| – Come    L'hanno licenziata? Nella sezione dei quadri del Cremlino? –  Ma non mi hanno    neanche licenziato. Finora non c'è neanche una  registrazione nel    libretto di lavoro. E dal posto di Segretario  Generale del CC del    PCUS non sono stato licenziato. Ho cessato il mio  lavoro. E l'ho    dichiarato. Sono stato obbligato a rompere i miei  rapporti con il    vertice del PCUS. La maggior parte dei    segretari dei comitati regionali del partito sosteneva il colpo di    stato del GKČP [2].    Per via del GKČP  molte    persone oneste tra 18 milioni di comunisti si sono trovate in  una    situazione morale gravissima. El'cin mi rimproverò una volta: che     cose ha fatto la Sua gente, ha creato pure il GKČP.     E adesso, probabilmente, è già chiaro a tutti: mi sono sforzato    e  ho trattenuto queste forze finché non hanno elaborato nuove    leggi,  finché non ci sono state libere elezioni. Ma ripeto, ho    rotto i  rapporti con il vertice del partito. E poi con l'attuale    partito  comunista non si possono avere rapporti! Gli attuali    “comunisti”  pongono aspramente le questioni, ma ad esse non    seguono mai passi  decisivi. La lealtà delle loro azioni,    evidentemente, conviene al  potere. – Ma    pure i comunisti difficilmente vogliono vederLa tra loro. Ricordo    le parole di E.K. Ligačëv    [3]:    “Ma dove mai lo (Gorbačëv)    abbiamo lasciato scappare? Ma egli sta sulla piattaforma della    socialdemocrazia!” Questo era il terrore dei comunisti? –  Andiamo per    ordine. Un partito o un movimento socialdemocratico ci  sono    estremamente indispensabili, come in tutti i paesi europei, per     difendere la gente anche sotto il capitalismo “digitale”. – Il    KPRF [4]    svolge questa funzione? – Il KPRF non    compensa la mancanza della socialdemocrazia, ma intorbida la    storia. – E    allora Lei? Perché non crea un suo partito? Gliel'hanno proibito?    Chi? – Sì. Io e molti    miei amici avevamo questa intenzione – creare un partito. Quando    questo fu reso noto a Surkov [5],    questi mi chiese: “A che Le serve tutto questo? Non registreremo    comunque il Suo partito”. – E    Lei? –  Risposi: creeremo    un movimento. E lo creammo. Ma un movimento non è  proprio un    partito. Non partecipa alle elezioni… Bisogna avere un  partito    socialdemocratico indipendente dal potere. La classe  dominante    mostra a tutti noi la bruttura della sua anima. Sono ricchi  e    dissoluti. Il loro ideale è qualcosa del genere Abramovič.    Io disprezzo questo ideale. Perciò la ricchezza dissoluta è    anche vergognosa. E' vergognosa per noi e per il paese. – Vergognosa?    Non è forse che al paese non importa niente? I ricchi si    arricchiscono, i poveri tacciono. – La superpazienza    finirà. La saldatura tra i ladri e chi li copre è già    impossibile. Presto il popolo farà di “Dubinuška”    [6] un inno… Venediktov1    (a parte): E Baskov [7]    canterà. –  Ridi pure,    Aleksej… Ridi. Oltre alle tariffe vogliono ridurre a  niente    anche l'istruzione, renderla a pagamento. Ma perfino dopo la     guerra era gratuita. Ad essa andava il 7% del PIL. Il popolo non è     una forza lavoro a basso costo. Esso lo ha già capito. Su    El'cin e cose personali – Due     giubilei in un mese. A febbraio ricorrevano gli 80 anni di B.N.     El'cin. Il 2 marzo 80 anni per Lei. I vostri rapporti sono     estremamente complicati. –  Ma non si tratta    di rapporti, niente si riduce a lui e non c'è odio.  Andai a dare    l'estremo saluto a El'cin. So che molti hanno decifrato  la CSI    come “Un Modo per Far Dispetto a Gorbačëv”.    Io per quanto mi riguarda, credimi, non mi uccido. Ma ecco che su    Gorbačëv in qualche modo    hanno avuto la meglio,  ma non hanno avuto la meglio sulla    CSI… Non hanno creato niente.  Ecco l'essenziale. E il resto –    adesso sono già… minuzie. – Cioè    Lei non ha rimostranze sul monumento? – Ma che lo    facciano cinque metri più alto! Sulla    perestrojka – Ecco     la domanda comune e principale: perché la gente sostenne con     entusiasmo la perestrojka nel 1985, ma scontratasi con gli    scaffali  vuoti, maledisse in maggioranza tutti i valori non    rafforzati dal  salame? E ora alcuni la maledicono… –  Menzogna. La    menzogna preferita della televisione di Stato. 