22 settembre 2008

A proposito di Russia e Georgia (IV)

Guarda che granturco

La nostra corrispondente speciale ha replicato il percorso di un missile balistico dal Caucaso del nord alla Transcaucasia e ne ha trovato dei pezzi nel campo di un contadino

In seguito alla guerra di cinque giorni [1] e ad uno sciacallaggio massiccio alcune decine di migliaia di profughi georgiani hanno lasciato il territorio dell’Ossezia del Sud. Di fatto, in Ossezia del Sud hanno permesso di vivere ai georgiani solo nei villaggi lontani da Tskhinvali al confine amministrativo con la Georgia.

6 settembre. Noi – russi e osseti, giornalisti e attivisti per i diritti umani, – siamo partiti da Dzhavi in direzione del confine con la Georgia dell’ovest per cercare i georgiani rimasti.

La strada passava per la catena montuosa di Trialeti, che divide la Georgia dell’Ovest da quella dell’est. Lo spartiacque corre ad un’altitudine di due chilometri: dalla parte orientale della catena montuosa i fiumi scorrono verso il Mar Caspio, da quella occidentale verso il Mar Nero. Per la maggior parte della strada abbiamo osservato lavori di costruzione in piena attività per la posa in opera del gasdotto di un ramo del gasdotto Alagir-Dzuarikau-Tskhinvali [2] della lunghezza di 168 km. La costruzione della tubatura, considerata un oggetto strategico, viene difesa da soldati russi. Non da uomini delle forze di pace.

Per strade abbiamo attraversato una grande quantità di villaggi osseti in abbandono e quasi svuotati. Nel villaggio di Khemulta l’edificio a cinque piani della scuola è stato distrutto dal terribile terremoto del 1991 e si è coperto di erbacce.

Dopo essere scesi per una strada montana tortuosa e danneggiata nella gola di Lesegonskoe e aver attraversato un fiumiciattolo sconosciuto, ci siamo fermati presso un ponticello di blocchi di cemento armato distrutto da non molto tempo. Intorno cera una distesa di bossoli di armi automatiche. Il giorno 9 [3] le truppe georgiane erano giunte dalla Georgia dell’ovest e avevano attaccato Dzhava [4] da qui. Uomini di milizie irregolari hanno fatto saltare in aria il ponte e i georgiani sono tornati indietro. In seguito un bulldozer ha spianato le rive del fiume e attraverso un guado improvvisato ha potuto passare solo una delle nostre macchine – una Niva. La Volkswagen Golf è rimasta sulla riva.

Come abbiamo trovato il razzo

Dopo aver attraversato il fiumiciattolo, ci siamo addentrati nella gola e ben presto abbiamo visto Emzari Dekanoidze, abitante del villaggio a popolazione mista georgiano-osseta di Sinaguri. L’abbiamo fatto salire in macchina, rallegrandoci molto del primo georgiano incontrato. Ci siamo messi a fargli molte domande su come il suo villaggio ed egli in persona avessero vissuto la guerra di cinque giorni. “Nessuno ha sofferto, – ha risposto. – A parte il mio campo di granturco!” Due settimane fa ha scoperto là un missile enorme.

Emzari allarga le braccia, cercando di mostrare quanto è grande il missile. Al momento ridiamo, ma andiamo a vedere il missile. Il campo di granturco si trova proprio davanti a un posto di blocco delle forze di pace ossete. Ci accolgono: le persone bene, i cani male. Un cane morde ad una gamba il nostro autista.
Ma nel granturco giace davvero un grande missile senza la testata con le alette. Accanto c’è una buca profonda mezzo metro, nella quale – lo spiega Saša Čerkasov di “Memorial” [5] – si vede chiaramente il timone della parte mobile del razzo. Il numero di serie non è visibile, ma a rivoltare un peso del genere non proviamo neanche. L’esperto (ha lavorato molto in diverse guerre) Čerkasov è certo che questo è un missile tattico “terra-terra”. E’ il cosiddetto “Točka-U” [6], l’impiego del quale nel corso della guerra di cinque giorni è stato negato dal vice capo dello Stato Maggiore del Ministero della Difesa della Federazione Russa Anatolij Nogovicyn.

Čerkasov racconta che proprio con razzi del genere il 21 ottobre 1999 furono bombardati obbiettivi civili della città di Groznyj: il mercato centrale, l’unico reparto maternità funzionante in quel momento in città, l’ufficio postale centrale e la moschea della borgata di Kalinin. Allora missili con testate cariche di bombe a grappolo furono lanciati dal poligono “Tarskoe” della 58.a armata, che si trova nei dintorni di Vladikavakaz [7]. Morirono immediatamente 140 persone (tra cui 13 puerpere e 15 lattanti della maternità). Più di 200 persone rimasero ferite.

