Se domani ci sarà l'ondata [1]…
La Russia non è pronta alla crisi mondiale
22.09.2012
Esattamente quattro anni fa la Russia fu coperta
dall'ondata della crisi finanziaria mondiale. Il nostro paese
reggerà la seconda ondata? Infatti troppe cattive notizie si sono
accumulate nell'economia mondiale: negli USA continua a crescere il
debito pubblico, che ogni giorno supera di più il PIL annuo del
paese, in Cina sono caduti nettamente i ritmi della crescita
economica, l'Europa è indebitata, la Grecia è sull'orlo del
default e Spagna e Portogallo nelle vicinanze…
La posizione ufficiale delle autorità russe è:
oggi siamo più pronti a respingere la crisi di quattro anni fa. Al
contempo si portano i seguenti argomenti. L'economia russa, a
differenza di molte altre, non cala, ma cresce – qualcosa come il
4% l'anno. Tra l'invidia degli Stati Uniti e delle economie guida
d'Europa non siamo affatto gravati dal debito pubblico: in Russia
ammonta al 12% del PIL, mentre la maggior parte dei paesi del
Vecchio Mondo non sa come rientrare nel 60% richiesto dai criteri
del patto di Maastricht siglato nel 1992. Da noi restano riserve
colossali: il volume dei fondi sovrani (il benessere Nazionale e di
Riserva) è di 4600 miliardi di rubli (145 miliardi di dollari). E
le riserve internazionali della Banca Centrale ammontano a 517
miliardi di dollari. Infine, la disoccupazione ufficiale da noi è
semplicemente ridicola in confronto ad altri paesi – il 5,2% della
popolazione economicamente attiva del paese. Mentre negli USA è
circa il 9% e in Spagna e Grecia del 20%.
Ma la statistica economica è uno scherzo perfido e
lo stato d'animo finanziario del paese non è affatto descritto solo
dalle cifre suddette. Il bilancio del paese fino alla crisi era in
attivo, ma a partire dal 2009 è in deficit. Tra l'altro gli
economisti mettono in rilievo anche il concetto di "deficit non
petrolifero" – in quanto le uscite superano le entrate, se da
queste ultime si tolgono gli introiti dall'esportazione degli
idrocarburi. Così ecco che il deficit non petrolifero – quello
che determina il vero sviluppo del paese senza tener conto della
congiuntura mondiale – già supera il 10%, il che pone la Russia
tra i paesi con la situazione di bilancio più pesante.
Non c'è tanto da gioire neanche della crescita
economica e della produzione industriale: i ritmi rallentano di anno
in anno e perfino di mese in mese. Diciamo che in agosto la crescita
della produzione industriale è ammontata solo al 2,1% – di un
punto percentuale meno di un anno fa.
Un'analoga dinamica negativa
c'è anche in altri settori chiave: l'agricoltura e l'edilizia. Se
fino al 2008 in Russia affluivano capitali (nel 2007 il flusso
annuale ammontò ad oltre 100 miliardi di dollari), ora fuggono da
qui. Secondo i dati del 2011 la fuga di capitali dalla Russia ha
superato 80 miliardi e nel primo semestre dell'attuale è ammontata
già a 43 miliardi di dollari.
Il problema è anche con le obbligazioni debitorie:
sì, il debito pubblico è relativamente piccolo e del tutto sicuro
dal punto di vista dei rischi internazionali, tuttavia quello
corporativo cresce. Secondo i dati della Banca Centrale, ammonta a
585 miliardi di dollari – è perfino un po' maggiore di quello che
avevano banche e compagnie russe nell'autunno 2008. Non è difficile
calcolare che se nel corso della crisi i creditori internazionali
richiederanno l'estinzione dei debiti, nessuna riserva
internazionale della Banca Centrale e del Ministero delle Finanze
basterà per il pagamento. Mentre le stesse riserve in 4 anni si
sono fortemente prosciugate: nel settembre 2008 la misura totale dei
fondi sovrani era di 90 miliardi di dollari maggiore di ora.
Cosicché lo stato adesso non ha semplicemente
abbastanza risorse per buttar dentro migliaia di miliardi come 4
anni fa (secondo Putin, le misure anti-crisi degli anni 2008-2010
sono venute a costare al bilancio 3000 miliardi di rubli [2])
per la salvezza delle banche, per il sostegno all'industria
automobilistica, per l'aiuto agli imperi oligarchici vicini… Non
va dimenticato neanche che negli ultimi 5 anni le spese del bilancio
federale sono cresciute più di 2 volte – da 5200 miliardi di
rubli [3] nel 2007 a
12000 miliardi [4]
nell'attuale. Ma la maggior parte di queste uscite sono composte da
obbligazioni come stipendi, pensioni e paghe militari. Questi non si
tagliano neanche in crisi e non si rimandano a domani…
Questo è il vero quadro dell'economia russa, se la
si valuta in tutta la multiformità delle cifre e non solo in quella
parte "scelta" che è chiamata a dimostrare al popolo i
successi del potere. La conclusione è evidente: la Russia nel 2012
è ben peggio preparata ad una nuova ondata di crisi che nel 2008.
L'autore è un osservatore economico
Dmitrij Dokučaev, "Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/comments/54570.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1]
Gioco di parole intraducibile tra volna
(ondata) e vojna
(guerra). "Se domani ci sarà la guerra" è un famoso film
propagandistico sovietico del 1938.
[2]
Oltre 74,5 miliardi di euro.
[3]
Oltre 129,1 miliardi di euro.
[4]
Oltre 298 miliardi di euro.
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