10 anni  fa la    sociologia mostrò: il 40% delle persone riteneva che meritasse     portare avanti la perestrojka e il 45% che non meritasse. Ora  già più del 50%    ritiene che fosse indispensabile. Bisogna porre  correttamente le    domande articolate. Per esempio: meritava andarsene     dall'Afghanistan? – Lo    so, ero là, meritava. E la gente cosa dice? – Il 90% che    meritava. Anche della libertà religiosa il 90% dice – meritava! Venediktov:    Io le darei quell'Ordine dell'Insegna Rossa del Lavoro alle    macchine agricole per la legge sulla stampa. – Grazie a te,    Aleksej. E anche la libertà di andare all'estero adesso al 90% -    “a favore, sostengo”! – Cosa    ancora? –  Non lo sapete da    soli? Ma le libere elezioni, che sono comparse  durante la    perestrojka, adesso tutto il paese le aspetta di nuovo con     impazienza e sostiene nel suo complesso che sono comparse per la     prima volta nel paese al tempo della perestrojka. Così fu. Ci     riuscimmo. Ora si sforzano di dimenticare cosa fu fatto.    Riconducono  la perestrojka alle nostre disgrazie, agli scaffali    vuoti, ma ecco  che allora si è anche prodotto ciò che usiamo,    andando in chiesa,  comprando visti, andando in Internet e    comprando giornali. – Leggendo    Solženicyn,    Nabokov, Rybakov [9]    e Dombrovskij [10],    Brodskij, Dovlatov [11],    Genis [12]    e Pomeranc [13],    Mamardašvili    [14]… –  Beh, basta, non    hai neanche ricordato tutto. Anche i film, i libri,  la fede. E al    mondo abbiamo restituito la Russia e alla Russia il  mondo. Ho    dimenticato di aggiungere: abbiamo evitato la catastrofe  della    guerra nucleare. Ora, ripeto, questo non si ricorda     particolarmente. Adesso è la storia stessa che ha fatto ciò che     abbiamo ottenuto, qualcosa che esiste di per se.  – Ne    soffre? –  Per niente. Una    volta Margaret Thatcher disse, quando con cinque  presidenti    dovevamo intervenire a un forum, la faccenda si  trascinava,    Margaret si innervosiva, lo notai [15].    In risposta sentii da lei: “Presidente Gorbačëv,    ho capito da tempo che lei è una persona senza nervosismo”.    Cosicché non mi innervosisco. – Ma     si può non crederci? Putin e Medvedev non La toccano, mostrano     (con, penso, diverso grado di sincerità) buona disposizione, ma    tutta  la televisione che è controllata dallo Stato, La “fa    secca”  praticamente ogni sabato e domenica. – Ma quasi tutti i    giorni. – Ma    come spiega tale attenzione? – Con la situazione    interna. – Ma    in cosa consiste? – Ma nel fatto che    di Gorbačëv è la libertà,     la democrazia, è un sistema che include in se un parlamento     funzionante, il pluralismo delle opinioni, il pluralismo della     proprietà. Sono istituti, sono strumenti.      Ha  avviato un    programma giusto Putin? Sì. Sinceramente parla di  modernizzazione    Medvedev? Sì! Ma come? Con quali forze? Perché non  va? Perché    hanno bloccato i progetti nazionali? Buoni, ottimi  progetti! Ma li    hanno bloccati. – E    perché? –  Accumulo di    capitali, soldi – è giusto. Ma senza capitale umano,  senza    accumuli di motivazioni degli intellettuali, senza lo sviluppo  di    un sistema che garantisca l'accesso paritario delle persone alla     vita della società, sarà un fallimento. Significa che parliamo    di  nuovo di elezioni corrette. Di quelle corrette e non di quelle    in cui  ci si mette le mani nei capelli per i brogli. Peggio di    tutto è che  la società perde l'abitudine a una lotta corretta    alle elezioni, essa  sa che comunque frodano nei conti, hanno rotto    la società, essa si è  rappacificata con la falsità. Ma non sarà    a lungo così, lo so. Poco  tempo fa Dmitrij    Medvedev ha criticato la glasnost', non mi metterò a  trasformare    questo in un'aspra polemica. Ma è una divergenza nei  principi sui    rapporti con la società.      