22 settembre 2008

A proposito di Kadyrov (X)

Chi ha sparato a Ramzan Kadyrov


Un attentato di cui è proibito parlare

La scorsa settimana le agenzie di stampa “Regnum” [1] e “Kavkazskij uzel” [2] hanno parlato di un attentato a Ramzan Kadyrov. Le autorità cecene hanno subito smentito categoricamente la clamorosa notizia. L’addetto stampa del presidente della Cecenia Lema Gudaev ha dichiarato che quando ci sarebbe stato il presunto attentato Kadyrov era a Jaroslavl’ [3] alla partita del Terek [4]. E lo stesso Ramzan Kadyrov si è espresso ancor più duramente: “Queste fantasie provocatorie sono generate dagli ideologi degli estremisti e dai loro reggicoda”, – il che, tradotto dal ceceno, significa: lasciate perdere, risolviamo la faccenda da soli.

In mancanza di informazioni verificate le voci sull’attentato, come succede di solito in Cecenia, si sono moltiplicate. E Kadyrov non potrà smentire nulla, perché non confermerà nulla. Alcuni hanno detto che a Kadyrov hanno attentato in casa giovedì. Altri che questo è successo allo stadio a Gudermes [5] lunedì. Il sito “Kavkazcentr” [6], si capisce, ha unito le versioni e ha dichiarato che ci sono stati due falliti attentati a Kadyrov. Dopo qualche tempo erano già diventati tre e, evidentemente, in un prossimo futuro sulle pagine di “Kavkazcentr” gli attentati a Kadyrov si compiranno quasi ogni giorno.

МК” [7] ha deciso di non distaccarsi dal “Kavakazcentr” e ha pubblicato una storia veramente terrificante su come a Kadyrov abbiano portato un messaggio da parte del “capo dei militanti” Doku Umarov [8]. Nel messaggio sarebbe stato scritto che Kadyrov non avrebbe potuto sentirsi al sicuro neanche a casa sua e che avrebbe avuto conferma di questo se fosse andato al bagno, dove avrebbe trovato due proiettili nel posto indicato da Doku. Kadyrov sarebbe andato in bagno, avrebbe trovato i proiettili, sarebbe tornato, avrebbe messo in riga le proprie guardie del corpo e avrebbe preso ad insultarli in modo tale che uno di loro non avrebbe retto e avrebbe fatto fuoco. Questa storia ha tutti gli elementi necessari agli uomini delle forze armate che odiano Kadyrov: essa mostra che Kadyrov non controlla né la Cecenia né se stesso… C’è solo un piccolo difetto: è difficile pensare una “versione” del genere…

Cos’è successo veramente? E’ molto difficile dirlo, perché tutti quelli che sanno la verità tacciono; ma già il loro silenzio testimonia, come Kadyrov controlli bene la Cecenia e quanta più paura ispiri rispetto agli uomini delle forze federali. Tuttavia questa è la Cecenia; in Cecenia la gente non sparisce senza che nessuno lo noti – non succede che in Cecenia uccidano qualcuno e questo non si sappia. Non è Novogireevo [9], sapete.

E’ probabile che quello che è avvenuto non sia comunque un attentato, ma piuttosto una banalità. Bisogna ricordare che in Cecenia ci sono usanze tali che portare una Stečkin [10] in presenza di Kadyrov è un privilegio inalienabile delle persone a lui più vicine. E’ un po’ come era per un cortigiano portare la spada in presenza del re di Francia. Secondo le informazioni più verosimili Kadyrov stava parlando su toni alti con il nipote di un uomo delle forze armate tra i più vicini a lui. Se avesse mandato a quel paese un generale russo, questi sarebbe andato all’indirizzo indicato. Ma Kadyrov ci ha mandato un giovane ceceno ed è cominciata una sparatoria. In questa situazione lo zio ha fatto scudo a Kadyrov con il suo corpo per difenderlo dal nipote.