Cosa sia successo alla parte armata del “nostro” missile, che giace nel campo di granturco di Emzari, non si sa. La cosa più probabile è che sia esplosa sul territorio della Georgia dell’ovest, il cui confine è a solo sette chilometri da Sinaguri.

La cosa interessante è che con molte probabilità si può supporre da dove questo “Točka-U” sia stato lanciato. L’11 agosto, quando degli armamenti sono stati fatti passare attraverso il tunnel di Roki [8] della Transkam [9], Tat’jana Lokšina (Нuman Rights Watch) ha visto una rampa di lancio per missili sotto un’enorme copertura nel posto di blocco di confine di Nižnij Zaramag in Ossezia del Nord. (Attraverso il tunnel sono passati anche i nostri “Uragan” [10] – lanciarazzi, in confronto ai quali i “Grad” [11] sembrano giocattoli.) A un certo punto, in modo del tutto inaspettato da giù, dalla gola, dal lato sinistro della strada un missile si è alzato in una colonna di fiamme. Volava con un fischio prolungato e al contempo con un suono basso e indistinto, che procurava dolore fisico. Il missile si è alzato in alto e ha virato da qualche parte verso sud, oltre la catena montuosa, verso la Georgia. Alla domanda: “Cos’era?” – i soldati, che avevano sistemato la base di lancio rotta dell’“Uragan”, risposero alla Lokšina: “Un Točka-U”…

I militari mi hanno spiegato che proprio così (con un fischio e una vibrazione sonora a bassa frequenza) vola il “Točka-U”. E in generale questi missili sono destinati a colpire con precisione grandi obbiettivi.
Il corpo del nostro “Točka-U” ha colpito con precisione il granturco di un contadino. Dove sia caduta la testata potrà chiarirlo solo la Georgia. Emzari ha raccontato anche che ha subito chiamato in aiuto gli uomini delle forze di pace ossete. Questi hanno chiamato gli artificieri russi, infatti i nostri reparti del genio solcano l’Ossezia del Sud. Gli artificieri sono arrivati, hanno osservato il corpo del missile, hanno detto che i “resti” ferrosi non rappresentano un pericolo e se ne sono andati.

Emzari ci ha chiesto con lamenti di portar via con noi questo aggeggio. Ma portar via centinaia di chili di rottami di missile per una strada del genere è ben difficile senza l’aiuto degli “Ural” [12].

Abbiamo fotografato il missile da tutti gli scorci possibili. Gli uomini delle forze di pace ossete hanno chiesto che li fotografassimo a cavallo del “Točka-U”. Dopo siamo tornati a Dzhava. Emzari ci ha raccontato che i georgiani del posto convivono ottimamente con gli osseti. Certo, era politicamente corretto allestremo. D’altra parte, in questa gola dalla vegetazione lussureggiante, quasi subtropicale e dagli alti monti della guerra ricordano solo questo missile nel granturco e un ponte distrutto sul fiumiciattolo.

Testualmente

Di impiegare l’apparato missilistico operativo-tattico “Točka-U” nella zona del conflitto georgiano non c’è alcuna necessità, ha dichiarato il vice capo dello Stato Maggiore della Federazione Russa Anatolij Nogovicyn.

“Questo apparato fa parte dell’armamentario delle forze di terra della Federazione Russa, questo apparato non è nuovo, è stato fatto abbastanza proprio dalle nostre forze, viene utilizzato contro grandi obbiettivi e di trasportarlo là (nella zona del conflitto tra Georgia e Ossezia del Sud) non c’è alcuna necessità”, – ha dichiarato A. Nogovicyn durante una conferenza stampa tenuta a Mosca lunedì.

Elena Milašina

10.09.2008, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2008/67/00.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Si allude alla “guerra dei sei giorni”. Non so se l’espressione è già in voga…

[2] La città di Alagir e il villaggio di Dzuarikau si trovano nell’Ossezia del Nord, nel territorio della Federazione Russa.

[3] Agosto.

[4] Sic. Ed è scritto così anche in seguito…

[5] “Memoriale”, associazione nata per onorare la memoria delle vittime delle repressioni sovietiche e adesso molto attiva nella difesa dei diritti umani.

[6] “Punto-U”.

[7] Capitale dell’Ossezia del Nord.

[8] Tunnel tra l’Ossezia del Nord e l’Ossezia del Sud.

[9] TRANSKavkazskaja AvtoMagistral’ (Autostrada Transcaucasica).

[10] “Uragano”.

[11] “Grandine”, potenti lanciarazzi di fabbricazione sovietica.

[12] “Urali”, marca di camion.


http://matteobloggato.blogspot.com/2008/09/missili-nel-

granturco.html

Nessun commento: