Farabutti e ladri [1]
agli arresti domiciliari 
Il presidente ha finalmente trovato una risposta
adeguata all'"atto Magnitskij", proibendo ai funzionari
russi di avere conti e asset all'estero. Ma il futuro della
privatizzazione russa è stato già determinato dai legislatori
americani
12.02.2013 
Martedì il presidente della Federazione Russa ha proposto alla Duma di Stato un disegno di legge federale che proibisce all'ampia nomenklatura di pubblici ufficiali di avere conti esteri e titoli di compagnie straniere sotto la minaccia di destituzione dalla carica.
A differenza della morbida, "liberale"
 legge sul controllo sui redditi è un atto duro, forte. E' evidente
 perfino dal preambolo: "Allo scopo di garantire la sicurezza
 nazionale, regolare l'attività lobbistica e aumentare l'efficacia
 della lotta alla corruzione si stabilisce per le persone che
 prendono per dovere d'ufficio decisioni che riguardano questioni di
 sovranità e sicurezza nazionale il divieto" di  disporre di
 conti in banche estere e di possedere titoli di non residenti (tanto
 di stati, quanto di compagnie private).
La lista di persone su cui, come si è chiarito,
 grava il peso della sovranità russa è particolarmente ampia. Sono
 funzionari federali e regionali, membri del consiglio di
 amministrazione della Banca Centrale – in generale tutti i
 pubblici ufficiali designati dal presidente e dal governo, ma anche
 collaboratori di compagnie e corporazioni statali che hanno ottenuto
 i loro posti in modo analogo.
Inoltre la legge limita il diritto di possedere
 asset esteri dei loro coniugi e dei loro figli minorenni. Certo, un
 funzionario può avere non solo una moglie, ma anche, per esempio,
 una suocera, ma è importante ricordare che solo i vincoli del
 matrimonio formano rapporti giuridicamente significativi tra
 parenti, anche prossimi. Sia nella giurisdizione russa, sia in
 quelle straniere.
Si possono certamente gettare gli asset a dei
 prestanome, ma dov'è la garanzia che queste persone poi non li
 "privatizzino" (in questo senso è d'uopo ricordare
 l'epica causa tra Berezovskij [3]
 e Abramovič)?
E così i funzionari e i loro coniugi che hanno
 asset esteri (e chi non li ha?) saranno obbligati a chiudere i conti
 esteri e a vendere i titoli di non residenti nel giro di 3 mesi
 dall'entrata in vigore della legge, riportando in patria quanto
 accumulato. O a dare le dimissioni. Un periodo di tre mesi per
 liberarsi dalle eccedenze è dato anche a chi è intenzionato ad
 aspirare alla sostituzione di cariche statali.
A chi ancora dubita se tutto ciò sia serio merita
 far conoscenza con la lista delle motivazioni per lo svolgimento di
 una verifica nei confronti di chi decida di celare quanto ha
 guadagnato all'estero. Sono i dati delle forze dell'ordine, degli
 organi di potere esecutivo, tra cui quelli regionali, dei partiti
 politici, della Banca Centrale della Federazione Russa, di banche
 estere e organizzazioni internazionali, della Camera Sociale [4]
 e – bingo! – dei mezzi di informazione di massa panrussi. In
 generale tutto, tranne denunce anonime.
Nella verifica di tali informazioni sarà permesso
 coinvolgere le forze dell'ordine anche conducendo azioni operative e
 di ricerca e anche tenendo intime conversazioni con persone fisiche,
 tra cui non residenti e chiedere informazioni complementari ai
 "sospetti".
In generale, se la legge sarà approvata in questa
 forma e inizierà a funzionare, ai funzionari toccherà
 effettivamente fare una scelta tra gli asset esteri e la verticale
 del potere.
Questa è già una risposta seria all'"atto Magnitskij": non volete fare entrare i nostri compagni? Ma neanche noi li lasciamo andare, perché senza soldi andare per loro non ha comunque senso.
Se la "anti-Magnitskij" "legge Dima
 Jakovlev" [5] ha
 lanciato la sfida alla parte attiva della società civile, il
 disegno di legge di Putin è già una seria sfida all'élite, che
 sarà costretta a dividersi in "nostri" e "altrui".