Alcuni affermano perfino che Kadyrov sia rimasto ferito, si vede, dicono, che zoppica leggermente e che ha una spalla troppo immobile. Allora il viaggio a Jaroslavl’ per la partita del Terek è stata come la comparsa del primo console Bonaparte all’opera di Parigi subito dopo l’esplosione della “macchina infernale” [11]: un’evidente dimostrazione di spavalderia. E’ comprensibile anche perché sulle voci sull’attentato sia stato posto un divieto severissimo – questa storia fa parte in tutto della serie di Druon sui re maledetti [12]. Non solo agli uomini delle forze federali, ma anche a quelli dei villaggi vicini chiedono di non immischiarsi: l’“indagine” è già conclusa, la condanna emessa ed eseguita.

Tuttavia, a ben vedere, la sparatoria è stata utilizzata anche per fare una purga nella cerchia più vicina al presidente Kadyrov. I testimoni affermano che il 20 luglio a Centoroj [13] dalla cosiddetta base Brat [14] al margine occidentale del villaggio si sentivano grida di persone che venivano torturate. A ben vedere, erano figli e parenti di alti funzionari della repubblica. Tra questi si fanno i nomi del figlio di uno dei grandi funzionari agrari, del fratello del capo di uno dei ROVD [15] provinciali con i suoi due figli e di altre persone, i cognomi delle quali sono noti alla redazione, ma fare i quali sarebbe scorretto.

Diverse fonti riportano un numero di giustiziati pari a 6 e oltre, ma qui bisogna considerare che le voci, sia per ignoranza sia per cattiva disposizione sono le più atroci, ma la realtà in Cecenia a volte è più atroce delle voci. In ogni caso pare che non si tratti solo di un giovane ceceno impaziente.

La Cecenia si è scontrata con il problema più terribile – il problema dell’età.

Prendete un ceceno sui 40 anni. Ha combattuto o ha visto la guerra. Ha visto gli uomini delle forze federali legare suo padre a un BTR [16], uccidere e ricattare durante le “operazioni di pulizia” [17], ha visto il cadavere di sua moglie… Tuttavia ha visto anche altro – la totale anarchia come nel ‘97, guardie che ogni cento metri rapinavano i passanti in nome di Allah, teste tagliate in prima serata in televisione, il raid di Basaev in Daghestan [18], che era, essenzialmente, il tradimento del proprio popolo e il tentativo di far tornare la Cecenia in stato di guerra, perché per Basaev la guerra era meglio della pace. Una persona così ha visto troppo per credere a qualcuno. Gli si può spiegare che Kadyrov ha fatto in modo che in Cecenia ci fossero i soldi russi e non i carri armati russi, – ma che vogliono i militanti: che di nuovo scompaiano i soldi e di nuovo tornino i carri armati? E’ difficile che sia contento che Kadyrov abbia tolto la libertà alla Cecenia, ma è costretto, anche se con una stretta al cuore, a riconoscere, che ha ridato alla Cecenia la vita.

Ma prendete un ragazzo sui 15 anni – l’età in cui, secondo l’adat [19] un ragazzo è ritenuto maggiorenne. E’ cresciuto in un tempo in cui non c’era scuola e la risposta alla domanda: “Chi prendere a modello?” era univoca: “Basaev”. Questo ragazzo odia i russi per il sangue e la sporcizia, vuole uccidere il “suo” sbirro e morire per Allah. A 15 anni è impossibile spiegargli, che la strada della canna del fucile automatico non porta in paradiso, che porta ad un mucchio di merda [20] in mezzo a un mare di sangue. E la cosa più terribile è che se si potesse spiegare questo a un ragazzo di 15 anni, questo ragazzo diventerebbe uno straccio e non un uomo.

Uccidere questi adolescenti significa uccidere la futura elite della nazione. Risparmiarli significa aumentare il numero di militanti. E’ un circolo vizioso, che Kadyrov adesso cerca di spezzare con metodi oltremodo duri. Propongono ai genitori di togliere i loro figli dai boschi e introducono il principio della responsabilità collettiva, motivando con il fatto che in Cecenia il padre sa sempre dove fugge il figlio. Da qualche tempo hanno iniziato a bruciare le case.

Non molto tempo fa, durante uno di questi incontri nel ROVD del quartiere Staropromyslovskij [21], i parenti di Aslan Chasbulatov, fuggito tra i monti, sono insorti dicendo che misure profilattiche del genere sono illegali. I poliziotti gli hanno risposto che vivono secondo le regole dell’adat. Questo è il dilemma dell’attuale Cecenia: i militanti vogliono vivere secondo la sharia, nel ROVD del quartiere Staropromyslovskij vivono secondo le regole dell’adat, alla legge russa che si incarna nel tribunale Basmannyj [22] e del capitano Ul’man [23] chiedono di non preoccuparsi.

Julija Latynina [24]
osservatrice della “Novaja gazeta”

07.08.2008, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2008/57/12.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Agenzia di stampa russa.

[2] “Nodo caucasico”, giornale elettronico che fa capo all’associazione Memorial (Memoriale), nata per difendere la memoria delle vittime delle repressioni sovietiche e tuttora attiva nella difesa dei diritti umani nella Russia putiniana.

[3] Città della Russia centro-settentrionale.

[4] Squadra calcistica di Groznyj, di proprietà di Ramzan Kadyrov e da questi sostenuta anche come immagine della “normalizzazione” della Cecenia.

[5] Città della Cecenia nei pressi della capitale Groznyj.

[6] “Caucaso-centro”, sito degli indipendentisti ceceni.

[7] Moskovskij Komsomolec (“Il membro del Komsomol di Mosca”), un tempo organo della sezione moscovita del Komsomol, l’organizzazione giovanile comunista, adesso giornale noto per i suoi toni forti, quasi scandalistici.

[8] Ultimo presidente dell’autoproclamata repubblica indipendente di Cecenia, in seguito rinnegato dall’ala politica del movimento indipendentista per essersi proclamato “emiro del Caucaso”.

[9] Quartiere periferico di Mosca, città in cui Kadyrov regola i propri conti senza alcun problema…

[10] Tipo di pistola russa.

[11] L’ordigno che avrebbe dovuto ucciderlo il 24 dicembre 1800 e che invece uccise molti passanti innocenti.

[12] “I re maledetti” è una saga dello scrittore e politico francese Maurice Druon sugli intrighi alla corte di Francia.

[13] Villaggio natale e quartier generale di Kadyrov.

[14] “Fratello”.

[15] Rajonnyj Otdel Vnutrennich Del (Sezione Provinciale degli Affari Interni), cioè la sede provinciale della polizia.

[16] Mezzo blindato russo.

[17] Le začistki (letteralmente “ripuliture”) sono operazioni di rastrellamento durante le quali moltissime persone sono sparite per sempre e altre hanno dovuto pagare per non essere uccisi o maltrattati.

[18] L’attacco di Basaev con i suoi uomini contro il Daghestan nel 1999 per costituire un grande stato islamico caucasico e che fu uno dei motivi scatenanti della “seconda guerra cecena”.

[19] L’insieme delle consuetudini che regolano la vita dei ceceni (il corsivo è mio).

[20] Sic.

[21] Quartiere di Groznyj.

[22] Il tribunale del quartiere Basmannyj di Mosca, dove sono stati celebrati processi come quello al petroliere Chodorkovskij è diventato l’emblema di una giustizia al servizio del potere politico.

[23] Il capitano Ul’man, responsabile di una strage di civili ceceni, fu scarcerato durante il processo contro di lui e fuggì prima della sentenza.

[24] Importante giornalista e scrittrice russa.


http://matteobloggato.blogspot.com/2008/09/intanto-nella

-cecenia-normalizzata-di.html


2 commenti:

Anonimo ha detto...

good start

Matteo Mazzoni ha detto...

@Anonimo: ?