La Russia ha comunque raggiunto il
Portogallo
Il ministero degli Esteri della Federazione Russa ha
paragonato Vladimir Putin a Francisco Franco, Antonio de Salazar e
Georgios Papadopoulos
31.08.2012
La Russia si prepara all'ingresso
nell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico
(OCSE). Esserne membro significa un altro passo indicativo, accanto
al WTO, verso la riunificazione con il mondo occidentale, per quanto
questo suoni paradossale. I discorsi di Monaco [1]
sono i discorsi di Monaco, ma in qualche modo bisogna vivere con i
vicini. La cosa più buffa è che i passi naturali seguenti sono
l'ingresso nella NATO e nell'UE…
Il ministero degli Esteri della Federazione Russa,
come ha riferito l'agenzia Finmarket, ha preparato un documento
speciale per i negoziatori con l'OCSE dalla parte russa. In
particolare, in situazioni delicate, quando i rappresentanti
dell'organizzazione europea cominceranno ad alludere al fatto che il
regime politico in Russia non è troppo democratico, dopo aver
guardato la persona in faccia bisogna rispondere coraggiosamente:
"Spagna e Portogallo entrarono nell'OCSE nel 1961 essendo
regimi dittatoriali e la Grecia continuò a restare membro
dell'organizzazione anche dopo il colpo di stato dei "colonnelli
neri" nel 1967".
Cioè l'ente della politica estera russo riconosce
che il regime politico esistente nel paese è simile alle dittature
corporativiste basate su valori religiosi e tradizionalistici,
sull'autarchia, su regimi di potere personale e sulla lotta con i
nemici esterni ed interni. E lo stesso capo di Stato in questo caso
va paragonato a Franco, a Salazar e al "colonnello nero"
Papadopoulos. Comunque abbiamo raggiunto il Portogallo!
Ma perché allora questi stati figurarono tra i
paesi fondatori dell'OCSE?
Il mondo occidentale, e prima di tutto gli Stati
Uniti, non volevano che questi paesi andassero perduti per la
civiltà euro-atlantica. Lo stesso Salazar, a differenza di Franco,
non civettò con Hitler, mantenne rapporti di alleanza con
l'Inghilterra e alle isole Azzorre c'era una base degli Alleati. Nel
1949 il Portogallo entrò nella NATO (la Grecia nel 1952).
Con il Caudillo è una storia ancora più
interessante. Nel 1957, sullo sfondo della terrificante situazione
economica della Spagna, Franco formò il "governo dei
tecnocrati". Il ministro dell'Economia Navarro Rubio e il
ministro delle Finanze, il professore madrileno Alberto Ullastres
figurarono come una sorta di Egor Gajdar [2]
e Anatolij Čubajs
[3]. Nonostante il fatto
che i vecchi compagni mettessero continuamente Franco contro i
ministri-tecnocrati, questi, con inspiegabile caparbietà continuò
ad affidarsi a loro.
Tra l'altro, per prima cosa i riformatori,
naturalmente, si occuparono di fare una "terapia shock" –
liberalizzarono i prezzi. E perfino dopo questo, come scrisse il
biografo di Franco Paul Preston, "Il Caudillo accolse Navarro
Rubio presso di se molto rispettosamente – come una persona
semplice con un grande mago".
I riformatori non furono pigri nel convincere il
testardo Franco, che non si fidava di nessuno FMI. E nonostante la
sua resistenza, nel 1959 fu presentato il Piano di Stabilizzazione,
preparato sotto il patronato dello FMI e del precursore dell'OCSE –
l'Organizzazione per la Collaborazione Economica Europea, fondata
nel 1948. Qui, cosa comprensibile, c'era tutto: la riduzione delle
spese, la svalutazione della peseta, la limitazione del credito,
ecc. Proprio quelle misure che furono intraprese all'inizio degli
anni '90 da tutti i governi riformatori, compreso quello russo. Nel
1961 insieme alla Banca Mondiale (la BIRS [4])
fu preparato un Piano per lo Sviluppo e López
Rodó [5],
essenzialmente, divenne un sostenitore della teoria di Seymour
Lipset [6], pronosticando
la democratizzazione della Spagna in misura dell'aumento del reddito
pro capite della popolazione. Proprio questa posizione – ma solo
nei confronti della Russia – è tenuta ora da molti economisti.
Nelle proprie memorie Henry Kissinger scrisse che la
visita di Richard Nixon a Madrid nel 1970 fu condizionata non solo
dalla necessità di mantenere le basi americane dei bombardieri
strategici e dei sottomarini in Spagna, ma anche dal fatto che gli
USA volevano garantire la propria "influenza nel periodo
post-franchista". A dire il vero, il collaboratore del
presidente USA ricordava male lo stesso incontro con il Caudillo:
mentre Nixon e il ministro degli Esteri spagnolo conversavano
vivacemente, Franco e Kissinger si addormentarono insieme…
In poche parole, il coinvolgimento di tutti questi
paesi nell'OCSE fu condizionato in parte dall'anticomunismo, in
parte dalle speranza di un futuro migliore dopo la liberazione dalle
dittature. In ogni caso l'entrata del nostro paese nell'OCSE è
necessaria sia all'Occidente, sia alla Russia – non ci disturba
un'altra "ancora" che ci lega alle regole mondiali della
politica economica e per loro è più tranquillo lavorare con un
partner più prevedibile. Cosicché i nostri negoziatori si
appellino a Franco o a Nabucodonosor – basta che avvenga, secondo
le parole di Sergej Lavrov [7],
"una profonda integrazione della Russia nei processi globali".
Andrej Kolesnikov, "Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/columns/54212.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1]
Alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco nel 2007 Putin tuonò
contro il "nuovo ordine mondiale".
[2]
Egor Timurovič Gajdar, primo ministro sotto El'cin.
[3]
Anatolij Borisovič Čubajs, ministro delle Finanza sotto El'cin.
[4]
La Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo è
un'istituzione della Banca Mondiale.
[5]
Laureano López Rodó,
allora Ministro per lo Sviluppo Economico.
[6]
Seymour Martin Lipset, sociologo americano.
[7]
Sergej Viktorovič Lavrov, ministro degli Esteri russo.
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