E' molto interessante come la accoglierà e cosa
 farà in risposta.
Quanto costa l'"atto Magnitskij"
Esamineremo alcuni presupposti macroeconomici di tale comportamento dell'élite russa e pronosticheremo conseguenze di lungo periodo.
Uno dei compiti principali del mandato "intermedio"
 di Dmitrij Medvedev e del terzo mandato di Vladimir Putin era la
 graduale legalizzazione dei capitali accumulati dall'establishment
 politico e delle strutture armate nel processo di statalizzazione
 degli asset (a cominciare dal "caso JuKOS"). I risultati
 si sono espressi, per esempio, in qualche liberalizzazione
 dell'azione penale per reati economici e nella riduzione della
 pressione amministrativa sul mondo degli affari. Era stato
 programmato che dopo l'arrocco Putin continuasse su questa linea, ma
 ben più attivamente (ricordiamo i suo articoli "economici"
 pre-elettorali) e che inoltre sviluppasse una campagna
 anti-corruzione e conducesse la "de-offshorizzazione".
Hanno rotto la logica del processo i noti processi
 di politica interna e lo stesso "atto Magnitskij".
In cosa è così terribile questo atto per l'élite
 russa? Nel fatto che sia stata dichiarata aperta la caccia globale
 agli asset di persone complici di crimini economici compiuti sul
 territorio della Russia. E' un precedente e un pallone sonda.
 Infatti se è capitato a Browder [6],
 con ancor maggiori motivazioni potrebbe capitare a gruppi di
 interesse legati, diciamo, agli azionisti della JuKOS.
Per esempio, ancora nel 2009 la "Yukos
 International" americana (la rappresenta Bruce Misamore) fece
 un'istanza alla Corte di Strasburgo, in cui chiedeva di riscuotere
 dal governo russo 100 miliardi di $ per le perdite causate dalla
 bancarotta della compagnia russa. La CEDU soddisferà a stento tali
 richieste, ma è necessaria Strasburgo, se adesso le questioni si
 possono risolvere a Washington tramite il Senato e il Congresso?
E infatti c'è anche la giustizia americana, che,
 come mostra la clamorosa storia della biblioteca di Schneerson [7],
 può prendere decisioni in favore degli istanti americani, ignorando
 tanto il concetto di sovranità russa, quanto la reazione negativa
 delle autorità degli USA.
Infine, se alle sanzioni americane si associasse
 neanche tutta l'Europa, ma anche solo la Gran Bretagna, sarebbe già
 una catastrofe. Perché la parte del leone degli asset dell'élite
 russa in un modo o in un altro è legato alla giurisdizione
 americana o alla giurisdizione britannica (offshore satelliti
 comprese).
In generale, a differenza del paese, il capitale
 russo da corruzione si è effettivamente trovato circondato da
 nemici.
Le uscite da questa situazione, forse, sono due, ma
 non esamineremo la possibilità di una reale punizione da parte
 delle forze dello stato russo di chi ha preso proprietà privata
 violando la legge. Resta un corso – verso l'isolazionismo, verso
 l'economia sovrana e per esso, evidentemente, andrà il paese.
Questo acquisisce tratti concreti nelle storie
 simmetriche del nuovo round di privatizzazione (combinata alla
 de-offshorizzazione) e della creazione dell'Agenzia Finanziaria
 Russa, che investirà fino a 2500 miliardi [8]
 dei fondi di riserva e del cumulo pensionistico della popolazione.
L'aereo della privatizzazione
Di per se l'idea dell'apertura del "salvadanaio"
 statale forse è tempestiva. L'economia del paese necessita
 disperatamente di investimenti, tra cui in progetti di
 infrastrutture e nella creazione di nuove grandi imprese, ma cosa
 qui, di interi cluster e i soldi dei fondi sovrani si adattano
 idealmente a questi scopi: ce ne sono tanti, sono convenienti,
 durano a lungo.
Ma l'uso di questi mezzi nell'ambito della "grande privatizzazione" è una decisione con il segno "meno". Perché significa il riscatto di asset statali con soldi statali (e i soldi dei futuri pensionati), tra l'altro a prezzi stabiliti a livello amministrativo (vedi "Novaja gazeta", n°15 – "Il Gosplan [9] va all'IPO".)
