La Tbilisi che abbiamo perso
Come la Russia ha perso contro la Georgia nella
guerra fredda
Presso l'immondezzaio all'angolo tra via Arsen e via
Čavčavadze un'asciutta
vecchietta di Tbilisi, proprio come nel cinema georgiano degli anni
'70, conversa in russo in tono didattico con un cane da cortile che
abbaia a una gatta: "Eh-eh-eh, non ti vergogni, sei un ragazzo
grande e lei è piccola…" Poi si rivolge a noi, passanti
casuali, e a giustificazione del "ragazzo" chiarisce: "E'
affamato, povero…" La cosa più interessante è che il cane
vergognoso si è messo a tacere…
I suoni della città qui non si diffondono affatto
come in qualsiasi altra capitale. Probabilmente la composizione
dell'aria è un'altra. Per tutto il tempo ti senti – immagine per
immagine – dentro al film di Ioseliani "C'era una volta un
merlo canterino". Peraltro il protagonista del film, il
musicista Gija Agladze veniva schiacciato da una macchina non
lontano da qui – all'angolo tra via Čavčavadze
e via Rustaveli…
"Modi, modi… Come, come…" [1]
– il fornaio agita una mano dal sotterraneo in cui, come un
magnete, attira un odore vagante di lavash [2].
Due uomini sui cinquanta, che ci hanno presi per stranieri (nel
senso di non russi), di cui qui ora è pieno, semplicemente per
dialogare mostrano il done – nell'idea standard moscovita
un tandoor, dove cuociono il pane. Subito inizia una conversazione
su come si viveva bene sotto l'Unione Sovietica…
Piegato su un tipico balcone di Tbilisi, un uomo
anziano da allegramente la possibilità al mio collega di
fotografarlo:
– Adesso andrò in Russia senza visto.
– Come?
– Nella tua macchina fotografica!
La rumorosa conversazione qui non resta inosservata – si trovano sempre testimoni che desiderano osserva dalle finestre cosa accade. La lingua di comunicazione con le generazioni sopra i 30 anni è il russo. O quasi senza accento o del tutto senza accento. Una donna di nome Tamar, che spinge avanti a se una carrozzina modello anni '60 piena di erbe, verdura e frutta, in tre minuti fa un pieno resoconto della vita vissuta e poi mi grida dietro: "Prendi un caco da me - mangia!" La venditrice di churchkhela [3] spiega meglio dei politologi locali perché in Georgia si cambia il potere, tra l'altro in assenza di qualsiasi euforia per Bidzina Ivanishvili [4]: "Si viveva normalmente finché non è arrivato questo idiota (Mikhail Saakashvili – nota dell'autore)". Pronuncia solo la parola "idiota" con l'accento e l'espressione corrispondente. La logica è puramente economica: la rottura delle relazioni con la Russia le è costata il lavoro e il mercato di sbocco a Vladikavkaz. Ma arrivare a Vladikavkaz ora, come ha notato l'ex ambasciatore georgiano nella Federazione Russa Zurab Abashidze è più difficile che arrivare a Rio de Janeiro.
No, tutti ammettono che in realtà non c'è
corruzione, la polizia e gli altri servizi sono stati modernizzati.
Si può iniziare un'attività o registrare un mezzo di comunicazione
di massa straordinariamente presto. Ma il paese è comunque povero e
tra l'altro perché la Russia è chiusa per il vicino. Ci sono stati
problemi anche di altro tipo. "Adesso perlomeno si può parlare
al telefono liberamente", – dice Marina Muskhelishvili,
direttrice del Centro di Studi Sociali.
Dire che Tbilisi è una città di contrasti è dire
niente. Case semidistrutte con il marchio della miseria, ma con un
fascino nello stile di Paradžanov
[5] e di cortili pieni di
rami piegati sotto il peso dei cachi maturi. Ma accanto c'è il
rigore quasi prussiano degli edifici statali e qualche bagliore
volgaruccio di costruzioni riempite nello spirito dell'architettura
occidentale contemporanea. Ad essi guardano con sfiducia ironica.