Se  non ci sarà    libertà di parola – STRISCEREMO molto a lungo sulla  rotta del    transito democratico. Ma bisogna capire: la vita buona  della gente    è legata alla democrazia, in cui c'è il controllo sul  potere e    non all'autoritarismo, che controlla la gente e le sue  libertà. – Lei     parla di “strisciare verso la democrazia”. Vi assicuro: non    tutti  strisceranno fino a là. O così: non tutti strisceranno o    vorranno  strisciare fino a là. Perché soffrire e umiliarsi?    1250000 persone (o  più) se ne sono andate dalla Russia. Non i    peggiori. La classe  media. Non per il salame e i jeans, ma per    l'“aria” – la libertà, la  sicurezza, l'aspirazione a vivere    fuori dalla corruzione. Questo è  paragonabile alla quantità di    persone che se ne andarono negli anni  1917-1918… – Sì? – Sì.     Se ne va non l' “élite dissoluta” (secondo la Sua    espressione),  ma la classe media responsabile. Una sorta di “Fuga    2” [16]…    Come fermarla? E bisogna farlo? Forse va benedetta? –  Io non me ne    andrò. Scherzo per scherzo –  “non ve la aspettate”.     Seriamente la dico così: io penso che una persona che lascia la     Patria… per di più con la famiglia… – basta. Non ci sarà    felicità,  non ci sarà mai piena felicità. Così toccherà    soffrire fino alla fine  della vita perché tutto è rimasto là da    qualche parte. Penso anche così: se    faremo rinascere un progetto democratico, non solo non se ne    andranno, ma cominceranno a tornare. – Ma    a quali condizioni? –  Quella di non    accettare di puntare sullo zar, sul premier, sul  comando manuale.    Ma il popolo non è comandabile nella sua parte  attiva. E'    accettabile considerare la gente e non solo il potere, ma  il paese    e farlo sviluppare. Venediktov:     E il comando manuale del Segretario Generale? Lei non ha forse     usato il comando manuale? Non puntavano anche i democratici     personalmente sul Segretario Generale? – Puntavano,    puntavano. Venediktov:     Cioè era così: come il Segretario Generale decide, così sarà    (se  ci sarà la democrazia, per esempio, o non ci sarà). E    potrebbe essere  così in eterno… –  Quella era la    dittatura del partito e dei suoi quadri. Per me questo  era    diventato impossibile… E' impossibile la politica che propongono     ora: rigettare tutto in difesa del potere personale per tenerlo     nelle proprie mani. Venediktov:    Non giudichi come un comunista. I comunisti non hanno ceduto il    potere. E Medvedev, tra l'altro, non era comunista. – Non lo era? E    Putin? – Putin    lo era. M.S.    [17]:     Adesso parliamo seriamente. Il potere non deve, non ha diritto di     spendere tutte le sue forze, il popolo, le risorse del paese per     mantenersi. La questione principale è la vita interna del paese.     Questo è un supercompito. Come vive il paese. E grazie a Dio    nella  società, tra l'intellighenzia, nel mondo degli affari,    nella stampa  questo concetto c'è e arriva già a tutti. Io vedo:    sia il presidente,  sia Vladimir Vladimirovič     si sforzano, entrambi si sforzano, ma nel paese è sempre più     forte l'odore di imitazione. C'è bisogno di passi reali, fatti    reali,  cose originali e invece di questo hanno risteso fino    all'assurdo le  leggi elettorali. Beh, come in seconda elementare:    il ragazzo sega le  gambette della seggiola perché siano più    stabili, ma la seggiola  cade. “Ah, ho sbagliato un pochino”.    Di conseguenza hanno inventato  una cosa e ne è risultata tutta    un'altra. E nel paese? La cosa  principale che “hanno segato” –    è l'elettività! Solo questa rinnova,  conserva, crea. Hanno    liquidato tutto: le elezioni dei capi delle  regioni, le elezioni    su base maggioritaria. E' stabilità questa? O  conservazione del    potere personale? – Ma    Lei poi che ne pensa? –  …E che fanno    con i partiti? Li tirano fuori dal taschino? Ma enormi  masse di    persone, le forze delle persone sono messe da una parte. Le     rifiutano, le spingono fuori dalla politica, dalla vita sociale. I     partiti tascabili per sopravvivere si fanno amici tra loro,     indignandosi