Tra l'altro l'Agenzia Finanziaria Russa non sarà l'unico grande giocatore sul mercato di incetta degli asset statali. E' evidente che la possibile svendita apre la strada a quella stessa legalizzazione mai avvenuta delle rendite amministrative e di corruzione accumulate, ma già all'interno del paese. Nell'ambito della teoria dell'"aereo della privatizzazione" che proposi già tre anni fa (vedi "Novaja gazeta", n°20 del 2010). L'idea era che gli asset statali seri potessero essere venduti solo a "gente di Stato" a spese dei fondi accumulati da loro nelle offshore.
In cosa consistono i rischi dello schema con la
 partecipazione tanto di capitale offshore quanto statale? Nel fatto
 che il processo in entrambi i casi è controllato.
Cioè, se per un asset concreto si troverà un
 acquirente "concordato", l'Agenzia Finanziaria Russa (o i
 suoi agenti), con tutta probabilità, lo considereranno "non
 interessante" e questo andrà al prezzo concordato. Ma se
 questo sarà un asset non di profilo di una holding statale che ha
 bisogno di soldi, l'Agenzia Finanziaria Russa potrà comprarlo a
 caro prezzo, pagando il premio con fondi sovrani (che, a suo volta,
 potrà essere indirizzato anche al riscatto di asset
 "interessanti").
Tra l'altro i soldi statali depositati per le
 privatizzazioni non saranno già più investiti in progetti di
 infrastrutture o in altri che hanno un senso economico e cioè le
 reali perdite del paese saranno moltiplicate. Certo, discutere di
 somme precise finora è insensato, ma il loro ordine di grandezza è
 evidente – sono migliaia di miliardi di rubli [10].
Qui merita aggiungere anche il profitto che la
 Russia non otterrà dalla vendita dei propri asset al massimo prezzo
 di mercato. Questo prezzo per l'appunto si potrebbe ottenere con la
 quotazione alla borsa di New York o di Londra. La pratica mostra che
 le compagnie che si commerciano in Russia costano il 25-40% in meno
 delle loro analoghe nei posti guida. E' lo sconto per le
 caratteristiche negative della nostra giurisdizione (corruzione,
 mancata difesa del diritto di proprietà, legislazione di bassa
 qualità). Ma a Londra e a New York non possiamo andare per via di
 rischi giuridici inaccettabili. Cioè, al momento della vendita nel
 paese ad acquirenti quasi statali, tra cui anche offshore, lo stato
 non otterrà quello stesso 25-40% del prezzo massimo. E anche
 all'incetta con i soldi dell'Agenzia Finanziaria Russa,
 essenzialmente, non otterrà nulla perché è un passaggio di soldi
 da una tasca all'altra.
Il flusso di corruzione
C'è anche un altro aspetto dell'attività economica
 russa, legato al tema del movimento transnazionale di capitali, solo
 non in entrata, ma in uscita.
Non si tratta del famigerato "flusso" e
 non è già più nel contesto del "cattivo clima di
 investimenti" mediato da un "regime sanguinario"
 (anche se il clima è cattivo e ci sono questioni sul regime).
Cominciamo dal fatto che lo stesso indice
 "esportazione netta di capitali da parte del settore privato"
 calcolato dalla nostra Banca Centrale è unico a livello mondiale
 perché nessuno calcola più così. Il resto dell'umanità usa
 l'indice "Private Capital Flows" (metodo della Banca
 Mondiale). In russo si traduce esattamente allo stesso modo, ma ha
 un'altra struttura e di conseguenza tutt'altri risultati. Per
 esempio, secondo i conti del 2011 la Banca Centrale ha registrato
 una "esportazione netta di capitali da parte del settore
 privato" dell'ordine di 80,5 miliardi di dollari, ma con il
 "Private Capital Flows" la Banca Mondiale ha valutato "il
 tutto" 32,3 miliardi di dollari (è perfino strano che la
 nostra propaganda trascuri questo fatto).