Sull'edificio del teatro: "Cos'è questo? Bajkonur [6]?"
Il nome popolare del nuovo ponte di vetro sulla Kura è prokladka.
E non è quella prokladka [7],
che è una pausa tra i brindisi…
In via Čajkovskij
c'è una casa con una targa in memoria – anche qui,
sostanzialmente, visse il grande compositore. L'edificio è
pericolante e ricorda un deposito invecchiato apposta. Viverci non è
sicuro. "Tuttavia all'interno, negli appartamenti, da noi è
tutto normale", – dice un abitante della casa, scavando
malinconicamente nelle interiora della macchina. Ho perfino
sobbalzato, riconoscendo qualcosa. In una vecchia intervista, del
1990, il filosofo Merab Mamardashvili, con la cui sorella Iza
Konstantinovna, che porta nel suo aspetto la dignità perduta alle
nostre latitudini dell'aristocrazia intellettuale russo-georgiana,
mi fecero fare conoscenza, descriveva così questa proprietà del
popolo georgiano: "Porte sporche, case vecchie, perfino topi e
muri crollanti. Tale è l'aspetto dall'esterno, tuttavia all'interno
ci sono appartamenti dotati di servizi… Questa atmosfera riflette
l'autostima dei georgiani". L'"interrogatorio" degli
abitanti del posto ha mostrato che non demoliscono la casa perché è
un monumento storico, ma non la restaurano perché è in un tale
stato che è più facile demolirla. Ecco dove il compagno Medinskij
[8] potrebbe organizzarsi
per la gloria della cultura russa. Ma finora l'ingerenza degli
operatori culturali da "quella" parte finisce male: a
caval donato, certo, non si guarda in bocca, ma l'opera di Zurab
Cereteli [9] nell'ex
piazza Berija, in seguito piazza Lenin, adesso piazza della Libertà
(Tabisuplebis moedani – anche qui un majdan [10]!),
pone l'accento non sui denti, ma sul sedere del tutto indecente del
cavallo che si trova sotto san Giorgio, che Dio gli dia salute…
Nei primissimi giorni di novembre il premier Bidzina
Ivanishvili ha designato Zurab Abashidze, raffinato diplomatico di
scuola ancora sovietica, suo speciale rappresentante per i rapporti
con la Russia. La reazione della parte russa, secondo la
testimonianza di Abashidze, è stata zero. Essenzialmente questa
decisione sui quadri è stata un atto pubblico di buona volontà,
anche se la storia della diplomazia in tali situazioni suggerisce
piuttosto altre tecnologie: per esempio, la creazione di canali
segreti per la preparazione di passi per il disgelo delle relazioni
tra i paesi. Tale modello permise a suo tempo a Henry Kissinger di
porre le basi per la distensione sulla linea Nixon-Brežnev,
aggirando perfino il Dipartimento di Stato. L'ambasciatore
dell'URSS negli USA Anatolij Dobrynin serviva contemporaneamente
come posta espressa e come bottone rosso nelle relazioni tra le due
superpotenze.
L'America non è la Georgia. Ma neanche la Russia è
l'URSS. Inoltre la Georgia si considera zona di influenza della
Russia, più precisamente un dolore fantasma dell'impero. E non c'è
alcun dubbio che se la vittoria alle elezioni dei sostenitori del
nuovo leader fosse stata ispirata, mettiamo, dallo FSB [11],
le relazioni diplomatiche sarebbero state ristabilite già il 2
ottobre. Ma poiché questo è il risultato della scelta democratica
del popolo georgiano, nessun gesto di buona volontà interessa in
generale alla nostra leadership. Se non si considerano le
tradizionalmente nebulose allusioni del primo sanitario Oniščenko
[12] al fatto che
il vino georgiano potrebbe tornare a Mosca – e neanche di
contrabbando dalla fraterna Minsk.
…In Georgia c'è l'ingresso senza visto per i
cittadini russi. Gli agenti del servizio di frontiera insieme al
passaporto danno una bottiglietta di vino. E' una minuzia, ma fa
piacere. Crea un umore molto dissimile da quello che si prova a
contatto con le nostre guardie di frontiera. In ogni caso, nessuno
alla frontiera da una bottiglia di vodka (o di kvas [13]o
di mors [14])
con le parole: "Benvenuto in Russia".
Come al solito da noi: miravano alla leadership
della Georgia e hanno colpito semplici cittadini, bloccandogli
l'ingresso in Russia. E con questo hanno già quasi perso questo
paese – prima di tutto come area di diffusione della cultura russa
e della lingua russa. E hanno privato di energia quella stessa
"forza morbida", la cui mancanza genera un complesso di
inferiorità e di rancore verso l'Occidente. Talvolta verrebbe
voglia di mettere il "Politbjuro" russo in blocco sul
lettino dello psicanalista. E dopo alcune sedute di terapie
permettergli di andare a trattare con i leader degli stati
confinanti.
E' sorprendente che i georgiani non abbiano perso
nei confronti dei russi una straordinaria benevolenza e calore
umano. Nonostante la guerra da operetta. Perché distinguono i
semplici cittadini di entrambi i paesi dai leader propri e altrui. E
nell'apparente banalità non è una situazione banale. Tutto
potrebbe essere completamente diverso, specialmente in un paese dove
la gioventù qualche volta non parla affatto russo.
Se si è giunti già a questo, la Georgia ha
sconfitto la Russia nella guerra fredda: il boom del business
georgiano dei ristoranti, come minimo a Mosca, con l'uso di un'arma
segreta sotto forma di Borzhomi [15]
di contrabbando (ed è la non ancora avviata acqua Nabeglavi) ne è
una testimonianza. E ogni studente moscovita avanzato discute
volentieri su "perché la Georgia ce l'ha fatta". Forse
sono discussioni superficiali. Il che non toglie un semplice fatto:
noi non ce l'abbiamo fatta. E non siamo capaci di intessere normali
relazioni con i vicini, anche se i vicini lo vogliono tanto. E fanno
segnali con il "semaforo" da quella parte: "Modi,
modi… Come, come!"
Andrej Kolesnikov, "Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/society/55538.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1]
"Vieni, vieni", detto prima in georgiano e poi in inglese.
[2]
Sorta di "pane arabo", tipico della Georgia.
[3]
Leccornia georgiana a base di mosto, farina e frutta secca.
[4]
Miliardario georgiano che ha lanciato la lista "Sogno Georgiano"
che raccoglie gli oppositori al presidente Saakashvili.
[5]
Sergej Iosifovič Paradžanov (Sarkis Paradžanjan), regista armeno
nato in Georgia, noto per le sue atmosfere surreali.
[6]
Base spaziale costruita in epoca sovietica in Kazakistan.
[7]
Prokladka in generale è un
qualcosa di interposto. Nel linguaggio colloquiale sta per
"assorbente". Il corsivo è mio
[8]
Vladimir Rostislavovič Medinskij, ministro della Cultura russo.
[9]
Zurab Konstantinovič Cereteli, scultore georgiano divenuto cittadino
russo.
[10]
"Piazza" in ucraino. Il majdan per
eccellenza è il Majdan Nezaležnosti
(Piazza Indipendenza) di Kiev, teatro di grandi manifestazioni contro
il regime filo-russo di Janukovyč.
[11]
Federal'naja Služba Bezopasnosti
(Servizio Federale di Sicurezza), il principale servizio segreto
russo.
[12]
Gennadij Grigor'evič Oniščenko, vice ministro della Sanità e
Primo Medico Sanitario della Federazione Russa, autore di alcuni
divieti di importazioni di prodotti dettati chiaramente da ragioni
politiche.
[13]
Bevanda poco alcolica prodotta dalla fermentazione di vegetali.
[14]
Bevanda analcolica a base di succo di mirtillo.
[15]
Famosa acqua minerale georgiana.
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