in pubblico. C'è un serio articolo di Leonid Mlečin    [18]  sulla “Novaja    gazeta” – per il potere i comunisti hanno civettato  con i    nazisti per mettere da parte i socialdemocratici. E hanno  aperto    la strada a Hitler. Ecco che anche ora alcuni civettano con i     nazionalisti, cercando di tirarli dalla propria parte. Prima    hanno ottenuto (volgarità)    che gli uni sono NOSTRI [19]    e gli altri in generale non sono di nessuno e    adesso arruolano sostenitori su base nazionale. Ma  noi ci siamo    sempre formati come paesi multietnico e  pluriconfessionale con    pari condizioni per tutti. Per centinaia di  anni abbiamo fatto la    strada di un paese per tutti e non di “Mosca  per i moscoviti”    o “La Russia per i russi”. In  generale sono    orgoglioso di appartenere alla parte slava, russa del  nostro    popolo. Ma questa è anche una colossale responsabilità per gli     altri! Non bisogna togliersela di dosso, ma prenderla su di se.     Provo una seria inquietudine perché ci spingono al nazionalismo.     Talvolta si può anche fare un inventario storico di tutti quelli    che  hanno civettato con i nazionalisti. Sono finiti tutti molto    male.  Ricordo il pensiero di Mlečin:     in Germania negli anni '30 del secolo scorso i comunisti si     unirono ai nazisti per lottare contro la socialdemocrazia. E dove     sono quei comunisti? In quali forni? Sul    patriottismo, il giubileo e Internet – Ecco    cosa sarà una storia per i nazionalisti: il festeggiamento del    giubileo di Gorbačëv    nella Albert Hall di Londra. –  Il 2 marzo    festeggeremo il giubileo a Mosca e il 30 marzo a Londra –  una    manifestazione benefica per sostenere il Centro per la cura  della    leucemia infantile R.M. Gorbačëva    [20]. – Io     La vedo spesso al lavoro in Internet. Lei condivide il punto di     vista, secondo cui in Rete la gente si distacca dallo stato,     costruisce le proprie comunità e che in Russia con la crescita    del  numero di utenti fino a 70 milioni diventerà impossibile    qualunque  dittatura? – Prendi  un    provider per la barbetta, strappi più forte – e non c'è più     Internet. E ci siamo arrivati. Certo, i tentativi di controllare    la  Rete già ci sono: ecco che qualsiasi “troll” cerca di    intorbidare  ogni questione. E non di meno la televisione di Stato    per rapidità e  completezza di informazione ha perso nei confronti    di Internet . (La nostra    conversazione si è svolta prima dell'atto terroristico di    Domodedovo,  quando tutti i    canali della televisione di Stato hanno mostrato  serial e talk    show e solo Internet ha dato informazioni  dall'aeroporto.) Sui    guadagni – Come    ha speso il premio Nobel? Per la Fondazione? – Non l'ho neanche    visto. – ?!   – Mi comunicarono:    è stato conferito. Chiesi di preparare la  decisione –    distribuire questi soldi. Nei distretti che hanno  sofferto per    Černobyl' hanno costruito sei    cliniche. Li hanno mandati anche in Kazakistan, in aiuto    all'Aral che si sta prosciugando. Ecco tutto il premio. – E    ora come guadagna per la Fondazione? – Con le lezioni. – Dicono    che c'è il primo sestetto di premier e presidenti, le cui lezioni    sono le più pagate. – C'è. Ci sono    conferenzieri per cui c'è grande richiesta. – Bush    senior… Gorbačëv…    Clinton, Thatcher? – E Helmut. Helmut    Kohl. E adesso anche Tony Blair. – Come    si svolge questo? –  Esistono centri    per l'organizzazione di questi incontri. Il pubblico  va da 5 a 15    mila persone. Inoltre invitano le grandi corporazioni.  Io    intervengo continuamente – la Fondazione ha bisogno di vivere,     di sviluppare i programmi. Beh, pago anche le tasse. – Qui? – Certo, solo in    Russia. Su    cose del tutto personali e non da festa – Raisa    Maksimovna bruciò le Sue lettere? E' vero? – Le bruciò.  – Tutte? –  Sì, cinquantadue    lettere. Che aveva conservato per tutta la vita.  Sono le lettere    della nostra gioventù. Le scrissi dalle trasferte. – Perché    le bruciò? – Era rimasta    scossa da Foros [21].     