova del processo penale e di quello civile è lo stesso.

Questo è molto importante e qui la cosa non sta nelle formalità, non sta negli arzigogoli giuridici. Semplicemente in un processo civile non si possono verificare le informazioni, la cui attendibilità è parallelamente sottoposta a verifica e prove nell'ambito di un procedimento penale. E pure non potrebbe esserci processo senza uno studio accurato, senza lo svolgimento di esami abbastanza complicati non si potrebbero chiarire i dettagli degli obbiettivi tecnici, degli atti e delle registrazioni del denaro (oltre 600 pagine di documenti). E di chiedere agli inquirenti, come hanno richiesto i querelati, se non si verifichino le circostanze discusse dai querelanti nell'ambito del procedimento penale non si aveva voglia. Si è semplicemente sentenziato che l'onore del sig. Kožin e la dignità del suo ente avessero sofferto più dei complessi olimpici.

Il compito della stampa è attrarre l'attenzione della società e dello stato verso fatti pubblicamente significativi, che recano danno alla società e allo stato. Il compito dello stato è verificare questi fatti e le circostanze corrispondenti. Il giornale, con l'aiuto dell'imprenditore Morozov, ha attratto l'attenzione. Lo stato ha aperto un procedimento penale, gli inquirenti devono verificare e verificano questi fatti e queste circostanze, tra cui anche quelle che sono discusse dagli istanti in un processo civile.

Ma cosa è risultato nel tribunale Basmannyj? Essenzialmente, la funzione di provare le circostanze del reato, che è assegnata allo stato nelle persone degli inquirenti di un procedimento penale e questo stesso stato, nella persona del tribunale civile, l'ha passata al giornale e a Morozov, tra l'altro parte lesa e istante di un processo, il quale è stato preventivamente privato del suo diritto di testimoniare e presentare prove in suo possesso in un processo civile.

Sulla base di quali argomenti operi il tribunale non ci è noto: le motivazioni della sentenza ancora non ci sono. Non appena compariranno, ricorreremo in cassazione, in quanto più che della reputazione dell'Amministrazione degli Affari Presidenziali siamo preoccupati della reputazione di un paese in cui si prendono bustarelle, scompaiono prove materiali, gli agenti operativi soffrono di smemoratezza e a persecuzioni giudiziarie vengono sottoposti quelli che denunciano i reati e non quelli che li commettono.

"Novaja gazeta"

29.11.2010, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2010/134/21.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Tribunale del quartiere Basmannyj nel centro di Mosca, noto per essere il mezzo per la persecuzione giudiziaria degli avversari di Putin.

[2] Impresa edile di Mosca.

[3] Oltre 19,2 milioni di euro.

[4] Federal'noe Gosudarstvennoe Unitarnoe Predprijatie (Impresa Unitaria Statale Federale).

[5] “Unione Edile della UPD della RF”. UDP sta per Upravlenie Delami Prezidenta (Amministrazione degli Affari Presidenziali) e RF sta Rossijskaja Federacija (Federazione Russa). Il rilievo grafico è mio.

[6] Oltre 36,1 milioni di euro.

[7] Letteralmente “piangesse per lui”.

[8] Nome colloquiale della prigione Butyrskaja, tristemente nota come luogo di reclusione di dissidenti sovietici e tuttora carcere assai duro.

[9] Oltre 361000 rubli.

[10] Oltre 24000 rubli.

[11] Sledstvennaja Komissija pri Prokurature (Commissione Inquirente presso la Procura).


http://matteobloggato.blogspot.com/2010/11/la-novaja-gazeta-e-una-giustizia-che.html

Nessun commento: