18 febbraio 2010

A proposito di "operazioni antiterroristiche"

Erano andati in cerca di aglio orsino



Come è successo che i contadini morti nel corso di un bombardamento sono stati trovati con ferite di coltello e di armi da fuoco?



Alla fine della scorsa settimana il quartier generale operativo della Repubblica di Inguscezia ha iniziato e portato a termine con successo, come è stato dichiarato, un'operazione antiterroristica (KTO [1]) nel distretto della Sunža [2]. Nel bosco è stato avvistato un gruppo di militanti. I mezzi tecnici sono rimasti bloccati nella neve e si è deciso di colpire i militanti uno per uno, per così dire. Più tardi, quando la nebbia si è dissolta, hanno iniziato a bombardare il bosco. I bombardamenti all'inizio della primavera, quando nei boschi c'è ancora visibilità, in questi territori non sono una rarità.

Nel corso dell'operazione coronata dal successo nel bosco sono stati uccisi alcuni di quei contadini ceceni che dall'inizio dei tempi a primavera vanno in questi paraggi a raccogliere l'aglio orsino.

Non è chiaro come adesso si possa volgere in senso positivo per l'opinione pubblica questa storia mostruosa con una cosiddetta operazione speciale coronata dal successo. Dov'è in essa un senso positivo in generale? E comunque i comandanti dell'operazione cercano di farlo.

Bisogna parlare dell'aglio orsino – allora diventa chiaro quali persone sono morte nel bosco. L'aglio orsino, l'aglio selvatico è il primo segno della primavera nel Caucaso, ora è proprio la stagione per raccoglierlo. Inoltre l'aglio orsino è anche il simbolo universale della miseria. La frase idiomatica caucasica “cavare l'aglio orsino” significa lo stesso che nel resto della Russia “andare per il mondo” o “stare sul sagrato”.

In molti villaggi ceceni e ingusci vivono di aglio orsino. Lo mangiano e lo vendono pure.

L'aglio orsino lo amano tutti – sia i ricchi, sia i poveri. Ma quelli che hanno la possibilità di comprarlo non vanno mai nel bosco a raccoglierlo. E' dura: bisogna rastrellare la neve con una vanga da giardino e strappare dalla terra gelata questi grovigli grigi e poi portarli in un sacco enorme sulla schiena. Nessuno va nel bosco per un chilogrammo di aglio orsino. E' un'attività industriale.

Andare in cerca di aglio orsino non è solo pesante fisicamente – è anche un gran lavoro burocratico. Per esempio, per andare in cerca di aglio orsino ad Aršty [3], ai contadini ceceni uccisi era stato necessario ottenere dal capo dell'amministrazione del distretto di Ačchoj-Martan [4] in Cecenia l'autorizzazione scritta per l'ingresso nella zona dell'aglio orsino.

Da Ačchoj-Martan nei boschi confinanti con l'Inguscezia nei giorni 10 e 11 sono andate circa 200 persone. Sono andate con autobus e camion. Adesso dicono che la gente dei villaggi era stata avvertita dell'operazione speciale che era programmata nel distretto della Sunža in Inguscezia l'11, ma questi caparbiamente si sarebbero infilati nel bosco in cerca del loro aglio orsino. A dire il vero, secondo le informazioni in possesso del centro per la difesa dei diritti umani “Memorial”, nei villaggi tutti dicono unanimi che non c'è stato alcun avvertimento. C'è motivo di credere ai contadini. La polizia locale chiama I villaggi “base di fiancheggiatori” e che dire dei combattenti inviati là, per cui tutto il popolo locale è della stessa pasta [4]?

E poi le carte con i timbri per la raccolta dell'aglio orsino erano state rilasciate nel distretto dell'operazione speciale, gli autobus erano passati senza ostacoli verso il luogo dello scontro.

Più tardi il presidente dell'Inguscezia Evkurov, facendo il resoconto della KTO, ha detto che circa 80 contadini sono stati portati via dal bosco dai militari quando sono iniziati gli scontri armati. Queste parole del presidente fanno sorgere dubbi: o non gli dicono qualcosa, o egli stesso tace su qualcosa. Come è successo dunque, che li hanno portati via tutti, ma alcune persone sono state lasciate, torturate e poi uccise a colpi d'arma da fuoco?

Quando la storia dei raccoglitori di aglio orsino uccisi è venuta a galla, inizialmente sono stati dichiarati vittime di raid aerei. Di questo non puoi scrivere nulla. Se una pallottola è stupida, cosa dirai di un razzo? Tuttavia i parenti si sono messi a far rumore – queste persone non sono morte per i bombardamenti: sono state uccise a colpi d'arma da fuoco.