Dopo Foros, quando ci assediarono nella residenza e i golpisti     decisero di mandare una commissione per confermare che ero     terribilmente malato, ella capì che sarebbero venuti a    storpiarci. In    generale le era diventato insopportabile reggere la nostra vita… Fai  attenzione a    questo, in generale lo sanno pochi: dopo Foros ebbe un  grande    spasmo e presto un micro-ictus. Quando vennero in volo a  prenderci    a Foros, ella era già a letto. Anche in aereo stette  distesa, non    volammo stando sulle poltrone, ma sul fondo. Bevevamo.  Allora non    pensavamo alla salute. Ma poi cominciò…      Non andai neanche in    Piazza della Libertà [22]     quando mi aspettavano. Di questo mi rimproverano già da 20 anni.     Andai con lei. Poi ebbe un'emorragia a entrambi gli occhi. Le si     indebolì nettamente la vista. Inoltre lo stress oltre il limite     continuava… Passava  gran parte    del suo tempo sulla veranda, leggeva giornali. Uno di  quei giorni    dice: non è possibile che nella nostra vita si infilino  degli    estranei. E gettò le lettere nella stufa. Piangeva e gettava.     Anch'io, Dima [23],  mi    arresi proprio. Bruciai 25 libretti dei miei appunti. Non il     diario personale, ma gli appunti di lavoro. Con sfumature,     caratteristiche, piani. Li bruciai, pensando che l'avrei un po'     aiutata con questo… Diciamo addio.    Chiudiamo questo tema. Tace.    Prende i fogli di un suo articolo non finito e per calmarsi legge    ad alta voce: –  “Il secolo è    stato difficile, tragico. Ma non sono d'accordo con  quelli che    dicono che la storia non insegna niente, che l'umanità  ripete    sempre gli stessi errori. Basta paragonare la prima e la  seconda    metà del ХХ secolo. Due guerre mondiali, che hanno desolato     l'Europa e hanno inferto profonde ferite ad altri paesi, sono    state  una delle più grandi catastrofi della storia umana. A    questo è  seguita l'invenzione dell'arma atomica. Se la storia    continuasse  nella logica di prima, la nuova guerra avrebbe potuto    annientare la  nostra civiltà. Ma questo non è accaduto. E anche    se la guerra fredda  ha sottoposto il mondo a una nuova dura prova,    a un rischio  colossale, essa non si è sviluppata in una vera    grande guerra. Ce la  siamo cavata senza un incendio mondiale. La    generazione dei politici  che operavano allora (negli anni '80 –    nota dell'autore) ha accolto  l'appello del tempo e ha potuto porre    fine alla guerra fredda. Tutto  il mondo tirò allora un sospiro di    sollievo, pensando che ciò non  sarebbe mai stato dimenticato.    Quelli che dicono che le lezioni della  storia sono inutili si    sbagliano e chi sta al timone della vita  politica ed economica non    ha semplicemente il diritto di ignorare  queste lezioni. Forse i    leader politici odierni non hanno  semplicemente tempo? (…) Quando  nel 1985    diventai Segretario Generale del CC, nel paese, nel mondo  maturava    l'esigenza di grandi cambiamenti. Ma c'erano anche risorse  del    tutto sufficienti per andare avanti per inerzia per altri 10-15     anni. Avrei potuto,     per dirla con le parole di un poeta, “spadroneggiare a     piacimento”, come hanno fatto molti politici prima di me, come    fanno  anche ora, oggi. Che io e    l'allora  leadership sovietica non siamo andati per questa strada,    lo ritengo  un nostro merito. Anche se rischiammo e lo capimmo,    anche se non  tutto andò come immaginavamo. Sentimmo  nella    società un'enorme, impaziente richiesta di cambiamenti: così  non    si poteva più vivere. L'acuta comprensione di ciò sorse nella     società stessa. “Esigiamo cambiamenti!” – è uno slogan che    risuonava  tra gente di varie convinzioni, appartenente a diversi    strati  sociali”. Si stacca    dal testo: – Ma ecco!    Precisamente così. E aggiunge: – Bisognava    decidersi. E ci decidemmo. 1Alla    conversazione ha partecipato il direttore della stazione radio    “Ėcho    Moskva” [7]    Aleksej Venediktov. Dmitrij    Muratov [24] 15.02.2011, “Novaja gazeta”,    http://www.novayagazeta.ru/data/2011/017/13.html    (traduzione e note di Matteo Mazzoni) |