Dov'è la differenza? Come hanno chiarito gli
 esperti del Fondo Russo per gli Investimenti Diretti e la
 Ernst&Young, la nostra Banca Centrale riferisce all'esportazione
 di capitali articoli come "puri errori e omissioni", spese
 per l'acquisizione di velivoli, pagamenti da parte di "filiali"
 di banche estere alle compagnie principali e strutturazione di
 operazioni offshore.
Con le offshore è particolarmente interessante
 perché, dal punto di vista del piccolo borghese russo, si
 presentano anch'esse come un flusso di capitali nella forma più
 pura. Tuttavia, secondo i calcoli del Fondo Russo per gli
 Investimenti Diretti e di Ernst& Young, nel periodo 2007-2011
 gli investimenti diretti dalla Russia nelle zone offshore
 (complessivamente 135,6 miliardi di dollari) sono praticamente pari
 al movimento di capitali in direzione opposta (133 miliardi di
 dollari). E se volerà l'"aereo della privatizzazione",
 otterremo anche un puro afflusso. Cioè, le offshore, certo, sono
 per la fuga dalle tasse e per la copertura dei beneficiari, ma non
 per il flusso di capitali.
Ecco così che dietro al "meno" delle
 posizioni indicate l'indice "esportazione netta di capitali da
 parte del settore privato", secondo la versione della Banca
 Centrale, nel 2011 è ammontato a 40,8 miliardi di dollari, di cui
 32,8 sono capitati nella riga "Operazioni dubbie" (faremo
 notare che questa cifra è straordinariamente vicina ai dati della
 Banca Mondiale).
Non è il fatto che tutte le operazioni che la Banca
 Centrale riferisce come "dubbie" abbiano natura di
 corruzione, ma è evidente che, per esempio, quei 230 milioni di
 dollari che nell'ambito di un'indagine alternativa sul "caso
 Magnitskij" sono ora cercati dalle autorità di alcuni paesi
 europei abbiano chiaramente arricchito questa statistica.
Ecco il "cattivo" flusso di capitali con
 cui merita effettivamente lottare. Il problema è che ha un
 carattere transnazionale, cioè è indispensabile interagire con
 l'intelligence finanziaria e le forze dell'ordine dei paesi europei
 e degli USA. Ma adesso siamo in guerra fredda con loro. E ciò
 significa che al nostro governo, anche se ne avesse tanta voglia,
 non riuscirà porre una barriera all'esportazione di redditi da
 corruzione. E anche queste sono perdite dirette per il paese,
 misurabili, come vediamo, in decine di miliardi di dollari l'anno,
 che difficilmente si riuscirà a ridurre per via della nostra
 reazione all'"atto Magnitskij".
Andrej Poluchin, "Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/politics/56710.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1]
"Partito dei farabutti e dei ladri" è detto
dall'opposizione "Russia Unita", il partito-Stato della
Russia di Putin.
[2]
Nome dato alle sanzioni contro la Russia emanate dagli USA in seguito
alla morte in carcere dell'avvocato russo della compagnia di
consultng americana "Firestone Duncan" Sergej Leonidovič
Magnitskij.
[3]
Boris Abramovič Berezovskij, faccendiere russo rifugiato in Gran
Bretagna.
[4]
Organo intermedio tra la società civile e il potere politico privo
di poteri reali.
[5]
La legge che proibisce l'adozione di bambini russi da parte di
statunitensi, intitolata a Dmitrij (Dima) Jakovlev, bambino russo
morto per negligenza dei genitori adottivi americani.
[6]
Bill Browder, direttore della finanziaria "Hermitage Capital
Management", accusato di frodi fiscali in Russia.
[7]
Un tribunale di Washington ha condannato lo stato russo a pagare
50.000 dollari per ogni giorno di mancata consegna agli ebrei
americani del movimento Chabad-Lubavitch dei libri del loro terzo
leader, il rabbino Menachem Mendel Schneerson (1789-1866), conservati
nella biblioteca nazionale di Mosca. 
[8]
Oltre 61,7 miliardi di euro.
[9]
GOSudarstvennyj PLAN (Piano
Statale), l'istituto sovietico per la pianificazione economica.
[10]
Mille miliardi di rubli sono circa 24,7 miliardi di euro.
 
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