Allora tra i comandanti della KTO è nata una nuova versione – i militanti hanno usato come scudi i civili presi nel bosco. Una versione molto comoda.

Ma anche questa è una menzogna.

Il diciannovenne Arbi Mutaev è sopravvissuto per miracolo in questa trappola. Questi racconta come in quattro – egli con il fratello Aldan e degli amici coetanei – sono finiti sotto il fuoco. I loro amici Šamil' Kataev e Movsar Tataev sono stati feriti e i fratelli Mutaev hanno cercato di fuggire. Aldan Mutaev, nonostante la ferita, è riuscito a nascondersi in qualche fosso, ci è rimasto seduto per più di ventiquattro ore ed è uscito il bosco da solo. Ora è all'ospedale di Ačchoj-Martan con sintomi di congelamento.

Arbi Mutaev è stato preso da persone in uniforme militare, di aspetto slavo. L'hanno costretto a trascinare i compagni feriti. A un certo punto è diventato chiaro che gli adolescenti feriti rallentavano il movimento della colonna. Šamil' Kataev piangeva e pregava che non li uccidessero. Ma questi e Movsar Tataev sono stati uccisi a colpi d'arma da fuoco. Più tardi i loro corpi sono stati trovati dai parenti, che erano giunti a passare il bosco al pettine quando hanno capito che i loro figli ci stavano mettendo troppo a tornare a casa. Hanno trovato anche altri due raccoglitori di aglio orsino uccisi: Ramzan Susaev e Movsar Dachaev. Anche quest'ultimo non aveva ancora vent'anni.

Sul corpo di Movsar Tataev oltre ai fori d'entrata delle pallottole I familiari hanno trovato ferite di coltello, fra cui anche all'inguine. Con tutta evidenza, l'avevano torturato.

Su Arbi Mutaev si sono accaniti per più di ventiquattro ore – questi è riuscito a liberarsi dai militari solo il 12. E questi adesso è il principale testimone del fatto che i contadini ceceni non sono vittime casuali.

Tutti i morti sono di famiglie molto, molto povere. La famiglia Kataev non aveva neanche I soldi per il funerale, il loro figlio Šamil' è stato sepolto tra I familiari di Movsar Tataev.

Ufficialmente solo questi quattro sono annoverati come caduti casuali dell'operazione speciale. Ma a casa non è tornato neanche Majr-Ali Vachaev (anno di nascita 1965) – il suo corpo finora non è stato trovato. Non è escluso che con lui la lista dei contadini uccisi non sia finita.

Ufficialmente nel corso di questa operazione sono stati uccisi 18 militanti e quattro civili. Se Vachaev non è tra I civili uccisi, ciò significa, con ogni probabilità, che è tra i militanti uccisi.

La maggior parte dei morti si possono riconoscere solo per mezzi di esami. Molti corpi hanno sofferto molto per colpa del bombardamento. Ma quelli che sono stati riconosciuti, come comunica la procura, non sono stati uccisi senza motivo. Erano tutti ricercati o si trovavano nei documenti operativi.

Nei documenti operativi c'è di fatto tutta la popolazione maschile della Cecenia e dell'Inguscezia. Cosicché non sappiamo se queste persone erano terroristi in vita. I militanti del settore inguscio dell'“Emirato caucasico” hanno riconosciuto come “loro” solo sei mujaheddin uccisi sui diciotto dichiarati.

Lunedì il presidente dell'Inguscezia Junus-Bek Evkurov si è incontrato con il Procuratore della Repubblica Jurij Turygin. Fra l'altro si è valutata la “questione della legalità dell'operato degli agenti degli organi di tutela dell'ordine nella conduzione dell'operazione speciale nel distretto della Sunža”. “Al momento viene condotta una verifica sul caso dell'uccisione di civili del distretto di Ačchoj-Martan, sui risultati della quale riferiremo nel più breve tempo possibile”, – ha detto il Procuratore Turygin.

I procuratori, cioè, pensano ancora che abbia avuto luogo un crimine.

Ol'ga Bobrova

17.02.2010, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2010/017/09.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] KontrTerrostičeskaja Operacija (Operazione AntiTerroristica).

[2] Fiume caucasico che da il nome anche a un distretto dell'Inguscezia centro-orientale.

[3] Villaggio del distretto della Sunža.

[4] Villaggio della Cecenia centro-occidentale.

[5] Letteralmente “unto dello stesso olio”.



http://matteobloggato.blogspot.com/2010/02/unaltra-pagina-dellorrore-infinito.html

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